Mai adottare cuccioli troppo piccoli
Negli articoli precedenti ho diverse volte accennato all’importanza di lasciar crescere i piccoli con la madre e la cucciolata per almeno due mesi. Oggi, invece, sembra ci sia una predilezione ad adottare cuccioli di età molto piccola e non parlo solo di quelli importati, ma spesso anche dei nati in casa. Invece, non si dovrebbero adottare cuccioli con meno di sessanta giorni di vita, a meno che, ovviamente, alla base della nostra scelta non ci sia una questione di vita o di morte per l'animale.
A circa 35 giorni il cucciolo solitamente viene svezzato ed erroneamente si pensa che a tale stadio evolutivo fisico corrisponda un altrettanto sviluppo psicologico. In realtà non è così: a 30-40 giorni il cucciolo ha ormai imparato come soddisfare le sue esigenze impellenti e può dedicarsi anche ad altro, cioè al gioco e alla relazione con gli altri suoi simili e non. Nel secondo mese di vita, infatti, un cucciolo impara, come già qualcuno ha detto, a “fare il cane”, apprende, cioè, tutte le norme del vivere in branco e del vivere gerarchico tipico della sua specie, i sistemi di comunicazione, le regole sociali ed il distacco dalla madre ed impara altresì che intorno a lui esistono esseri viventi diversi (gli uomini) con cui spesso esiste una relazione molto stretta fatta anche questa di regole da rispettare.
Prendere un cucciolo prima dei 60 giorni o peggio ancora prima dei 45 significa rapportarsi con un animale che non ha imparato a riconoscere né i propri consimili né le altre specie intorno a sé. Ciò comporta dover insegnare ad un animale (che non è un bimbo) cosa è lui e cosa siamo noi con un linguaggio incomprensibile al cane. Difatti a 35 giorni un cucciolo non ha avuto ancora un imprinting completo sull’uomo e ciò significa che il piccolo, anche da adulto, non ci riconoscerà né come madre né come membro del suo gruppo sociale, e per questo potrà diventare timido o aggressivo verso le persone.
Non solo, siccome anche la socializzazione con gli altri cani è stata incompleta è possibile che l’animale diventi litigioso perché timoroso dei suoi simili. Il distacco anticipato dalla mamma rende il cucciolo particolarmente timoroso verso tutto ciò che non ha conosciuto nei primi mesi di vita (sindrome da privazione sensoriale) o ancora, priva il piccolo di alcune fondamentali informazioni circa i segnali di controllo e di arresto (che servono a moderare la naturale irruenza di un cucciolo e a sviluppare i giusti meccanismi di autocontrollo ) o di tutti quei segnali corporei che servono a comunicare uno stato d’ansia o intenzioni pacifiche (segnali di pacificazione) importanti per una equilibrata relazione con i propri simili o con noi uomini.
Inoltre, nel secondo mese di vita il cucciolo impara a dosare la forza del morso. Se durante il gioco, infatti, uno dei piccoli esagera con un fratellino la mamma interviene come moderatrice. In questo modo l’associazione reazione di dolore del fratellino e ringhio, musata o presa per il collo della madre resteranno ben impresse nella mente del cucciolo e faranno parte del bagaglio educativo di quel cane per la vita. L’animale, infatti, imparerà a dosare la forza del suo morso e a giocare in modo equilibrato anche con la bocca.
Un altro insegnamento, altrettanto importante, viene comunicato quando un cucciolo tenta di impadronirsi di un oggetto di proprietà altrui, in particolare di un adulto. Solitamente un maschio adulto del branco insegnerà ai cuccioli che non devono avvicinarsi oltre una certa distanza. Da questo gioco il piccolo imparerà ad evitare in futuro risse violente con i suoi consimili soprattutto se di grado gerarchico superiore e a rispettare la “distanza di sicurezza” al di fuori della quale non c’è bisogno di reagire. I cuccioli che non hanno imparato a riconoscere questo limite da adulti diventano animali che abbaiano di continuo anche quando non sono per minacciati, anche quando, per esempio, una persona passeggia tranquillamente a debita distanza dal territorio del cane. In questo caso l’animale non solo non sarà un buon cane da guardia, né tanto meno adatto al lavoro di difesa, ma probabilmente creerà qualche problemino in più con il vicinato e per il continuo latrare e perché talvolta può addirittura mostrarsi aggressivo e mordace verso persone ed animali.
Prendere un cucciolo troppo piccolo comporta anche altri problemi, la cui risoluzione potrebbe richiedere molto tempo e tanta pazienza. Sto parlando del problema pipì e della limitata possibilità di socializzazione di un cucciolo che non può ancora essere sottoposto a vaccinazioni.
Per quanto riguarda il primo problema bisogna saper che un cucciolo di poco più di un mese di vita ha scarse capacità di contenimento delle urine, non è, quindi, ancora in grado di trattenerle nè tantomeno di liberarsene nel posto giusto. L’unica cosa che possiamo fare, aspettando che i tempi diventino maturi perché il cucciolo impari a trattenerla, è portarlo fuori il più spesso possibile, soprattutto dopo i pasti e al risveglio dai sonnellini, mai sgridarlo se gli scappa in posti non consentiti, premiarlo quando la fa fuori e mai pulire quando ci sta guardando, il significato che leggerebbe il cucciolo è: vuole giocare con me, se faccio la pipì mi rivolge più attenzioni.
Per la socializzazione, invece, sia con le persone che con gli altri cani, sarebbe opportuno scegliere un programma vaccinale che permetta al cucciolo di uscire allo “scoperto” il prima possibile e cercare di far incontrare quanto prima il piccolo con animali vaccinati e sani, adulti ed equilibrati di ambo i sessi, soprattutto maschi, in modo che questi possano impartire alcune regole educative che solo un conspecifico può dare al nostro piccolo.
In conclusione, aspettare almeno 2 mesi prima di adottare un cucciolo permette di saltare il periodo più delicato per lo sviluppo di una corretta socializzazione e di una sana impronta della paura e per il passaggio dei più importanti insegnamenti “sociali” per un cane. Se ciò non dovesse essere possibile, è importante sapere che avremo con noi un cane quasi sicuramente problematico dal punto di vista caratteriale. Chiediamo aiuto quanto prima ad un esperto serio e non cerchiamo di sostituirci ai suoi consimili, ma al contrario, guidati da un bravo comportamentalista, lasciamoci aiutare anche da cani adulti equilibrati, saranno degli ottimi educatori, sicuramente migliori di noi.
A cura della dott.ssa Letizia D'Avino Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli