Magnificat
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Rammento che da fanciullo, nella chiesa dei Salesiani a Rimini, domandai a don Rossi – un giovane sacerdote, tollerante e amabile – se avesse mai pensato alla nascita di Gesù come a una sorta di favola sacra, con cui lasciar dolcemente dondolare l’idea di Dio nella mente di noi bambini.
Si sedette su una panca tenendomi in piedi davanti a sé, per avere i suoi occhi nei miei, e la risposta venne quasi la dovesse a se stesso, raccontando con quali parole, in seminario, se l’era cavata di fronte a un’impertinenza pari alla mia, e confidandomi come non riuscisse a immaginare che si potesse aver figli se non da una madre e un padre!
Ma poi, procedendo nei suoi dubbi, e rimettendo il prodigio nei poteri di Dio, tutto via via diventava mirabilmente credibile! Gesù stesso, d’altronde, aveva raccontato che il Padre celeste si era rivolto a una creatura giovane e serena, capace di stupore e mitezza, e ogni cosa era accaduta secondo la volontà di Dio.
Ed ecco che in questo Magnificat Piero Coda si rivolge a Maria in uno stato come di sognante, tenera devozione; è, d’altronde, l’ingresso di Dio nella realtà rivelata da Gesù, ed è un’anima che s’inchina di fronte a quel segno.
In queste pagine sa di doversi misurare con gli strumenti di una fede che sarà fonte di incomparabili stupefazioni: Gesù sulla croce, il grido al Padre da cui si sente abbandonato, l’abbagliante resurrezione, il ricomporsi di tutto nel paradigma supremo dello Spirito, santificato nelle Tre divine identità di chi visse quell’accecante testimonianza.
Dove la narrazione è rivissuta con il linguaggio di una preghiera secolare, incarnata, per dir così, in un animo che oggi, Piero, giustifica il tuo monologo; tanto da doverci chiedere se questo cantico non fosse già una lontana, sottesa interlocuzione con Maria.
Ma non è una semplice rammemorazione, è il ritorno di un testo divenuto materia viva; che da un’acqua quasi immota torna a ruscellare, sospinta da una voce divenuta di natura, cioè terrena e universale, chiedendo di essere riascoltata, tal quale, nel canto di allora, oggi finalmente concluso nella sua raggiunta sacralità.
Sergio Zavoli, Prefazione al volume Magnificat di Piero Coda (Città Nuova 2013)