Magia del Romanticismo
Bisogna dire che a Roma, all’Accademia Santa Cecilia, gli eventi non mancano. Sabato è stata la volta del giovanissimo, 22 anni, pianista inglese Benjamin Grosvenor ad interpretare il funambolico Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Liszt, un pezzo forte del pianismo di sempre. Non ci sono tempi definiti, la musica è un insieme di impressioni, atmosfere, virtuosismi in ben sei tempi in cui il gigantismo sonoro lisztiano , il suo pre-impressionismo timbrico, la fantasia vagano a cercare più che un concerto un “poema sinfonico” per piano e orchestra.
Benjamin scorre le dita magicamente sulla tastiera in uno scintillio leggerissimo, ma è capace di affondare pesantemente le mani quando il testo lo richiede, così che la tavolozza timbrica di Liszt, molto prewagneriana, viene esaltata. L’orchestra diretta da un mago come Kent Nagano accompagna commenta esalta un discorso ininterrotto e conclude nell’estasi sonora il brano, dopo il quale il giovane pianista, saggiamente, non concede bis.
Tocca poi alla compagine ceciliana dare il meglio nella Sinfonia Fantastica di Berlioz, una delle vette dello strapotere delle masse orchestrali a raccontare, in una varietà assoluta di momenti esistenziali, gli “episodi di una vita d’artista”, tra marce, nature, introversioni malinconiche e sabba: insomma, le varie anime del romanticismo allo stato esponenziale. Affascinante, anche perché Nagano si scatena sul podio a sottolineare le dinamiche, i colori e l’orchestra risponde con una precisione rara, come aveva fatto nell’iniziale ouverture dal Tannhauser wagneriano, una “droga” sonora cui è difficile resistere. Questa è la magia del Romanticismo. Si replica l’8 e il 9. Da non perdere