Mafia e politica. Rompere il cerchio
Barattare la vittoria elettorale con la libertà di agire in nome dei cittadini. Una riflessione dopo le dichiarazioni di Pisanu sulla scelta dei candidati al Parlamento
Scuote il mondo politico e non solo la denuncia del sen. Pisanu, Presidente della Commissione Antimafia, sulla “indegnità” di tanti che si presentano candidati per rappresentare i cittadini nelle istituzioni amministrative. Parole di fuoco che puntano il dito direttamente sui partiti. A loro infatti era destinano il codice di autoregolamentazione che la stessa Commissione Antimafia aveva varato nella passata legislatura, il 3 aprile 2007, e che impegnava i partiti a “non presentare come candidati alle elezioni dei consigli provinciali, comunali e circoscrizionali” soggetti destinatari di provvedimenti dell’autorità giudiziaria per reati gravi, per lo più legati all’associazione mafiosa.
Tutti i gruppi presenti in Parlamento avevano sottoscritto quel codice. Oggi la Commissione si trova a fare il punto sulla sua effettiva applicazione, ricorrendo all’aiuto dei Prefetti per reperire i dati. Conviene sorvolare sulla ulteriore polemica che riguarda la scarsa collaborazione che avrebbero prestato i Prefetti; quello che ci interpella è la selezione della classe politica, che appare insofferente a qualsiasi filtro efficace e che troppo spesso supera anche il vaglio elettorale. Lo dicono i risultati: non di rado i più votati sono indagati, in odore di mafia, o addirittura condannati.
Che fare? Quando le situazioni si presentano immense e insolubili, è il momento dell’eroismo. Un sindaco, Angelo Vassallo, ce lo ha insegnato. Roberto Saviano si domanda: conviene a un partito essere contro le organizzazioni se questo significa perdere? Quindi: compromesso o sconfitta? La risposta oggi è una sola: rischiare la sconfitta e patirla, magari, ma essere liberi di parlare e lottare.
Questo il messaggio che deve giungere a tutti i partiti da noi cittadini.