Mafia Capitale, l’inchiesta si allarga
Come per tutte le grandi fiction (anche se questa volta è pura realtà), c’è la replica. Dopo il terremoto giudiziario dello scorso autunno, che portò alla luce un'organizzazione di stampo mafioso che lucrava sulla gestione dei migranti sbarcati in Italia, a capo della quale, per gli investigatori c'era Massimo Carminati, all’inizio di questo caldo giugno si è aperta la seconda serie di "Mafia Capitale", con una maxiretata che ha coinvolto 44 tra politici e dirigenti del Comune di Roma e della Regione Lazio. Ma potrebbero essere coinvolti anche esponenti del governo.
Un grande affare, secondo gli inquirenti, che ha sconvolto l'opinione pubblica, ma anche le centinaia di lavoratori comunali che, per l'ennesima volta, sono arrivati in ufficio e hanno scoperto che un loro dirigente era stato arrestato.
Nella rete degli investigatori sono finiti esponenti dei più svariati partiti politici. Un arcobaleno di colori che metterebbe in crisi un daltonico: cooperative rosse, bianche, politici rossi, neri, arancioni, gialli, ecc. che avrebbero contribuito a mantenere in vita un sistema composto di corrotti e corruttori. Il panorama appare indubbiamente inquietante e solo quando il polverone sarà passato si riuscirà a vedere chi ha veramente le mani sporche e chi invece non c’entra.
La cronaca è troppo fresca e le polemiche politiche troppo urlate per capire l’entità della questione. L’unica certezza, purtroppo, è data dal fatto che è stato colpito un mondo di mezzo, tra politica e società civile, che coinvolge il mondo della cooperazione sociale, un settore che molto di positivo ha fatto in questi anni in Italia.
Ed è stata anche scalfita quella tanto decantata dote nazionale che è la solidarietà sociale, che per qualcuno, invece, faceva fare affari più del traffico di droga. Appare chiaro ed urgente che le tante cooperative sociali presenti sul territorio debbano affrancarsi velocemente dallo scenario politico. Troppo spesso queste realtà, coltivando un profilo intrinsecamente locale, sviluppano una sorta di sinergia con l’ente locale, che in molti casi si trasforma in una vera e propria dipendenza. Questo è il nodo più difficile da sciogliere. Di questo sarebbe utile parlare e confrontarsi anche con i lettori per capire quanto di recuperabile possa esserci in questo quadro abbastanza devastato.