Madre Teresa santa, ma non da sola

Martedì 15 marzo il papa ufficializzerà la canonizzazione di cinque beati, tra cui Madre Teresa di Calcutta (che sarà proclamata santa il 4 settembre), José Sánchez Del Río, adolescente messicano torturato pe la sua fede, e José Gabriel Brochero, sacerdote argentino impegnato senza riserve per i più deboli
Basilica dell'Assunta di Baltimora

Martedì 15 marzo durante il Concistoro (riunione di cardinali) il papa ufficializzerà la canonizzazione di cinque beati, fra cui eccelle Madre Teresa di Calcutta, tanto da rischiare di cancellare gli altri nell'attenzione e nell'interesse. Penso che non sia giusto. Certamente – per esemplificare semplificando – ci sono santi più popolari (come san Pio da Petralcina) o che hanno ricevuto carismi speciali di valore universale (come santa Teresa o sant'Ignazio di Loyola) o una missione speciale nella Chiesa (come santa Faustina Kowalska). Ma nessuno ha il diritto di fare classifiche di santi di serie A o di serie B. Tali classifiche competono solo a Dio.

Per questo voglio presentare brevemente due dei quattro compagni in santità di Madre Teresa di Calcutta. José Sánchez Del Río è un adolescente messicano, che ha partecipato all'insurrezione cattolica contro il governo massonico anticlericale (guerra cristera o Cristiada). Fatto prigioniero, ha rifiutato le proposte di libertà condizionate alla rinuncia alla fede e ha sopportato varie torture. La sua esecuzione finale è avvenuta attraverso pugnalate ad ognuna delle quali José gridava: “Viva Cristo Re!”. È stato finito con un colpo di pistola, ma prima è riuscito a tracciare sul terreno la croce col suo sangue (1928).

José Gabriel Brochero (1840-1914) era un sacerdote argentino, che da giovane si è dedicato senza riserve ai colerosi durante un'epidemia e poi ha svolto il suo ministero in una zona montuosa e totalmente isolata. Si muoveva su una mula o a cavallo per stare vicino a quella popolazione povera e abbandonata, che ha saputo organizzare e promuovere religiosamente e socialmente. Con loro e per loro ha costruito una strada di 200 chilometri, un acquedotto, scuole, ha portato la posta. Alla fine della vita è rimasto sordo e cieco in conseguenza della lebbra contratta nel contatto con i malati e per aver preso alla stessa cannuccia la bevanda tradizionale, il mate.

E ora veniamo a Madre Teresa di Calcutta, che sarà proclamata santa il 4 settembre. È senz'altro una figura eccezionale non solo a livello religioso, ma anche umano: basti pensare al Premio Nobel che le è stato conferito e alle presenze di ogni appartenenza religiosa e tendenza politica al suo funerale. Non è facile parlare di lei senza cadere nella retorica (che sarebbe la cosa più lontana dalla sua personalità). Ma certamente è uno dei miti del nostro tempo, mentre – interessante! – lei seguiva un ideale e uno stile di vita totalmente opposti a quelli proclamati e perseguiti dalla nostra società: povertà radicale e dedizione assoluta ai più poveri fra i poveri, priorità alla preghiera, rinuncia ai mezzi moderni della tecnica. Eppure questa società consumista e relativista la ama. Tutti riconoscono la sua immagine appena compare in un giornale o alla tv, anche se magari sanno poco di lei.

Probabilmente fa parte della nostalgia del nostro tempo ed è uno dei nostri desideri irrealizzati. In un certo senso, troppo alta per noi che strisciamo terra terra e, allo stesso tempo, vicina al nostro cuore nella sua umile semplicità. Infatti ha sempre accolto e sollecitato la collaborazione di persone di ogni tipo, tanto che intorno alle sue comunità e opere esiste una rete molto estesa di volontari. Attratti dal suo principio: «Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa».     

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons