Madre Teresa santa anche in India

Per gli indiani, un uomo o una donna sono santi perché il popolo li percepisce tali, senza bisogno di processi canonici. Il coraggio di Madre Teresa di dire sempre quello che pensava
Madre Teresa

Non è cosa comune leggere sui quotidiani indiani riguardo alla santità. I motivi sono fondamentalmente due. Di santità di India non si parla mai troppo. La spiritualità di cui è pervaso il mondo indiano, anche nell’attuale folle corsa al progresso globale, non nega la santità, anzi ne riconosce, quando la si incontra, la sua ovvietà. Nella tradizione del sub-continente, infatti, il santo non viene proclamato ad anni di distanza, dopo un attento ed accurato esame della vita, dei discorsi e degli scritti e, infine, avvalorato da miracoli.

 

Un uomo o una donna sono santi perché il popolo li percepisce e li considera tali. Si capisci pienamente quanto anche in occidente si esprime con la formula ‘santo a furor di popolo’. Il secondo motivo, e questo riguarda i santi della Chiesa cattolica, è che l’India è lontana da Roma e i cattolici sono solo il 2% della popolazione. L’argomento, dunque, non fa parte delle notizie sia televisive che della carta stampata.

 

In effetti, Madre Teresa o, se vogliamo, Santa Madre Teresa di Calcutta – Kolkata da alcuni anni – è un capitolo a parte. In questi giorni se ne parla con una certa continuità e la sua canonizzazione appare in prima pagina, se non addirittura negli articoli di fondo delle principali testate. Significativo, a questo proposito, proprio l’intervento di fondo del quotidiano apparso oggi 3 settembre 2016 sul The Hindu. Porta la firma di Navin Chawla, un burocrate indiano di tradizione indù, che ha ricoperto cariche di prestigio nell’amministrazione della più grande democrazia del mondo. Fra queste va notato che Chawla è stato a capo dell’Ufficio elettorale del Paese asiatico fra il 2009 ed il 2010. Autore di una delle biografie di maggior successo sulla suora di origine albanese-macedone, Chawla ha dichiarato che il miracolo più grande di Madre Teresa è stata la sua stessa vita. L’articolo del burocrate indiano offre interessanti spunti per il lettore indiano, ovviamente poco pratico di questioni di santità in ambito cattolico: procedimenti canonici e requisiti, fra cui i miracoli richiesti, la lunghezza delle procedure ecc.

 

Ma quello che colpisce maggiormente, fin dall’inizio del suo intervento, è – lo dicevo in apertura – come per “milioni di persone nel mondo intero la sua bontà e la sua compassione fossero talmente trasparenti e visibili da essere considerata santa durante la sua vita”. Chawla, in effetti, esprime il feeling di milioni di indiani, non importa a quale fede appartengano, che hanno ignorato anche le accuse che di tanto in tanto sono emerse durante la vita della suora di Kolkata e, anche dopo la sua morte.

 

Frange di fondamentalisti indù l’hanno accusata, infatti, a varie riprese di accogliere i moribondi ed i più poveri dei poveri per motivi di proselitismo religioso. La sua vita era stata definita come ‘imperialismo religioso’. Quello che invece emerge dal senso popolare è, come esprime bene Chawla, “quanto fosse straordinario il fatto che la sua linea di santità sia rimasta chiara e mai offuscata dalla nascita alla morte”. Oggi la si riconosce come una delle persone capaci di toccare la coscienza di milioni di esseri umani in diverse parti del mondo.

 

In effetti, lo stesso card. Oswald Gracias di Mumbai, nel corso di un convegno, tenutosi ieri a Roma grazie alla rivista AsiaNews, ha affermato “per noi in India era già una santa. Domenica la Chiesa la riconoscerà tale, ma per noi lo è già. Molti amici indù mi dicevano: “Ma perché fate tutti questi processi? Lei è già santa”.

 

Un ulteriore aspetto che viene riconosciuto alla ‘madre’ è che il suo essere cattolica, sebbene profondamente radicato nella sua fede, non è mai stato esclusivista e non ha mai messo da parte nessuno, aperta com’era a chiunque le chiedesse aiuto. “Convinta della presenza di Cristo in tutti coloro che soffrono, afferma l’esponente indù, ha teso le mani a persone di ogni fede e credo”.

 

Anche il Times of India ha pubblicato nelle ultime ore vari articoli sull’avvenimento. A quanto avviene nelle principali diocesi dell’India – Mumbai, Goa, Kottayam, nello stato del Kerala, a Delhi e, soprattutto, a Kolkata – vari giornalisti intervengono sulle procedure canoniche che prevedono i vari passi da compiere per riconoscere la santità all’interno del mondo cattolico. Parlano anche delle controversie suscitate da Madre Teresa, particolarmente, riguardo all’aborto. Resta famosa la sua frase-appello ‘Dateli a me’, riferendosi ai bambini concepiti che rischiavano di non nascere.

 

Senza dubbio l’India, Paese impegnato oggi in uno degli sviluppi economici più caratteristici dell’epoca globale, attualmente guidato da un governo di chiara impostazione nazionalista e fondamentalista indù, resta sensibile al fascino di questa figura esile, dal volto solcato da rughe di fatiche e consunzione per prendersi cura di chi ne aveva bisogno. Madre Teresa è, inoltre, celebrata a livello istituzionale con l’emissione di un francobollo delle poste indiane che celebra la sua canonizzazione.

 

All’interno della Chiesa cattolica indiana sono stati innumerevoli gli interventi sulla canonizzazione della suora. Fra i vari aspetti che mi sembra importante mettere in rilievo è, lo dice ancora il cardinal Gracias, il suo coraggio. A parte le sue scelte di vita, che la portarono dalla Macedonia a Londra e poi nel Bengala, e successivamente la decisione di lasciare la sua congregazione – le suore di Loreto – per fondare qualcosa di assolutamente nuovo, ha sempre avuto il coraggio di dire ciò che pensava, davanti a tutti anche ai cosiddetti grandi.

 

«Anni fa, quando era in discussione una legge sull’aborto – ricorda il cardinale di Mumbai – Madre Teresa scrisse al Primo ministro dell’epoca: “Lei non vivrà per sempre, prima o poi dovrà morire. Se questa legge entra in vigore, cosa dirà a Dio?”». Qualche tempo dopo, si trovava negli USA per il Prayer Breakfast. Incontrando religiose in favore dell’aborto, non ebbe timore di dire loro: «Se volete la pace, fermate l’aborto. Non è possibile permettere l’uccisione dei bambini e chiedere la pace». All’epoca era presente anche Hillary Clinton e tante altre persone importanti: ma la Madre non si fermava mai quando aveva qualcosa da dire.

 

Concludo con un fatto raccontatomi da un vescovo indiano. Trovandosi in un Paese dove vigeva la pena di morte, il Presidente che aveva il potere di concedere la grazia ad un condannato che doveva essere giustiziato nei giorni in cui Madre Teresa si trovava in quella nazione, chiese alla suora cosa avrebbe dovuto fare. Lei rispose, passandogli un bigliettino durante una celebrazione in suo onore. Il testo era questo: “Faccia quello che avrebbe fatto Gesù se fosse qui al suo posto”.

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