Madre Teresa e l’Eucaristia
Era il maggio del 1982: Madre Teresa arrivava a Firenze con due sue consorelle per aprire la nuova casa di accoglienza per ragazze madri. Si era saputo che lei aveva accettato soprattutto quando aveva saputo che vicino alla casa era accampato un bel gruppo di zingari. L'aveva chiamata il cardinale Benelli, che l'aspettava alla stazione con due macchine: una per lei e le sue suore e un'altra per le eventuali valigie.
C'ero anche io alla stazione, perché in quel momento facevo parte del nascente Movimento per la vita, che attivamente si era interessato al referendum contro la legge per l'aborto, approvata dal Parlamento italiano da pochi anni. Le suore scesero dal treno e ci fu la prima sorpresa: il loro bagaglio consisteva in un piccolo fagotto. Era tutto quello che avevano per cominciare la nuova vita che le attendeva.
Arrivati alla casa situata a Castello, un quartiere alla periferia di Firenze, il cardinale volle far fare il giro delle stanze a Madre Teresa e alle sue consorelle. Con un gruppo di persone del posto, aspettavamo insieme al parroco per salutarle ed offrire loro una cena. Ma il tempo passava e non si vedeva nessuno: a un certo punto è stato chiamato il parroco. Nessuno riusciva a capire cosa stesse succedendo. Dopo abbiamo saputo: Madre Teresa, quando il cardinale le mostrò la piccola cappella preparata dal sacerdote e dalle persone a lui vicine, comunicandole che il giorno seguente sarebbe venuto il parroco a dire messa, molto decisa rispose: «Se qui non c'è Gesù Eucaristia io e le mie suore ce ne andiamo: non possiamo dormire qui».
Il parroco andò di corsa nella sua chiesa a prendere l'Eucaristia e non appena tornò, Madre Teresa si inginocchiò con le suore e rivolgendosi al cardinale disse: «Ora Gesù è arrivato qui per la prima volta e quindi noi dobbiamo fare l'adorazione». Così il saluto alle suore e la cena furono spostati per far posto a Colui che regna su tutto.