Macron iberico
Sia i media spagnoli che quelli francesi hanno voluto mettere l’accento, a proposito del soggiorno di Emmanuel Macron a Madrid, il 26 luglio, sulla questione migratoria, un affare sul quale tanto il presidente francese quanto il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, hanno pareri molto vicini, «una convergenza quasi totale», secondo fonti dell’Eliseo. Un precedente a questa “visita di lavoro” era accaduto il 23 giugno a Parigi, quando Sánchez fece la sua prima uscita all’estero come primo ministro. In quell’occasione, con il caso dell’Aquarius ancora in prima pagina, si mise in rilievo «la necessità di agire congiuntamente e solidariamente davanti a questa sfida europea». C’è da ricordare che quasi la metà degli oltre seicento migranti dell’Aquarius chiese di sollecitare asilo in Francia: «Abbiamo bisogno di un accordo fermo e comune per affrontare la crisi», dichiarò allora Macron.
Sorse quindi la proposta delle «piattaforme in suolo europeo» da dove gestire i diversi casi in modo che ogni Paese potesse «assumere quelle persone che hanno diritto di asilo». La proposta sembra che vada avanti, se è vero che la Commissione europea ha già annunciato, martedì scorso, il progetto di finanziare con 6 mila euro ogni sollecitante asilo accolto in un «centro sotto controllo» con base in territorio comunitario.
Nell’agenda, oltre il problema migratorio, anche i particolari della cerimonia ufficiale con cui, nel prossimo autunno, la Francia consegnerà alla Spagna la documentazione sull’Eta in possesso della polizia francese, una volta conclusi i processi giudiziari aperti in questo Paese. Dovrebbe essere la fine definitiva della vicenda.
La tappa finale del viaggio di Macron, venerdì 27, avviene a Lisbona, dove Sánchez e il premier portoghese, António Costa, oltre alle autorità europee del settore (tra cui il commissario europeo all’energia, Miguel Arias Cañete) vogliono far presente a Macron l’insufficiente dimensione delle interconnessioni energetiche tra la penisola Iberica e il resto dell’Europa, che necessariamente passano per la Francia. A questo riguardo, il ministro degli Esteri portoghese, Augusto Santos Silva, si è augurato che dall’incontro vengano fuori «avanzamenti concreti (…) perché la penisola iberica non sia più, dal punto di vista energetico, un’isola in Europa». Da parte sua la Francia, se vuole ridurre la sua dipendenza dall’energia nucleare, è costretta ad avvicinare l’obiettivo del 10% d’interconnessione energetica fissato dall’Ue per il 2020, una percentuale che ora arriva solo al 2,8%. Sul tavolo importanti interessi, non solo economici ma d’integrazione europea.