Macron e i cattolici
«Atteinte à la laïcitè», cioè, attacco alla laicità. Sembra sia questa la qualifica con cui i giornali, e in genere i media, hanno definito, e continuano a farlo, la reazione al discorso del presidente Macron, lunedì scorso, davanti ad un nutrito pubblico cattolico. Il discorso continua ad essere guardato con lente d’ingrandimento perché in Francia, con una popolazione intorno al 60% che si dice atea o agnostica, potrebbe avere delle conseguenze. Il quotidiano La Croix titolava due giorni dopo: «Il discorso di Macron ai cattolici continua ad agitare la classe politica».
Il fatto è accaduto durante un evento organizzato dalla Conferenza episcopale francese, che voleva essere un primo incontro con le autorità e la società civile, nell’intento di avviare quel dialogo con la cultura che Benedetto XVI propose durante il suo viaggio in Francia nel 2008. Probabilmente non è a caso che la cornice scenica sia stata la stessa dove papa Benedetto trovò i rappresentati della cultura in quell’occasione, il Collège des Bernardins. Qui Macron, davanti a oltre quattrocento persone (vescovi, rappresentanti delle istituzioni cattoliche, accademici, imprenditori, politici…) si è dilungato oltre un’ora lodando in maniera «inedita», dicono alcune informazioni, il contributo della Chiesa in Francia.
Certe affermazioni del presidente Macron sono andate proprio di traverso, sia ai comuni cittadini ma soprattutto alla classe politica, in particolare della sinistra ma anche di destra. «I legami tra la Chiesa e lo Stato sono stati danneggiati e dipende da voi e da me ripararli». «La Repubblica si appetta [dai cattolici] tre doni: il dono della vostra saggezza, quello del vostro impegno e quello della vostra libertà». «L’impegno dei cattolici è vitale ed esemplare per la Francia. Ma sono venuto a chiedervi di più. Chiedo ai cattolici di impegnarsi politicamente. La vostra fede è parte dell’impegno di cui la nostra politica ha bisogno». «La laicità non ha la funzione di sradicare dalle nostre società la spiritualità che nutre tanti dei nostri concittadini». Quest’ultima affermazione, in particolare, ha suscitato un’immediata valanga di reazioni contrarie sull’ account Twitter del presidente, che appunto hanno aperto le porte ai dibattiti radiofonici e televisivi. Tra le critiche più dure, quella del leader dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon: «Non ci deve essere nessun legame tra la Chiesa e lo Stato», «pensa forse il chierichetto di far ora un giro per le sinagoghe, le moschee e le chiese?».
Il portavoce del governo, Benjamin Grivaux, ha trovato una formula per far fronte alle critiche: l’intenzione del presidente era «pedagogica» e in ogni caso «sebbene lo Stato sia laico, non lo è la società». Bisognerà ora aspettare che si calmino le acque e, come nota uno dei pochi twit positivi, «il suo discorso alla conferenza episcopale merita d’essere studiato a lungo».