M, Musical Tragedy
Uno spazio vuoto, delimitato da scarni pannelli e illuminato da luci soffuse rosso sangue. Spettri, malefiche presenze. Tuoni, lampi, pioggia.
“Macbeth”, scritta tra il 1603 e il 1607, è una delle tragedie più tetre della produzione del Bardo inglese. Un’opera leggendaria, piena di scene oscure, data la crudezza degli eventi e dei rituali narrati. Ammirabile la sfida di trarne un musical in chiave moderna. Grande lo sforzo produttivo del giovane promoter ventisettenne Niccolò Petitto che ha richiamato un vasto pubblico.
Notevole l’ensemble artistico, composto da venti elementi. Particolare rilievo alla performance di Piepaolo Lopatriello, che ha coniugato meravigliosamente danza, canto e recitazione. Lustro alla regia di Enrico Petronio, ma soprattutto alle coreografie di Stefano Bontempi: fa muovere il corpo di ballo con una gestualità plastica.
Le musiche e le liriche di Marco Savatteri seguono un mix di generi non perfettamente riuscito, spaziando da un rock progressive simile ai PFM per arrivare al Charleston. Purtroppo, i testi non riescono a “sposarsi” con quelli shakespeariani e talvolta risultano stridenti.
L’impianto scenico è stato comunque innovativo soprattutto dal punto di vista sensoriale. Ricche sono infatti le contaminazioni e gli intrecci tra le nuove tecnologie digitali e il classicismo dei testi.
La pièce, dalle tinte forti e violente, viaggia alla scoperta del lato oscuro dell’animo umano e dell’ambizione a tutti i costi. È la storia di un guerriero che, stimolato dalla preveggenza delle streghe e spronato dalla volontà ambiziosa della sua Lady, uccide il buon Re Duncan per usurparne la corona, trasformandosi in un re-tiranno che, per paura, fa carneficina di tutti coloro che lo ostacolano.
Eppure, dopo aver compiuto efferate empietà, sprofonda in un pozzo di domande esistenziali e affiora prepotente l’eterna lotta del bene contro il male, della pietà contro il delitto. Ci auguriamo di poter vedere la tragedia in cartellone nella prossima stagione anche per i giovani artisti che ne sono coinvolti. Prerogativa della Cwm, una delle società di produzione coinvolte, è, infatti, quella di dare visibilità a nuovi talenti spinti dalla sacra passione dell’arte.