L’utilità delle intercettazioni

Anche nella repubblica centroasiatica del Kirghizistan, di recente scossa da un cambiamento violento di governo, si parla di registrazioni telefoniche.
intercettazioni

Che cosa rende vicine quest’oggi le repubbliche italiana e chirghisa? Sì, certo, la crisi economica, globalizzata, anche se dalle parti di Bishkek è di altro genere rispetto alla nostra: non viene determinata dall’opulenza dello stile di vita della gente, quanto dalla ricerca di un posizionamento nei mercati vivacissimi del’Estremo Oriente, in particolare della vicina Cina. Qualcosa che ancora avvicina Bishkek a Roma è l’equidistanza tra Mosca e Washington nelle relazioni internazionali: il governo attuale provvisorio si dice amico di Putin come di Obama. Berlusconi idem.

 

Ma, stando a quanto ci fa sapere il console onorario d’Italia a Bishkek, Giorgio Fiacconi, è qualcos’altro che quest’oggi ci avvicina ai chirghisi: le intercettazioni! Proprio così. Mentre da noi si parla di abolirle, e il progetto di legge in Parlamento suscita furiose battaglie, nel Paese chirghiso vengono alla luce, grazie alle intercettazioni telefoniche, le trame del vecchio regime dei Bakiyev che cerca di recuperare un potere ormai sfuggitogli di mano in maniera probabilmente definitiva. Ma emergono anche le vili mire di alcuni uomini saliti con l’opposizione al potere (Alzambek Atambayev, Temir Sariev e Azimbek Beknazarov), che cercano di arrabbiare l’arraffabile nelle magre casse dello Stato.

 

«Credibilità, onestà e trasparenza sono al palo. Stiamo cominciando una campagna che vedrà i leader combattersi per prevalere sugli altri per le elezioni di metà ottobre… Bisogna che essi non cadano nelle accuse e negli insulti reciproci», scrive Fiacconi su The Times of Central Asia. Le intercettazioni pubblicate dai giornali di Bishkek appaiono un deterrente contro la disonestà dei politici. A Bishkek. E a Roma?

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons