L’urgenza di tutelare la biodiversità
La biodiversità, cioè la varietà di specie animali e vegetali del nostro pianeta, sta scomparendo a un ritmo crescente negli ultimi anni, principalmente a causa di attività umane come le modifiche nell’utilizzo del suolo, l’inquinamento e il cambiamento climatico. Poiché gli organismi viventi interagiscono in ecosistemi dinamici, la scomparsa di una specie può avere un impatto di vasta portata sulla catena alimentare.
Gli ecosistemi funzionanti in modo corretto includono le piante che convertono energia dal sole rendendola disponibile ad altre forme di vita, i batteri e altri organismi viventi che scompongono la materia organica in nutrienti che forniscono alle piante un terreno sano in cui crescere, gli impollinatori che sono essenziali per la riproduzione delle piante, garantendo a noi la produzione di cibo, mentre le piante e gli oceani agiscono come principali pozzi di assorbimento delle emissioni di anidride carbonica e anche il ciclo dell’acqua si basa fortemente sugli organismi viventi.
Le cause principali del declino della biodiversità sono le modifiche nell’utilizzo del suolo (disboscamento, monocolture intensive, urbanizzazione), l’eccessivo sfruttamento delle risorse (caccia e pesca), il cambiamento climatico, l’inquinamento e la diffusione di specie esotiche invasive in ecosistemi che non sono fatti per ospitarle.
In una relazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) pubblicata nel 2019, gli scienziati lanciano l’allarme di estinzione per un milione di specie (su un totale stimato di 8 milioni), molte delle quali rischiano di scomparire nel giro di pochi decenni. Alcuni ricercatori ritengono addirittura che stiamo attraversando la sesta estinzione di massa nella storia del pianeta Terra. Le precedenti estinzioni di massa hanno eliminato tra il 60 e il 95% di tutte le specie. Servono milioni di anni affinché gli ecosistemi guariscano da eventi di simile portata. Non possiamo conoscere di preciso quali sarebbero le conseguenze delle estinzioni di massa per gli esseri umani, ma sappiamo che al momento è la varietà della natura a consentirci di vivere e prosperare.
Per questi motivi, il Parlamento europeo auspica che l’Unione europea (UE) assuma un ruolo guida nella tutela della biodiversità, garantendo che il 30% del territorio UE sarà costituito da aree naturali entro il 2030, ripristinando almeno il 30% degli ecosistemi danneggiati e tenendo conto della biodiversità in tutte le politiche UE. Questo è possibile solo attraverso obiettivi legalmente vincolanti a livello sia locale che globale, volti alla tutela e al ripristino della biodiversità. Per poter garantire finanziamenti sufficienti, il Parlamento propone che 10% del prossimo bilancio dell’UE sia destinato alla salvaguardia della biodiversità.
Pertanto, il 16 gennaio, il Parlamento europeo ha adottato, per alzata di mano, la sua posizione in vista della prossima conferenza delle Nazioni Unite per la biodiversità COP15, che si svolgerà a Kunming (Cina) nel mese di ottobre 2020. Il Parlamento europeo chiede che vengano stabiliti degli obiettivi legalmente vincolanti per arrestare la perdita di biodiversità durante questa conferenza che riunirà gli Stati che aderiscono alla Convenzione ONU per la biodiversità del 1993, e nel corso della quale si deciderà la strategia dal 2020 in avanti.
Pascal Canfin, presidente della commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo, ha dichiarato che «i punti cruciali per il Parlamento saranno la definizione di obiettivi europei e globali per la biodiversità, che dovrebbero includere una migliore protezione degli ecosistemi naturali, la riduzione dell’uso di pesticidi in Europa e la sostenibilità del settore agricolo e della pesca. Il 2020 sarà un anno fondamentale per la biodiversità con un primo evento a giugno a Marsiglia, l’IUCN e la COP15 a ottobre in Cina».