L’uomo come il “tu” di Dio
Essere capaci di amare è forse l’ambizione più grande che ognuno di noi porta – magari segretamente – in cuore. E può capitare di scambiarla con “moneta falsa” come il successo negli affari, il denaro, il potere… con cui si vorrebbe “comprare” l’amore. Chiara Lubich ha trovato un’altra strada: non si può essere capaci di amare se manca il “Tu” che rende vivo e vero il nostro “essere in relazione”, il nostro “primo Tu” che è Dio stesso. È alla luce di questa relazione che si può comprendere appieno ciò che Chiara ha ripetuto più volte: «Siate una famiglia».
Noi sappiamo che l’uomo è uomo se si comporta per quello che è: immagine di Dio; se sta quindi in comunione con Dio, se fissa la sua posizione come il tu di Dio. Così l’amore, che unisce la famiglia, è amore se sa stare, se si nutre, se si sostiene, se si confronta, se si comunica con l’amore che è in Dio, con quell’amore che è dono di Dio. Ecco perché la Chiesa sollecita la frequenza dei sacramenti che portano la grazia, che arricchiscono di amore soprannaturale, come invita alla preghiera comune, alla partecipazione alla liturgia, a nutrirsi della Parola di Dio, ad alimentarsi delle devozioni antiche o nuove, soprattutto quelle riguardanti la Vergine che sono il vero aiuto per l’aumento della vita di grazia. Quando nel cuore dei componenti una famiglia questo amore è acceso, è vivo, non nascono problemi insolubili, non si ergono ostacoli insormontabili, non si piangono fallimenti irrimediabili. La famiglia torna ad essere bella e unita e sana come Dio l’ha pensata.