L’uomo di una sola bugia

Cento anni fa moriva Emilio Salgari. Valori e attualità dell’opera del romanziere veronese.
Disegno di M. Venegoni

«Leggo Salgari per salvarmi l’anima». Di quale salvezza “laica” sarebbe portatore il narratore che, nell’era postrisorgimentale, ha praticamente inventato il genere avventuroso italiano e di cui quest’anno si celebra il centenario della morte? L’autore della battuta citata si riferiva al papà di Sandokan e del Corsaro Nero come ad un correttivo al grigiore di un’esistenza trascorsa dietro lo sportello di ufficio pubblico coi relativi danni arrecati allo spirito, alla psiche, al fegato.

In effetti Salgari, con i suoi romanzi improntati a valori come il coraggio, la lealtà, l’amicizia anche tra razze diverse, con i suoi eroi spesso perdenti ma mai rassegnati, col suo incantato stupore davanti a mondi inesplorati, contribuisce a preservare nell’intimo del lettore non occasionale una zona “vergine”, quasi una sorta di approdo per chi, tra fatiche, amarezze e sconfitte, cerchi incentivi ad affrontare le imprese spesso poco eroiche che ci riserva la quotidianità.

 

Non saprei dire quanti scrittori possano ammettere di aver mentito una sola volta ai propri lettori. Ma di sicuro Salgari è stato uno di questi. Uomo di una sola bugia (sosteneva di essersi diplomato capitano di lungo corso e di aver visitato di persona i luoghi esotici descritti), ha scontato questo “peccato d’origine” con la condanna ad attingere senza sosta dalle fonti coeve i materiali e le suggestioni da fondere poi al fuoco della sua immaginazione, per rendere credibili gli scenari dei suoi racconti. Una bugia, sì, ma motivo di gioia per generazioni di lettori “viaggiatori della fantasia”, diretti verso un altrove mai del tutto raggiunto, ma proprio per questo più affascinante.

 

Da tempo è in atto la valorizzazione di questo certosino della penna che – con i suoi ottanta e più romanzi e qualche centinaio di racconti – ha creato un suo mondo poetico e ha saputo esprimerlo con linguaggio efficace. Non si contano, ormai, i convegni, le mostre, le pièces teatrali di argomento salgariano, le riedizioni annotate dei romanzi, i saggi che indagano aspetti poco esplorati dello scrittore (tra gli ultimi, il suo rapporto col melodramma). Non manca neppure chi, come Paco Ignacio Taibo II, ricicla i suoi personaggi più amati, dandone una interpretazione forse discutibile, ma comunque indice della fortuna di Salgari anche all’estero.

Artefici di questa riscoperta, una schiera di agguerriti salgarologi, tra i quali gli amici Corinne D’Angelo (nome di battaglia: la Perla di Labuan!), Felice Pozzo e Vittorio Sarti. A ciascuno ho rivolto una domanda.

 

Corinne, come è nato il sito Internet che hai voluto dedicare a Salgari?

«Confinato in una vita tranquilla, lui che immaginava di solcare i mari, questo personaggio buono, ai limiti dell’ingenuità, perduto in un mondo letterario fatto di capitani, bajadere, tigri e serpenti, che lui stesso ha creato romanzo dopo romanzo, è stimolo a sognare, a lottare per ciò in cui si crede e a confidare che l’onestà e la lealtà possano sempre avere la meglio, alla resa dei conti. Concetti forse banali, ma che sembrano pressoché spariti nella nostra società negativa e sola. Abbiamo bisogno di tornare all’ingenuità, allo stupore, al mondo meraviglioso fatto di amici fidati, creato da Emilio Salgari cent’anni fa.

 

«Su tali presupposti è nato, nell’estate del 1998, il sito Internet www.emiliosalgari.it. Inizialmente per riempire una lacuna (avevo realizzato che in rete c’era praticamente di tutto, tranne notizie sulla mia grande passione letteraria). Ma ben presto ho scoperto che Internet brulicava letteralmente di “tigrotti” e “corsari” che avevano bisogno solo di un punto di riferimento elettronico per dar voce al loro interesse o ai loro ricordi. È un sito quindi scaturito dalla confluenza delle esperienze e della partecipazione di tanti altri appassionati, in Italia e all’estero: persone di ogni età, sesso e condizione sociale, il cui prezioso contribuito è fatto di segnalazioni, scrittura di articoli, idee, invio di materiale».

 

Felice, il tuo interesse per questo autore piuttosto schivo, che si mascherava dietro i suoi personaggi, ha attraversato diverse fasi…

«La prima, quella dell’incantesimo, è cominciata verso i dieci anni, sulle pagine dei Misteri della Jungla Nera: “Dite al molango che vive nelle Sunderbunds sfidando il cholera, la peste, le febbri e il veleno di entrare in quelle jungle e si rifiuterà”. Frase memorabile, all’inizio del romanzo, e già mi balzavano addosso parole misteriose (chi diavolo è il molango? E dov’è che vive sfidando tutte quelle malattie?) che mi trasportavano in un luogo tremendo, dove un bengalese di tinta giallastra, con una tigre addomesticata e un bellicoso amico di nome Kammamuri, è tormentato dalla visione di una splendida fanciulla, al suono del ramsinga che non si sa cos’è. Come si fa a non divorare, a dieci anni, un panino del genere? Ed eccomi a cercare man mano tutti gli altri romanzi di Salgari, mentre correvano gli anni Cinquanta.

 

«La “seconda fase”, quella della ricerca, è iniziata nel 1961, leggendo sui giornali evidenti panzane sul conto di Salgari. Mi è venuto voglia di conoscere la verità. E di scoperte ne ho fatte tantissime, le ho divulgate e continuo a farlo. Non vedo la fine di tutto ciò: c’è ancora tanto da scoprire.

«Perché proprio Salgari? Perché lui ha mi ha fatto amare la lettura, la scrittura, i valori e gli ideali del buon tempo antico, per dirla in due parole. E oggi più che mai voglio scoprire i restanti segreti riferiti a colui che ha lavorato tra le ingiurie dei sapientoni e gli osanna del popolo e, soprattutto, ha creato pirati onesti e corsari gentiluomini che difendono la libertà e la giustizia».

 

Vittorio, è in uscita per i tipi di Little Nemo l’ultima tua fatica: un’opera corposa che sarà un riferimento obbligato per gli appassionati di questo scrittore. Come definirla? Vocabolario? Dizionario enciclopedico? Indice ragionato dei nomi?

«Piuttosto un volume da aprire a caso, in cui perdersi, come i bambini, un tempo, aprivano a caso e si perdevano tra le pagine illustrate degli abbecedari scolastici. Uno strumento nato per soddisfare l’esigenza tutta personale di moltiplicare all’infinito la sensazione di appagamento che mi prende tutte le volte in cui scopro una delle possibili fonti salgariane.

«È una raccolta che si compone di tre parti: la prima (4000 vocaboli circa) racchiude la terminologia (sostantivi, aggettivi e luoghi), “cavata” da fonti coeve all’autore e che rimanda ai personaggi e alle ambientazioni dei suoi romanzi. Sono alcuni tra i testi consultabili all’epoca, nei luoghi in cui Salgari visse e lavorò. Testi oggi reperibili con difficoltà, che racchiudono un patrimonio importante di storia e cultura. La seconda parte raccoglie più di 1300 personaggi salgariani, con la descrizione e l’indicazione del romanzo d’appartenenza. E infine un vero e proprio “parco naturalistico” con circa 700 animali descritti, in cui ammirare, con accostamenti a volte bizzarri, specie rarissime (oggi, in gran parte, estinte) immerse in angoli del mondo così lontani da essere raggiungibili solo con l’immaginazione».

 

 

Capitan Salgari

 

Un film documentario – arricchito dalla partecipazione straordinaria di Gino Paoli – ripercorre gli ultimi vent’anni del “padre degli eroi”, gli anni torinesi: un periodo floridissimo per lo scrittore, che vide pubblicate alcune delle sue opere più importanti, ma allo stesso tempo un periodo tragico per il Salgari uomo, che piombato in uno stato di forte depressione si tolse la vita. Si tratta di Capitan Salgari. In viaggio con l’immaginazione, minimum fax, euro 22 (libro + dvd). In abbinamento editoriale con una raccolta di articoli giornalistici di Salgari, Una tigre in redazione, a cura di Silvino Gonzato, questo film documentario di 55’ (regia di Marco Serrecchia) verrà presentato in occasione della mostra Emilio Salgari: il realismo fantastico (dal 21 aprile al 31 dicembre presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino), nel quadro delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

 

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