L’uomo della provvidenza
In Europa, e anche fuori, dicono che noi italiani siamo particolarmente propensi ad aspettarci un “uomo della provvidenza” o, ma solo in subordine, una “donna della provvidenza”, che possa salvare la nostra patria, soprattutto nei momenti di maggior difficoltà. Nei Paesi arabi si invoca piuttosto un “padre premuroso”, mentre in tante regioni africane un “anziano saggio”. Da noi no, un “uomo della provvidenza”. Che sia un De Gasperi, un Berlusconi e ora un Draghi (la lista sarebbe lunga). L’unto del Signore di turno lo si invoca fornito di una bacchetta magica capace di far sparire, d’incanto, disoccupazione, precarietà e insicurezza, ridando orgoglio, visione e coraggio. Dopo qualche anno, fatalmente, si tirano le somme e ci si accorge che sì, quella persona aveva indubbie qualità e insospettabili debolezze, vizi privati e pubbliche virtù insomma. Povero Draghi, non carichiamolo di troppe aspettative.
Quel che sembra discutibile è lo scomodare la provvidenza ad ogni piè sospinto, talvolta con qualche ragione, ma molto più spesso irrazionalmente, e soprattutto senza alcun fondamento teologico, visto che si parla del Signore Iddio e delle sue cose. In senso lato, ogni autorità – se vogliamo rimanere nell’ambito religioso – soggiace all’evangelico detto: «Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio». Il che vorrebbe dire che l’autorità civile deve essere rispettata, ma non confusa con la divinità. Certi governanti non hanno certo la benedizione dell’Altissimo, soprattutto quando usano illegalmente il potere per loro fini personali, per piccole ambizioni confessabili e soprattutto grandi ma inconfessabili. In occasione di una guerra qualsiasi, al 99,9% difficilmente accettabili, il governante di turno e capo militare tira la divinità per la giacchetta: «Dio è con noi»… Chi va in guerra non solo è sicuro dell’endorsement divino, ma addirittura arruola Dio direttamente nelle sue armate. Ma da quante parti sta il povero abitante del cielo? Ecco un’altra forzatura della teologia, ma anche del buon senso. Mah.
La Provvidenza (uso stavolta la maiuscola) è tuttavia certamente presente nella storia degli uomini e delle donne: questo per chi crede, ovviamente, anche se, sotto altre spoglie, anche chi non ha una fede religiosa spesso e volentieri una qualche provvidenza la sente presente nelle vicende terrene. Dunque, la Provvidenza è presente con la sua benevolenza e la sua visione, ma certamente non detta le agende dei partiti, né s’intromette nelle discussioni parlamentari, tantomeno nomina ministri e stila programmi salvifici. In ogni caso si riserva i suoi eventuali interventi senza emettere comunicati stampa, né usando Twitter. Eppure c’è un modo di intuire la sua presenza, secondo quell’“indice di provvidenza” assolutamente spirituale che è la misericordia, la bontà, la carità, il disinteresse, il servizio, l’incorruttibilità e via dicendo. Indice che attorno a noi schizza in alto molto più frequentemente di quanto non si pensi.
È un vero “uomo della Provvidenza” il chirurgo che ridà la vista a un infortunato agli occhi senza prendere una lira, è una vera “donna della Provvidenza” l’infermiera che previene i tuoi bisogni. È un altro “unto del Signore” l’insegnante liceale che, a pochi mesi dalla pensione, continua a recarsi a scuola, nonostante la paura del Covid-19, nonostante veda i suoi allievi senza alcun rispetto del distanziamento appena escono dal cancello dell’istituto scolastico. È un’autentica “donna della Provvidenza” la sarta che, per riempire il tempo, visto che i clienti latitano, cuce mascherine per i carcerati. È addirittura un “uomo della Provvidenza” l’immigrato clandestino che invoca la benedizione di Dio, il clemente e il misericordioso, su chiunque gli passa accanto, che metta una monetina nel suo berretto o che tiri dritto senza degnarlo di uno sguardo.
Diamo quindi a Draghi la sua chance. Potrebbe essere un “uomo della provvidenza”. Come chiunque di noi, potrà inserirsi nella classifica del suddetto “indice di provvidenza”.