L’uomo come presenza relazionale
Martin Buber, tracciando lo statuto ontologico dell’uomo, afferma che la sua struttura fondamentale è la relazionalità e il suo essere si configura metafisicamente come essere-in-relazione e cioè come apertura e dialogalità. Pertanto, l’uomo si costituisce come io attraverso il rapporto al tu e la sua presenza è percezione e attuazione dell’esigenza del costitutivo relazionale e dice
essere–davanti: prae–esse, essere al cospetto. L’autore si sofferma sulla realtà di tale presenza sottolineandone il rapporto con la corporeità, il silenzio, l’interiorità, la personalità, per poi mostrare come la persona tenda a essere quella presenza inabitante nell’altro che suscita una risposta simmetrica che sfocia nella reciprocità dell’amore.
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