L’Unità, ultima copia in edicola?

Rischia la definitiva scomparsa il quotidiano della sinistra emblema del Partito comunista. L'analisi del vaticanista della redazione
L'Unità

Cosa sarà de l'Unità? Tornerà presto in edicola? E con quale progetto? Oppure il suo futuro sarà il fallimento? La scomparsa definitiva della testata fondata da Antonio Gramsci e, amaro paradosso, proprio nel novantesimo dell'uscita del suo primo numero? Quella di oggi rischia di essere la sua ultima copia in edicola. E proprio nell'anno che avrebbe dovuto essere quello del rilancio per il più importante giornale della sinistra italiana, che ha accompagnato le grandi battaglie per i diritti civili e sociali del Paese. Che è stato la voce del mondo del lavoro e luogo aperto di confronto politico e culturale.

Una storia per ora spezzata per le divisioni insanabili tra gli azionisti della Nie (Nuova iniziativa editoriale), proprietaria de l'Unità. Una compagine veramente anomala visto che nell'azionariato del giornale – che ha nell'area del Pd il suo riferimento politico – figura anche la già senatrice di Forza Italia, l'avvocatessa Claudia Iannucci. È stato possibile anche questo nel giornale fondato da Antonio Gramsci. Qualcuno lo ha consentito. Da tempo i conti non tornano a l'Unità, non solo per la crisi che ha colpito tutto il settore dell'editoria e, in particolare, quella “politica e di idee”.

Sui bilanci ha pesato il brutale dimezzamento del finanziamento pubblico, ma è soprattutto mancata un'adeguata strategia aziendale a sostegno del quotidiano. Si è tagliato e dismesso il prodotto. Si è lasciata sola la redazione ad affrontare la crisi. 

Ora la società è in liquidazione, visto che gli azionisti non hanno trovato un accordo né sul piano avanzato dal socio di maggioranza – il giovane imprenditore del web Matteo Fago (seguace dello psiconalista Massimo Fagioli) – né sulle altre proposte avanzate dai liquidatori che avrebbero consentito al giornale di restare in edicola in attesa di una soluzione.  

I liquidatori hanno comunicato ai dipendenti di essere stati costretti a sospendere le pubblicazioni de l'Unità e a mettere in cassa integrazione tutto il personale, avviando inoltre la richiesta al Tribunale di Roma per l'avvio della procedura di “concordato preventivo al buio”.

I due liquidatori avranno 120 giorni di tempo per trovare una soluzione che dovrà essere accolta dal giudice fallimentare e dal “commissario” che nominerà. Una soluzione che dovrà essere accettata anche dai creditori. Altrimenti ci sarà il fallimento. I rischi sono alti. Come pure è ardua la possibilità che dopo un tempo più o meno lungo di assenza in edicola, l'Unità possa riavere un futuro. Servirebbero ingenti investimenti e un impegnativo progetto editoriale. Altrimenti sarà un prodotto completamente diverso quello che verrà offerto ai lettori sul web e in edicola.

Il punto è che molta, troppa opacità vi è attorno alla vicenda del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. I vertici del Pd, a partire dal suo segretario e presidente del Consiglio, Matteo Renzi, assicurano che l'Unità non morirà, che tornerà presto in edicola, che si sta facendo tutto il possibile per ottenere questo risultato. Intanto, però, dal primo agosto e non si sa per quanto tempo, non sarà così. E questo malgrado l'impegno generoso di una redazione che per oltre tre mesi ha fatto la sua parte lavorando senza stipendio pur di non far mancare l'Unità ai suoi lettori. Un impegno da tutti riconosciuto. Una redazione che era disposta ad affrontare altri pesantissimi sacrifici pur di difendere l'Unità, la sua storia, il rapporto con i suoi lettori e, non bisogna mai dimenticarlo, 80 posti di lavoro.

Nel pomeriggio di ieri il comitato di redazione del quotidiano ha incontrato al Nazareno i vertici del Partito democratico. È andato per chiedere impegni precisi che vadano oltre le assicurazioni di circostanza. E impegni sono stati presi. Nei prossimi giorni si vedrà se i comportamenti saranno coerenti, perché non servono brillanti necrologi per difendere l'Unità, ma scelte immediate ed efficaci. L'altro inaccettabile paradosso da superare è quello di rilanciare le Feste de l'Unità come ha annunciato Renzi e al tempo stesso consentire la chiusura del giornale.

La redazione de L'Unità, formata da 57 giornalisti delle redazioni di Roma, Milano, Bologna e Firenze, è stata sino a tarda sera in assemblea per valutare gli sviluppi della situazione che oggi alle 14.30 saranno illustrati in una conferenza stampa con il segretario della Fnsi, Franco Siddi. Saranno presentate anche le iniziative dei prossimi giorni per uscire dall'incertezza di queste ore. Perché un anniversario non diventi un funerale. L'Unità ha ancora molto da dire e la sua voce serve all'Italia.

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