L’unità dei cristiani: un contributo alla pace dell’umanità

A colloquio con Fr Hyacinthe Destivelle, direttore dell’Istituto di Studi ecumenici dell’Angelicum, a proposito della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2025.
settimana di preghiera
(Foto Pixabay)

Uno dei primi appuntamenti che ricorre all’inizio di ogni anno è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani; che nel 2025 riveste una particolare importanza non solo perché si inserisce nel cammino dell’Anno Giubilare, ma anche in quanto segna il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico. Ne parliamo con Fr Hyacinthe Destivelle, direttore dell’Istituto di Studi ecumenici dell’Angelicum.

Fr Destivelle, il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2025 si ispira al brano del Vangelo di Giovanni: «Credi tu questo?» (Gv 11,26). Quest’anno ricorre il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico. Ci può spiegare che importanza ha avuto questo Concilio nella storia?

Il concilio di Nicea ha offerto una professione di fede comune a tutti i cristiani che ancora oggi conserva tutta la sua autorevolezza. Il Concilio si riunì in un contesto di controversie sulla questione cristologica. Il conflitto era incentrato sulla questione di come conciliare il monoteismo con la professione di fede in Gesù Cristo come Figlio di Dio. Ario, un teologo alessandrino, riteneva che Cristo non potesse essere il Figlio di Dio, ma solo un essere intermedio tra Dio e la creazione. I padri del concilio respinsero questo insegnamento e affermarono che Gesù Cristo è «consustanziale» (homoousios in greco) al Padre. Questo «Credo di Nicea» è diventato la base della fede cristiana, condivisa da tutti i cristiani, da cui la sua importanza ecumenica. Professare insieme questo credo è particolarmente importante nel nostro tempo, quando stanno riemergendo forme di arianesimo più sensibili alla figura umana di Gesù che alla sua divinità.

In che modo la memoria di questa riaffermazione può accompagnare e aiutare ad approfondire il cammino dell’unità?

Il concilio di Nicea riveste un’importanza fondamentale dal punto di vista ecumenico, non solo perché ha gettato le basi della nostra comune fede cristologica, ma anche perché ha introdotto nella Chiesa la sinodalità a livello universale, ovvero la discussione e la decisione in comune. Sinodalità ed ecumenismo sono inseparabili. Come ci ricorda spesso papa Francesco, il cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa cattolica deve essere ecumenico, così come il cammino ecumenico è sinodale. Le ragioni principali sono tre. In primo luogo, il modo in cui la sinodalità è vissuta nella Chiesa cattolica è fondamentale per le sue relazioni ecumeniche. In secondo luogo, possiamo già sperimentare una certa sinodalità tra i cristiani quando ci riuniamo per pregare e riflettere insieme. Infine, possiamo anche imparare molto dalle reciproche tradizioni sinodali, dal momento che la sinodalità si è sviluppata in modi diversi nelle diverse tradizioni cristiane.

Il cammino verso l’unità è anche un cammino di conversione. Che tipo di conversione è richiesta a ciascuno di noi per costruire l’unità nella vita quotidiana?

L’ecumenismo non è principalmente una questione di «relazioni ecumeniche», ma un movimento di rinnovamento evangelico interiore. Il decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II, Unitatis Redintegratio, non chiede nulla agli altri cristiani, ma sottolinea che spetta a noi cattolici esaminare la nostra fedeltà alla volontà di Cristo per la sua Chiesa e considerare innanzitutto ciò che, nella Chiesa cattolica stessa, ha bisogno di essere rinnovato. Ciò che è vero per la Chiesa è vero per tutti i fedeli: l’unità dei cristiani non è innanzitutto una questione di rapporti tra cristiani, ma di rapporti con Cristo. Più siamo vicini a Cristo, più lo siamo gli uni agli altri. L’unità inizia quindi in ciascuno di noi. Il decreto afferma che l’ecumenismo spirituale è l’anima di tutto l’ecumenismo e parla di «conversione interiore». Il Vademecum ecumenico pubblicato nel 2020 dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani ne offre molti esempi, come la preghiera per e con gli altri cristiani, la lettura delle Scritture, l’«ecumenismo dei santi», la purificazione della memoria o l’eliminazione dei giudizi negativi sugli altri cristiani, per menzionarne alcuni.

In che modo l’unità dei cristiani può aiutare a costruire la pace?

Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium è interessante notare che le riflessioni ecumeniche di papa Francesco si trovano nella parte del documento dedicata alla pace. L’unità dei cristiani è inseparabile dalla pace. Da un lato, l’unità può essere raggiunta solo attraverso la ricerca di una pace profonda tra i cristiani – San Paolo, nella sua Lettera agli Efesini, ci invita a «conservare l’unità dello spirito mediante il vincolo della pace». D’altra parte, l’unità dei cristiani è un contributo alla pace dell’umanità. Tuttavia, questa pace inizia nel cuore di ciascuno, come affermava San Serafino di Sarov: «acquista lo spirito di pace e migliaia intorno a te troveranno la salvezza».

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