L’Unione europea e i pericoli del nazionalismo

Per il vicepresidente del Parlamento europeo, David Sassoli, siamo in difficoltà perché non è stata curata la partecipazione dei cittadini da parte delle forze politiche. Oggi, però, per il giornalista Piero Badaloni, è prioritario distinguere tra chi vuole un'Europa dei popoli e chi promuove un'Europa degli Stati, che può portare alla disgregazione, e seguire l'esempio di chi nell'unità ci ha creduto, come Antonio Megalizzi.

«Viviamo un momento molto speciale, con forze che vorrebbero disgregare il patrimonio europeo. La vicenda francese è inaudita (con l’ambasciatore francese richiamato in patria, ndr): stiamo parlando di due Paesi fondatori dell’Europa, partner in molte vicende. La preoccupazione è molto forte». Per David Sassoli, giornalista, esponente del Pd e vicepresidente del Parlamento europeo, quanto sta avvenendo dentro e fuori l’Unione europea è allarmante, eppure il Vecchio continente ha ancora un ruolo strategico sullo scacchiere mondiale e deve fare di tutto per mantenerlo. «Abbiamo bisogno – afferma Sassoli – di recuperare la funzione dell’Europa nelle sfide globali. Puoi alzare le frontiere, ma con la tecnologia non fermi la globalizzazione, il mondo che entra in casa».

Per il vicepresidente del Parlamento europeo, serve un ruolo più attivo e deciso dell’Europa per regolare il mondo globale, «per umanizzare – come dice papa Francescoi meccanismi della globalizzazione, e penso che questa sia la vera vocazione dell’Europa. Abbiamo bisogno di aumentare gli standard di vita dei cittadini europei, di proteggere le nostre istituzioni, i meccanismi democratici, la partecipazione, di far crescere il patrimonio e il know how europeo».

Intervenendo alla presentazione del progetto “i 6 punti dell’Europa che vogliamo” promosso da Retinopera, organismo che riunisce 20 organizzazioni cattoliche, Sassoli ha sottolineato l’importanza di «riuscire a dare una visione dell’Europa» non solo agli europei, ma al mondo.

david-sassoli-foto-ansaEsiste una disaffezione tra le istituzioni e i cittadini che deve essere ricucita, ma – specifica – «non possono essere solo delle scadenze elettorali a rimettere, in qualche modo, in comunione e in connessione politica, istituzioni e opinione pubblica». Le elezioni non potranno esaurire la voglia di partecipare della popolazione europea. Anzi, «probabilmente abbiamo tante difficoltà perché non è stata curata la partecipazione, non sono stati curati i rapporti con l’opinione pubblica da parte delle forze politiche».

L’europeismo, aggiunge Sassoli, non è un’ideologia, ma «è il riconoscimento che dentro un quadro istituzionale si debba svolgere la partecipazione e la vita democratica, poi bisogna metterci la politica i contenuti, le iniziative, le proposte. Se il quadro di riferimento crolla, saremo tutti marginali e deboli». Ecco perché bisogna rafforzare le istituzioni, essere propositivi, avviare iniziative politiche valide e soprattutto riuscire ad ascoltare le esigenze della gente.

Il Parlamento europeo sarà eletto col metodo proporzionale e, il nuovo organismo che uscirà dalle urne, dopo le elezioni che in Italia si svolgeranno il 26 maggio, avrà subito dei compiti importanti da affrontare, come ad esempio la verifica dei commissari europei, che se non esprimeranno più gli equilibri raggiunti, potranno essere sostituiti.

La speranza, per Sassoli, è che «tutte le famiglie politiche europee siano capaci di rinnovarsi, allargarsi, coinvolgere» la popolazione. Abbiamo bisogno di un’opinione pubblica che faccia sentire la sua voce».

Alle considerazioni di Sassoli si sono aggiunte, sempre nell’ambito del convegno promosso da Rentinopera, quelle del moderatore Piero Badaloni, giornalista, già presidente della Regione Lazio. «Questo – ha affermato – è un momento fondamentale per il nostro futuro, per quello dei nostri figli e dell’Europa». E sono proprio i più giovani a credere in una casa comune europea, secondo i dati di Eurobarometro, che esegue i sondaggi d’opinione del Parlamento europeo. Si sentono cittadini europei, naturalmente parte di un’unica comunità sovranazionale.

piero-badaloniPer Badaloni è necessario avere un’idea condivisa dell’Europa. Per costruirla, serve il dialogo: un confronto civile e «non uno scontro basato sul populismo». In questo momento storico caratterizzato da grande disinformazione, bisogna cercare di capire le differenze esistenti tra chi crede nell’Unione europea e la sostiene e chi non ci crede, dunque tra l’europeismo e l’antieuropeismo, «tra coloro che credono nell’Europa e quelli che la vogliono indebolire, perché vogliono far prevalere i nazionalismi. Vogliono dare più forza agli Stati rispetto a quelli che sono gli organismi comunitari».

Noi, secondo Badaloni, non apparteniamo più a quella generazione che ha creduto nell’Europa unita come l’unica strada per uscire dal fango della seconda guerra mondiale. «Erano i nostri genitori che ci credevano e che hanno puntato sull’Unione europea perché sapevano che era l’unica strada per ricompattare l’Europa in una comunità, mettendo nell’angolo coloro che erano convinti che l’unica strada per convivere era la contrapposizione nazionalistica. Una strada che ci ha portato allo sfacelo della prima e della seconda guerra mondiale. Bisogna conoscere i rischi del nazionalismo e dove ci può portare a sbattere».

La scelta, per il giornalista, è tra un’Europa dei popoli, dunque una comunità caratterizzata dalla partecipazione, e un’Europa degli Stati, intesi come emblema di interessi di parte, come nazionalismo. «I sovranisti sono antieuropeisti. Sono quelli che spaccano, che dividono e oppongono il Nord al Sud, l’Est all’Ovest. I nazionalismi ammazzano l’Europa».

>>>ANSA/ IL KILLER IN FUGA IN GERMANIA, MEGALIZZI LOTTA PER LA VITANon bisogna poi dimenticare che, al di fuori dei confini europei, ci sono delle potenze che osservano con attenzione cosa accade nel vecchio continente: l’America di Trump e la Russia di Putin. «Sono loro – sottolinea Badaloni – i nostri potenziali interlocutori» e ad entrambi farebbe comodo un’Europa che non conti nulla, indebolita. Ecco perché è invece necessario rafforzare le istituzioni comunitarie, aumentare la partecipazione popolare e assumersi la responsabilità delle proprie scelte.

Badaloni ricorda infine Antonio Megalizzi, il giovane giornalista ucciso nell’attacco terroristico di Strasburgo, e il suo sogno di una casa europea. «Dobbiamo puntare su queste figure – afferma – e diventare i portavoce di questi giovani». Il loro esempio può combattere le disgregazioni e il loro sogno può alimentarsi con il nostro lavoro.

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