Unione europea e fake news
La disinformazione online, che si caratterizza per le cosiddette fake news, è sempre più diffusa nei paesi dell’Unione europea (UE) e non solo. La questione è molto dibattuta in Europa e negli Stati Uniti, dove la libertà d’informazione, ma anche la correttezza dell’informazione, sono indispensabili per una sana democrazia. Orbene, sono provate le intromissioni nei dibattiti online e la diffusione deliberata di notizie false da parte di enti o aziende con sede in alcuni paesi stranieri, in primis la Russia. Il problema è oramai geopolitico, nel senso che è la disinformazione è diventata un’arma usata da alcuni Stati per influenzare l’opinione dei cittadini e, quindi, il loro voto.
La Commissione europea ha adottato delle misure volte a contrastare la disinformazione online che prevedono una maggiore trasparenza della pubblicità politica online e la possibilità di imporre sanzioni per l’uso illegale di dati personali finalizzato a influenzare deliberatamente il risultato delle elezioni europee.
In particolare, in vista delle elezioni europee del 2019 e delle elezioni nazionali e locali che si terranno in vari Stati membri entro il 2020, la Commissione europea ha presentato un piano d’azione per contrastare la disinformazione in Europa, al fine di tutelare i propri sistemi democratici e i dibattici pubblici. Il piano d’azione predisposto dalla Commissione europea si concentra su quattro settori chiave che potenzieranno le capacità dell’UE e rafforzeranno la cooperazione tra i suoi Stati membri.
Il piano d’azione punta innanzitutto ad un’individuazione più efficace delle azioni di disinformazione, attraverso le task force di comunicazione strategica e la cellula dell’UE per l’analisi delle minacce ibride del servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), di strumenti di analisi dei dati, ma anche grazie al lavoro delle delegazioni dell’UE presenti nei paesi vicini, che saranno rafforzate con del personale aggiuntivo e specializzato. Inoltre, il bilancio per la comunicazione strategica del SEAE, destinato a contrastare la disinformazione e a sensibilizzare i cittadini riguardo alle sue ripercussioni, passerà da 1,9 milioni di € nel 2018 a 5 milioni di € nel 2019.
Ovviamente, gli Stati membri devono fare la loro parte ed integrare tali misure rafforzando i propri strumenti di gestione della disinformazione. Le istituzioni europee e gli Stati membri devono offrire una risposta coordinata alle azioni di disinformazione, attraverso un apposito sistema di allarme rapido, inteso ad agevolare la condivisione dei dati e delle valutazioni delle campagne di disinformazione e a segnalare minacce di disinformazione in tempo reale.
È indispensabile anche la collaborazione delle piattaforme online e dell’industria, a partire dai firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione online del 16 ottobre 2018 (firmato da Facebook, Google, Twitter, Mozilla, dall’associazione di categoria che rappresenta le piattaforme online e dalle associazioni che rappresentano l’industria della pubblicità e gli inserzionisti), che dovrebbero attuare in modo rapido ed efficace gli impegni assunti e, in vista delle elezioni europee del 2019, garantire la trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica, intensificare gli sforzi per eliminare i profili falsi, contrassegnare le interazioni non umane (messaggi diffusi automaticamente) e collaborare con verificatori di fatti e ricercatori universitari al fine di individuare le campagne di disinformazione.
Infine, la sensibilizzazione e responsabilizzazione dei cittadini rappresentano un aspetto importante che sarà sviluppato attraverso apposite campagne di sensibilizzazione, mentre le istituzioni europee e gli Stati membri promuoveranno l’alfabetizzazione ai nuovi media attraverso appositi programmi, con il sostegno di gruppi multidisciplinari nazionali di verificatori di fatti indipendenti e ricercatori che avranno il compito di individuare e denunciare le campagne di disinformazione diffuse nelle reti sociali.
Federica Mogherini, Vicepresidente della Commissione europea e Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha dichiarato che «una democrazia sana si fonda su un dibattito pubblico aperto, libero ed equo. È nostro dovere proteggere questo spazio e non permettere a nessuno di diffondere notizie false che alimentano l’odio, le divisioni e la sfiducia nella democrazia. Abbiamo deciso di agire insieme, come Unione europea, e di rafforzare la nostra risposta, promuovere i nostri principi, sostenere la resilienza delle nostre società all’interno delle nostre frontiere e nel vicinato. Questo è il modo europeo di rispondere a una delle principali sfide dei nostri tempi».
Le ha fatto eco Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea e responsabile per il Mercato unico digitale, secondo il quale «dobbiamo rimanere compatti e unire le forze per proteggere le nostre democrazie dalla disinformazione. Abbiamo assistito a tentativi di interferire in elezioni e referendum, con elementi che indicano la Russia come fonte principale di tali campagne. Per far fronte a queste minacce proponiamo di migliorare il coordinamento con gli Stati membri mediante un sistema di allarme rapido, di rafforzare le nostre squadre che denunciano i casi di disinformazione, di aumentare il sostegno ai mezzi di informazione e ai ricercatori e di chiedere alle piattaforme online di rispettare gli impegni assunti».
I firmatari del codice di buone pratiche sulla disinformazione online forniranno alla Commissione europea il primo aggiornamento sull’attuazione dello stesso codice, che la Commissione pubblicherà nel gennaio 2019, mentre tra gennaio e maggio le piattaforme online dovranno fornire alla Commissione europea un resoconto mensile. La Commissione europea effettuerà anche una valutazione globale dell’attuazione del codice di buone pratiche nei suoi primi 12 mesi. Entro marzo 2019, in previsione delle elezioni europee, sarà attivato il sistema di allarme rapido, coadiuvato da un ulteriore rafforzamento delle pertinenti risorse.