L’Unione Africana punta all’autofinanziamento

Al prossimo vertice di Rabat, in Marocco, dal 22 al 25 gennaio, si attendono consistenti passi avanti nella definizione degli organismi per l’autofinanziamento del Unione africana, fino ad ora troppo dipendendente dal sostegno estero
Paul Kagame - Ruanda (AP Photo/John Muchucha, File)

L’Unione Africana (Ua) ha deciso fin dal 2016 di ridurre l’influenza occidentale (che finanzia in parte l’organizzazione panafricana) e a maggior ragione l’ingerenza di alcune potenze straniere, cercando finanziamenti al suo interno. Dal 22 al 25 gennaio 2022 a Rabat, in Marocco, si terrà a tale scopo un incontro ad alto livello sul finanziamento dell’Organizzazione.

L’indipendenza finanziaria è una delle priorità dell’agenda 2063 dell’Unione Africana, sapendo che il budget operativo dell’Organizzazione è stato stimato in 800 milioni di dollari nel 2018, di cui oltre il 75% proveniente da donazioni di potenze straniere.

Attualmente, l’Ua fa grande affidamento sui finanziamenti dei donatori per gestire i suoi programmi e attività. Anche perchè il 40% degli Stati membri non versa i propri contributi annuali all’Organizzazione.

In altre parole, i Paesi africani vorrebbero uscire dalla forte dipendenza da contributi esterni, ma finora oltre il 50% del budget è sostenuto da partner per lo sviluppo, con in prima fila l’Unione Europea (Ue) e la Cina. Per autofinanziarsi, l’Unione Africana chiede a ciascuno degli Stati membri di generare nuove entrate tassando allo 0,2% un certo numero di prodotti importati. Il 20 dicembre 2018, 25 paesi (che rappresentano circa il 45% dei membri dell’Ua) si sono impegnati a recepire la decisione presa a Kigali sul finanziamento dell’Unione.

Gli impegni di riforma finanziaria mirano a raggiungere obiettivi chiari e specifici che includono, tra l’altro, versamenti all’Unione africana tempestivi, adeguati, affidabili e prevedibili di tutti i contributi stabiliti dagli stessi Stati membri e dai partner; ricerca di autonomia finanziaria e minore dipendenza da fonti esterne; equa ripartizione degli oneri di bilancio dell’Unione e minore dipendenza da alcuni Paesi; miglioramento di budget, supervisione finanziaria e governance per raggiungere standard fiduciari elevati, rapporto qualità-prezzo e probità; finanziamento prevedibile e sostenibile delle operazioni di pace dell’Ua attraverso il rilancio del Fondo per la pace dell’Ua e la ricerca di alleanze strategiche.

Dieci anni dopo la fondazione nel 2002 dell’Unione Africana, nel 2012 è stata realizzata la sede centrale grazie ad una donazione della Repubblica Popolare Cinese (compresi i mobili), per un importo di 200 milioni di dollari. Un secondo progetto, il complesso “Peace and Security”, è stato realizzato dalla Repubblica Federale di Germania, che ha donato 21 milioni di euro (circa 24 milioni di dollari). Nel 2014, il budget della Commissione dell’Unione Africana, pari a circa 308 milioni di dollari (circa 138 per le spese operative e 170 per i programmi), è stato finanziato per il 97% dai partner, con un contributo del restante 3% proveniente dai Paesi membri. Una dipendenza eccessiva.

L’attuazione della decisione di Kigali prevede quindi il rafforzamento delle riforme finanziarie e di bilancio al fine di garantire maggiore disciplina finanziaria all’interno dell’Unione per risolvere in modo decisivo i problemi legati ai bassi livelli di esecuzione, di individuare gli sprechi non rilevati e i casi di sforamento di bilancio da parte di dipartimenti o organi, nonché il pieno rispetto delle regole e delle procedure finanziarie stabilite dall’Unione africana.

Se l’Africa è stata a lungo un attore passivo nella propria politica economica, grandi leader del continente come il ruandese Paul Kagame spingono per rendere l’Unione Africana un organismo sempre più forte e indipendente. Per il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo: «il continente non ha altra alternativa che ridurre la sua dipendenza dagli aiuti esterni e dalle merci importate e iniziare a mobilitare risorse interne per finanziare il suo sviluppo e diversificare la sua economia».

Così, al 33° vertice ordinario dell’Organizzazione, conclusosi il 10 febbraio 2020 ad Addis Abeba, si è deciso di accelerare l’istituzione della Banca Centrale Africana (Acb), del Fondo Monetario Africano (Amf), della Banca Africana per gli Investimenti (Aib) e della Borsa Panafricana. Si tratta indubbiamente di concrete premesse per realizzare una svolta da molto tempo attesa e perseguita.

 

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