L’umanità dei fratelli Dardenne

“La ragazza senza nome” presenta il volto ferito della società belga. Le altre uscite del fine settimana.
La ragazza senza nome

Forse non è il loro miglior film, ma La ragazza senza nome, magnificamente 

interpretato da Adéle Haenel, è, almeno nelle intenzioni,  uno dei più “vissuti”. La giovane medico di base Jenny è determinata nel seguire notte e giorno i suoi pazienti, con uno spirito di sacrificio che le deriva dall’aver preso sul serio la professione. Così, una sera, quando l’ambulatorio è chiuso da un’ora, sente suonare il citofono, ma non va ad aprire, perché non è orario, mentre sta discutendo col giovane stagista. Il mattino dopo viene a sapere che il cadavere di una ragazza nera trovato vicino al fiume è quello della donna che aveva invano citofonato. Presa dai sensi di colpa, inizia  una indagine molto personale e rischiosa sull’identità della ragazza, sulla sua famiglia e il suo lavoro. Scopre il grande volte dell’omertà, anche tra i suoi pazienti. Jenny a contatto col dolore di una società piena di paure, matura e fa maturare piccoli e grandi quasi senza accorgersene.

Il progetto dei Dardenne è certo bello e in diversi momenti la storia di questa donna generosa, si direbbe talora eroica, ha qualcosa di religioso, pur senza riferimenti a qualsiasi trascendenza. Jenny è un donna che non ha amori, né passioni, vive solo per la sua “missione”. Il volto della società che i due registi ci presentano è il Belgio di una umanità ferita e spesso smarrita, povera interiormente, sulla quale scende la comprensione della giovane medico. Una minor lunghezza e ripetitività di scene e atteggiamenti forse avrebbe snellito il film e dato un maggior risvolto emotivo al personaggio di Jenny, ma il film resta comunque un lavoro significativo, da non perdere.

 

In sala

 

 

Ben Affleck in The Accountant (Il ragioniere) fa tre film (trhiller, poliziesco, psicologico) in uno. Se lo può permettere perché è davvero bravo a impersonare Christian Wolff, che soffre di autismo dall’infanzia, ed ora, adulto, lavora sotto copertura in un piccolo studio per alcun società criminali.

Pedinato dalla Cia, deve districarsi tra mille trabocchetti, e, ovvio, cercherà di riuscirci con una astuzia che non gli si darebbe, mentre invece l’uomo è quanto mai intelligente e creativo…

Certo troppo lungo, resta però un film interessante, ricco di suspence e retto dalla forte performance di Affleck, che ormai non sbaglia un colpo.

 

 

Non sbaglia nemmeno Pif con In guerra per amore, di cui già abbiamo parlato. Favola bella e amorosa per raccontare lo sbarco alleato in Sicilia e le collusioni angloamericane con la mafia, regge perche sa intelligentemente dosare ritmi e personaggi, inventandosi i due disgraziati – un cieco e uno zoppo ‒, maschere umane divertenti e amare. Fotografia molto  luminosa, ricostruzioni storiche precise, regia vivace. Vale la pena vederlo.

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