L’umanesimo del Paradiso ’49
Di solito un umanesimo si definisce a partire dall’introduzione di una scoperta riguardante l’umanità e la sua missione nella storia. La scoperta si esprime come una lettura in filigrana di qualcosa pertinente all’essere umano prima di ogni sua particolare manifestazione fisica, storica e culturale. […] Il pensiero post-moderno ha seppellito le ultime grandi visioni dell’uomo (il marxismo, il positivismo, l’idealismo) mostrandone l’inattualità e l’inutilità.
Secondo questa critica, è inutile insistere a rovistare nel profondo dell’essere umano per individuare gli elementi di un nuovo umanesimo. Invece di scavare nei precipizi metafisici, bisognerebbe che gli strumenti esplorassero la superficie dell’esistenza umana, varia e molteplice, accontentandosi di identificare i processi ricorrenti, le poche costanti del divenire storico-sociale (potere, sviluppo, lavoro, diritti…).
E se invece non avessimo scavato abbastanza? Una risposta alternativa ai quesiti posti circa il declino degli umanesimi del passato è che, forse, invece di risalire in superficie, si dovrebbe andare più in profondità, vedere le cose con altri occhi, da un altro punto di vista, in circostanze originali e secondo esperienze inedite.
Questo fu quanto avvenne fra il 1949 e il 1951, protagonisti Chiara Lubich, Igino Giordani e altri primi membri della nascente comunità dei Focolari, nell’esperienza denotata Paradiso ‘49. Avvenne in un contesto segnato da una visione cristiana delle cose portata al massimo della coerenza fra pensiero ed azione, e in una dimensione spirituale originale e nuova, in cui la contemplazione della realtà fu tanto più efficace quanto potenziata dall’amore cristiano, consumato fino alla realizzazione dell’unità.
Il manifesto intellettuale di questo gruppo era la Sacra Scrittura, da cui riuscivano ad apprendere il senso e il significato di ogni cosa. L’eliminazione di ogni interesse materiale dal bilancio di questa esperienza spirituale si ricava dal fatto che l’oggetto di tale esperienza mistica non era estraneo alla sapienza da cui scaturiva, cioè non si distaccava dall’esperienza per diventare merce da vendere sul mercato dei pensieri raffinati.
Gli scritti pervenuti del Paradiso ‘49 sono, in parte, le lettere che Chiara Lubich spediva a Igino Giordani per comunicargli la realtà di cui lei e le focolarine facevano esperienza. Non dovrebbe disarmarci la considerazione che ci troviamo all’interno di un discorso religioso e spirituale. […] Ciò che avvalora l’umanesimo non è la scintilla da cui si produce, ma la tenuta dei suoi argomenti rispetto alle domande fondamentali sul senso del divenire storico-sociale e le conseguenti sfide etiche che esso porta con sé.
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