L’ultimo volo dei gabbiani

Gabbiani

«Strage di gabbiani tra Termoli e Campomarino». Così titolavano alcuni giornali qualche tempo fa a proposito di una morìa di gabbiani dalle dimensioni insolite. I volatili, tipici “abitanti” delle coste che amano cibarsi prevalentemente di pesci, in effetti non disdegnano qualche puntatina anche presso le discariche. Ed è da qui che, molto probabilmente, sono andati incontro alla morte. Dalle analisi effettuate ai gabbiani avvelenati, infatti, sono state trovate tracce di piombo, pesticidi e cadmio, sostanze che sono risultate letali.

Ma, se tali sono state per i bianchi pennuti, non di meno la loro presenza può risultare devastante per gli uomini, anche per gli eventuali riflessi sulle falde acquifere.   

 

Non è andata meglio a decine di gabbiani lontani dall’Italia migliaia di chilometri. Nel mare di Barents, nella Norvegia ricca di fiordi e paesaggi mozzafiato, sono stati rinvenuti decine di gabbiani morti: piccoli e adulti hanno subito la stessa, apparentemente inspiegabile, sorte. Le autopsie effettuate hanno rivelato che solo nel 13 per cento dei casi si era tratto di morte per malattie, aggressioni esterne o età avanzata. In tutti gli altri corpi sono state riscontrate quantità altissime di sostanze chimiche tossiche, soprattutto Pcb (polclorobifenili), uno tra gli inquinanti più pericolosi per l’ambiente, nonché probabili cancerogeni per l’uomo

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