L’ultimo romano de Roma

Ci ha lasciati, all'età di 85 anni, Luigi Magni, regista della Roma papalina. "Nell'anno del SIgnore" e "In nome del papa re" alcuni dei suoi film più celebri
Luigi Magni

Se ne sono andati Anna Magnani, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Aldo Fabrizi. Ossia gli attori che di Roma avevano fatto cuore e vita della loro arte. Ora è toccato a Luigi, detto Gigi, Magni, 85 anni.

Un “cattocomunista” come lui si definiva: ironico, mai volgare, disincantato allegro e popolare, ma anche colto, brillante, arguto.

Il nome resta legato al ciclo della Roma papalina, nella quale si muoveva anche un romano supercattolico come Andreotti nei suoi  libri sui papi-re, a cui Magni pareva rispondere con i film (Nell’anno del Signore, In nome del papa re, In nome del popolo sovrano, La carbonara) arguti, salati di pepe anticlericale e di gusto popolare. Insomma quella Roma che amava-odiava il papa-re.

Ovviamente Magni non era uno storico e quindi i suoi film non hanno questa ambizione, se non quella di ricreare un'atmosfera, un'idea anche di una certa mentalità, di far rivivere un ambiente che a Roma – lui era nato in via Giulia, aveva 14 anni all’epoca dell’occupazione nazista – ormai s’è perso e che egli riguardava con infinita, tenera e dolente, nostalgia. Gli prestava corpo e maschera un grande attore come Nino Manfredi, indimenticabile ne In nome del  papa re.

Magni amava Roma e l’aveva fatta rivivere  nella commedia musicale  Rugantino, un successo che non accenna a finire.

Regista (e scrittore) che sapeva alternare il comico e il tragico senza eccessi, con una finezza sottintesa che rendeva il ritmo sciolto  e gli episodi del passato specchio del presente, Magni aveva ben capito che la storia, se la si ascolta, può essere davvero maestra della vita.

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