L’ultimo dei guru fondatori dei sikhs
Una data importante per la comunità sikh nel mondo: il 346° anniversario della nascita di Guru Gobind Singh
Figlio del guru Tegh Bahadur, decapitato per ordine dell’imperatore Aurangzeb, Gobind Singh si trovò ad essere riconosciuto come guru all’età di nove anni. La sua vita fu breve: visse quarantadue anni. Tuttavia, risultò decisiva per la giovane comunità dei ‘seguaci’, i sikhs, di Guru Nanak, fondatore della nuova religione, che desiderava solo armonizzare aspetti delle religioni dei Veda e delle Upanishad e Islam per assicurare armonia sociale in India.
Al termine della sua vita Gobind Singh non lasciò un altro uomo come guida della comunità, ma il Guru Granth Sahib, il libro sacro della religione sikh, che tutt’ora è considerato dalla comunità come la vera guida di coloro che seguono questa religione.
La comunità sikh ricorda Gobind come un eroe senza paura, dotato di grande coraggio, ma anche un poeta eccelso, autore di versi indimenticabili.
Soprattutto, però, i sikhs ricordano il loro ultimo guru per una grande lezione che diede alla comunità in occasione del festival di Vaisakhi, la celebrazione della primavera, quando una grande folla si radunò nella città santa di Anandapur (Città della pace e della serenità). Circa ottantamila persone si erano date appuntamento per un darshan del guru.
Il darshan in India è un atto religioso importante. Significa avere la possibilità di vedere qualcuno particolarmente santo e avere il dono delle sue virtù e doti, grazie ai brevi attimi in cui lo si può fissare.
Il guru, tuttavia, si presentò con la sua spada e chiese un volontario pronto a donare la sua testa. Un coraggioso si dichiarò disposto a offrirsi come vittima e, dopo di lui, altri quattro. Alla fine il guru si presentò alla folla dei devoti con i 5 coraggiosi, tutti ancora vivi.
Aveva dato una lezione di cosa significa essere pronti ad offrire la propria vita con coraggio e senza alcuna paura. I cinque eroi furono, poi, sottoposti alla cerimonia cosiddetta Khande Ka Pahul (il battesimo della spada affilata da entrambe le parti) durante la quale furono invitati a bere acqua e zucchero, mentre la folla cantava versi dai libri sacri.
Fu l’atto fondativo di quello che diventò il Khalsa, l’ordine dei puri. L’atto di questo tipo di battesimo implica anche la rinuncia all’appartenenza di casta, credo o altre comunità. Chi compie questi passi assume l’appellativo di Singh, leone, e si impegna a indossare i cinque elementi distintivi dei Sikhs: Kesh (i capelli e la barba fluenti); Kanga (il pettine in legno che blocca i capelli annodati sulla testa); Kara (un braccialetto di acciaio); Kachera (pantaloni alla zuava); ed Kirpan (una piccola spada).
Il khalsa sta ad indicareuna sorta di rinascita mistica dei cinque coraggiosi ed un esempio di virtù spirituale e coraggio marziale.