L’ultima chance
Quella sera Paulinho si era addormentato molto triste perché aveva visto tante cose terribili al telegiornale e non sapeva proprio cosa fare perché il mondo andasse un po’ meglio. La mamma gli aveva detto di pregare la Madonna e lui si era addormentato con l’Ave Maria sulle labbra”” Ed ecco che improvvisamente si era trovato su un razzo che lo stava portando alla velocità della luce su un pianeta molto lontano dalla Terra e dal nostro tempo: esattamente mille anni fa! Il pianeta si chiamava Speranzio ed era abitato da tante persone che avevano intelligenza, volontà e capacità meravigliose, con una specie di cuore che batteva a tic tac come il nostro. Già da quell’epoca avevano scoperto la televisione, il computer, i telefonini, per non parlare poi degli aerei e dei treni supertecnologici che potevano percorrere ogni distanza in pochi minuti: bastava schiacciare un bottone e” svamp! Si era già sul posto! Questo però non riguardava tutti gli abitanti di Speranzio, ma particolarmente una nazione che aveva come presidente un certo Blut, un tipo gioviale e soddisfatto che si riteneva il capo della popolazione più in gamba di tutto il pianeta. Purtroppo avevano anche già inventato l’atomica e tutte le armi più sofisticate, che tenevano ben nascoste perché” non si sa mai. Bisognava essere sempre all’avanguardia di tutto! Come oggi sulla Terra, così su Speranzio c’erano infatti anche allora paesi ricchi e paesi poveri che si logoravano, oltre che per la fame, anche per la rabbia di non avere tutte le cose che gli altri avevano. La distanza fra gli uni e gli altri cresceva a dismisura e in modo speciale il capo di uno di questi paesi poveri, un certo Zatan, si rodeva il fegato. Quando pensava che una manciata di chilometri più in là c’era un popolo ricco sfondato che poteva avere tutto quello che voleva e nel quale i bambini erano troppo grassi per tutte le merendine che mangiavano, si sentiva travolto da un’odio feroce e avrebbe voluto sterminarli tutti, a cominciare dal presidente. Ebbene, sì, ci sarebbe arrivato, a costo di diventare amico del diavolo! Odio di qua e disprezzo di là: una situazione tremenda. L’Eterno Padre guardava dalla sua finestra e sospirava! Ad un certo punto cosa vide Paulinho? Vide Dio parlare sottovoce a Diamantino, un bellissimo angelo della sua schiera celeste, e sentì che gli diceva – aveva capito bene? – di travestirsi da bambino e scendere su Speranzio, andando a dire a Blut e poi a Zatan”.psst, psst, psst: un segreto. Non riuscì a capire tutte le parole ma subito si accorse che Diamantino, nascoste le ali sotto un maglione, si buttava giù dal cielo e” pluff, atterrava, con fare noncurante, nel giardino del palazzo presidenziale di Blut, mettendosi a giocare come niente fosse proprio sul luogo e nel momento in cui il presidente, tipo sportivo, faceva lo jogging quotidiano. “Buongiorno signor presidente!”. “Ehi, ragazzo, come va?”. “Molto male signor presidente!”. “Male? Come mai?”. “Io ho un amico di un altro paese che mi ha scritto che sta morendo di fame!”. E si mise a piangere. “Oh, mi spiace: dammi l’indirizzo del tuo amico che faccio telefonare al presidente di quel paese di mandargli qualche aiuto”. “Il presidente” cioè il capo di quel paese, è Zatan”. A quel nome Blut prese uno shock e fece una smorfia di disappunto. Sapeva le intenzioni di Zatan ed aveva già deciso di mandare le sue forze armate a sterminare quella regione: un gioco da ragazzi con la tecnologia di cui era in possesso. Diamantino continuò: “Signor presidente, io avrei un’idea. Non potrebbe telefonare lei direttamente a Zatan e dirgli: “Senti, perché non vieni da me in segreto che parliamo un momento? Abbiamo idee diverse ma forse, insieme, potremmo trovare qualche soluzione. Per farti vedere che non ho cattive intenzioni nei tuoi confronti ti prego di accettare in omaggio l’aereo col quale ti manderei a prendere: tu usalo poi come vuoi: non occorre dire che te l’ho dato io””. Paulinho si accorse che Blut era rimasto di stucco. Quel bambino non parlava poi mica tanto da bambino! Prima di potersi riavere dalla meraviglia, Blut vide tutto uno sfavillare di luci, un fruscio d’ali e” il bambino era scomparso! Si tastò il polso per vedere se aveva la febbre, ma macché: stava benissimo. Riprese allora la corsa, continuando ad inciampare, finché decise, per quel giorno, di ritirarsi al più presto per pensare a quello che gli era accaduto. Pensò, pensò, pensò, finché prese una decisione importante. La stessa cosa Diamantino fece con Zatan, solo che lui non faceva jogging ma arti marziali e negli intervalli degli esercizi beveva a gogò spremute d’arancia per rinforzarsi. Anche lui pensò, pensò, pensò e poi decise: forse era l’ultima chance che gli rimaneva . Le telefonate, da ambedue le parti, davano sempre occupato perché ognuno faceva contemporaneamente il numero che lo stava chiamando, finché Zatan fu più fortunato e trovò libero. Mamma che difficile quel dialogo, e non solo per la lingua, tradotta dall’interprete di fiducia! Perfino Paulinho, che guardava come sarebbe andata a finire, sudava freddo. Diamantino vegliava dall’alto per poter riferire tutto all’Eterno Padre, e batté le mani quando vide finalmente l’aereo che trasportava Zatan verso Blut, solcare il cielo, in grande segreto naturalmente. I due capi parlarono, parlarono, parlarono per tre giorni e per tre notti consecutive, mangiando solo patatine fritte, noccioline e bevendo succhi di frutta. Nessuno, esclusi gli interpreti, entrò in quella stanza fino alla fine dei colloqui. Si accorsero così di quante cose avessero in comune, come: la fame, la sete, la stanchezza, il sonno, i figli, gli amici, l’amore per la propria terra e il suo popolo, e perfino” il senso dell’umorismo. Infatti considerarono che, se non si fossero spicciati, la morte sarebbe giunta anche per loro e allora” addio guerra o pace! In fondo poi, non erano così diversi: si trattava solo di entrare un po’ di più uno nella pelle dell’altro, cercando di fare per lui quello che ciascuno avrebbe voluto fosse stato fatto a sé. Dopo 72 ore di trattative, nel cuore della notte, Zatan ripartì sull’aereo che gli era stato regalato, apparentemente sulle sue per non dare nell’occhio, ma profondamente cambiato nel cuore. Lo stesso avvenne per Blut che finalmente si concesse dieci ore di sonno tutte di seguito e poi fece jogging senza più inciampare neanche una volta. Nessuno seppe niente di quell’incontro ma ormai si pensava che la guerra fosse alle porte e i telegiornali ne parlavano come di cosa scontata. Tutta Speranzio stava col fiato sospeso, ma” passò un giorno, ne passò un altro, poi dieci, venti, cento e gli aerei che sorvolavano il pianeta erano solo quelli da turismo. Navi cariche di tutto incominciarono a fare la spola fra i continenti dirigendosi senza indugio verso i paesi più poveri mentre un frutto succosissimo, che cresceva solo nel paese di Zatan e guariva tutti i mal di stomaco del mondo incominciò ad essere distribuito gratuitamente ovunque. Gli abitanti dei vari stati incominciavano a guardarsi con occhi nuovi, ad avere meno diffidenza reciproca. Diamantino non stava più nella pelle dalla gioia e perfino l’Eterno Padre, commosso, mandava manciate di arcobaleni di qua e di là ogni volta che vedeva fare un atto di amore. Blut e Zatan incominciarono a telefonarsi spesso, quasi fossero stati due amici d’infanzia: insomma, c’era poco da dire: era incominciata un’epoca diversa. Che clima meraviglioso c’era ormai su quel pianeta! A questo punto Paulinho si è svegliato. Di corsa ha scritto questo bel sogno sul suo computerino e me lo ha mandato in email perché lo facessi pubblicare su tutti i giornali del mondo. Proprio su tutti” non so se ci riuscirò! Ma se qualcuno di voi domani diventasse presidente, potrebbe mettersi questo sogno nel cassetto: chissà che in certe situazioni non possa suggerirgli qualcosa!