L’ultima avventura di Viggo Mortensen
Classe 1958, americano con ascendenze europee, poeta scrittore e attore, Viggo torna sugli schermi con Captain Fantastic, osannato a Cannes e vincitore a Roma del Premio del pubblico.
Celebre come Aragon nella saga del Signore degli Anelli, aspetto glaciale e sicuro con implacabili occhi azzurri è capace di immedesimarsi sino al massimo nei personaggi che interpreta, siano commedie drammi o movie action violenti. Interviene nella sceneggiatura, è deciso, intelligente, poliglotta (parla anche l’italiano). Ha lavorato fra gli altri con Peter Weir in Witness, David Cronenberg (A History of violence, La promessa dell’assassino, A dangerous Method), Walter Sales (On the road) ed ora con Matt Ross.
Questa volta è un capo-tribù che cresce i sei figli nelle foreste del Nord America, lontano dalla società, li vuol fare uomini autonomi che sanno soffrire e gioire, indipendenti e virili. È un padre severo e affettuoso, con una moglie che si è dedicata al loro progetto. È un buon padre? Lo dirà la vita. Il dolore colpisce la famiglia nella persona della madre e porta ciascuno dei figli ad una reazione secondo il proprio temperamento e l’età. Il mondo, ed il mito del roussoniano “buon selvaggio “‒ che ritorna periodicamente nei film con nuovi Robinson Crusoe ‒, va in crisi e la verità la si trova cercandola a fatica. Perché la libertà sta nell’estraniarsi dal mondo cosiddetto civile o nel viverci inseguendo i propri valori?
È forse la domanda di fondo di un film molto bello, delicato e anche serio, fantasioso e ribelle, con una fotografia poetica, atmosfere dense ed una interpretazione, Viggo a parte – perfetto ‒, dei sei ragazzi davvero entusiasmante.
I film sulla crescita dei figli non mancano, e sono spesso o dalla parte di genitori impositivi o dalla parte dei ragazzi che li spiazzano, i padri soprattutto.
L’originalità qui sta nella figura di un padre che vive di un ideale grande di libertà ma non fa i conti con la realtà di oggi, e i figli finalmente se ne accorgono. Diventano in qualche modo padri del loro padre, ed è la novità del filone padri-figli. Senza certo macchiettismo e provincialismo non solo nostrano, ma nello splendore di una natura bellissima e di una vita “vergine” il padre diventa o ridiventa un eroe, fragile e perciò più degno di amore. Viggo lo incarna con una perfezione commovente ed una intensità che si avverte lo coinvolge personalmente in modo completo.