L’ugola, il timpano e l’anima

La scommessa del silenzio.
Musica

In tanti invocano una nuova stagione del dialogo. Dialogo fra le istituzioni, fra i poteri dello Stato, fra i partiti politici, fra governo e sindacati, fra le parti sociali. Dunque, facciamo un’agenda del dialogo. Sì, però fissiamo prima i paletti necessari! Già, Ma non è che stai cercando l’inciucio? No, semmai il problema è tuo, che non ti chiarisci con i tuoi alleati sulle ragioni del dialogo. Lo vedi: in-realtà-il-dialogo-non-lo-volete. No-siete-voi-che-lo-rendete-impossibile. Ah-sì?-allora-andiamo-avanti-per-la-nostra-strada. MNEversivi!Sappiatedunquechelanostraopposizionesaràferma.

NMN Ipocriticirivediamoalleregionali…  

 

Magari riscoprissimo il valore del silenzio, altro che questo dialogo! E quando c’è da urlare l’indignazione di una città, essa sceglie il silenzio, come è avvenuto pochi giorni fa al sit-in silenzioso promosso dalla società civile di Reggio Calabria, a seguito dell’attentato davanti alla Procura. Il silenzio non è debolezza, anzi «niente rafforza l’autorità quanto il silenzio», diceva quel grande statista che è stato Charles De Gaulle.

Di fatto, solo nel silenzio posso ascoltare l’altro, posso registrare i bisogni di tutti, e fare con ciò della politica un’azione davvero protesa al bene comune. Sarà stato per questo che lo schivo e taciturno Alcide De Gasperi ha potuto ricostruire la democrazia nel nostro Paese e fondare l’Europa unita. Ancora oggi, i recenti sondaggi dicono che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gode di una popolarità e di una fiducia molto alta, per via della compostezza e riservatezza con cui guida la nazione. 

 

Siamo sicuri che, se i toni si abbassassero, anche i contenuti diverrebbero più virtuosi. E allora, in vista della imminente campagna elettorale per le regionali, proviamoci. Mettiamoci in ascolto registrandoci internamente così: quando il timpano non vibra eccessivamente e l’anima corrisponde con favore, allora stiamo tranquilli che la sapienza per discernere e decidere l’avremo raggiunta.

Troppo teologico come suggerimento? Questo che segue è forse più pratico (ancorché pericoloso): durante le trasmissioni elettorali e i vari talk show, alzate il volume del telecomando ben più del normale. La ricezione dei messaggi sarà gradevole solo se il tenore delle voci sarà contenuto, altrimenti dovrete spengere. O sarà il vostro affettuoso vicino a ricordarvi, con gesta inconsuete per la sua composta figura, di farlo. 

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