L’Ue nella Convenzione di Istanbul
Il Parlamento europeo ha approvato le risoluzioni che chiedono all’Unione europea (Ue) di aderire alla Convenzione di Istanbul, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, che è il primo testo internazionale, giuridicamente vincolante, che definisce giuridicamente la violenza contro le donne e stabilisce un quadro completo di misure giuridiche e politiche per prevenire tale violenza, sostenere le vittime e punire gli autori.
Fin dall’ottobre 2015, la Commissione europea aveva adottato una tabella di marcia che concludeva che l’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul avrebbe creato un quadro coerente a livello europeo per combattere la violenza contro le donne, migliorato la prevenzione per tutte le donne e offerto una migliore protezione e sostegno alle donne e ai bambini vittime di violenza e a gruppi specifici di donne. Il Consiglio dell’Ue può ora procedere alla conclusione della procedura di adesione dell’Ue alla Convenzione.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne è stata approvata il 7 aprile del 2011 ed è entrata in vigore nell’agosto del 2014. Fu inizialmente firmata dai 45 Saesi membri del Consiglio d’Europa, poi ratificata da 34 Stati. Ma non tutti gli Stati dell’Ue vi hanno aderito e la Polonia potrebbe ritirarsi presto.
Infatti, la Commissione europea aveva proposto l’adesione dell’Ue alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne nel 2016, ma la ratifica si è arenata a causa della reticenza di alcuni Stati membri: Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia.
Tuttavia, un parere della Corte di Giustizia dell’Ue del 6 ottobre 2021 ha confermato che l’Ue può ratificare la Convenzione di Istanbul senza l’accordo di tutti gli Stati membri. La Corte di giustizia dell’Ue, invero, ha individuato un ambito di applicazione per l’adesione dell’Ue nelle politiche di asilo e cooperazione giudiziaria in materia penale e negli obblighi delle istituzioni e della pubblica amministrazione dell’Ue.
Gli eurodeputati hanno dato il loro consenso all’adesione in due votazioni separate. Quella sulle istituzioni e la pubblica amministrazione dell’Ue, con 472 voti favorevoli, 62 voti contrari e 73 astensioni; quella sulla cooperazione giudiziaria in materia penale, l’asilo e il non respingimento con 464 voti favorevoli, 81 voti contrari e 45 astensioni. A Strasburgo, però, i deputati europei di Lega e Fratelli d’Italia si sono in maggioranza astenuti, mentre due eurodeputate deputate della Lega hanno votato contro.
Tali posizioni discendono dalla volontà di contestare la decisione di accelerare la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell’Ue con un voto a maggioranza qualificata e non più all’unanimità. Al contempo, gli eurodeputati che si sono astenuti hanno inteso così ribadire anche la loro preoccupazione sulle tematiche legate al gender.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne è oggetto di critiche da parte di organizzazioni conservatrici cattoliche, antifemministe, antiabortiste e quelle contro i diritti delle persone Lgbt+, nonché da Stati governati da forze politiche conservatrici come la Polonia, l’Ungheria e la Turchia che, del resto, si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul nel luglio del 2021.
La questione della cosiddetta ideologia gender, presentata come una tesi che pretende di negare la differenza biologica tra uomini e donne, è un punto di critica molto forte da parte di tali organizzazioni movimenti che la riconoscerebbero nella Convenzione di Istanbul.
Secondo Łukasz Kohut, eurodeputato polacco del gruppo dei Socialisti & Democratici, relatore della Commissione libertà civili, giustizia e affari interni, «la violenza di genere è il più grande problema quotidiano irrisolto in Europa», in considerazione del fatto che «una donna su tre nell’Ue ha subito violenza fisica e/o sessuale; circa 62 milioni di donne». Proprio «la Convenzione di Istanbul è riconosciuta come lo strumento più efficace per combattere la violenza di genere, poiché impone obblighi concreti», cosicchè, ora, «un ombrello legislativo europeo antiviolenza proteggerà le donne e le ragazze in Europa, attraverso l’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul».
Gli fa eco l’eurodeputata svedese Arba Kokalari, del Partito popolare europeo, relatrice per la Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, secondo la quale «è tempo che l’Ue ratifichi la Convenzione di Istanbul». Del resto, «l’Ue deve passare dalle parole ai fatti per fermare la violenza di genere, proteggere le vittime e punire gli autori» e, «dopo quasi dieci anni di pressioni da parte del Parlamento europeo, ora la ratifica della Convenzione di Istanbul innalzerà gli standard nella lotta e nella prevenzione della violenza di genere».
__