Per l’Ue Farc non più terroristi
Non sono più un’organizzazione terrorista. I ministri degli Esteri dell’Ue hanno votato lunedì all’unanimità l’esclusione delle Farc colombiane dalla “lista delle persone, gruppi ed entità che commettono o tentano di commettere atti terroristi”. Un’evidente incoraggiamento al difficoltoso processo di pacificazione nazionale che sta avvenendo nel Paese dopo la consegna delle armi del gruppo guerrigliero, mentre l’Eln, secondo “esercito” insurrezionale, ha pattuito un fragile cessate il fuoco col governo, non privo di rotture. La decisione sarà effettiva da mercoledì, quando sarà pubblicata sul bollettino ufficiale Ue.
Il dopoguerra colombiano (220 mila morti, quasi 8 milioni di rifugiati interni e più di 3 di emigrati all’estero, dopo oltre 50 anni di guerra interna) non è facile. Nessuno si faceva illusioni. Leex Forze armate rivoluzionarie della Colombia si chiamano ora Forze alternative rivoluzionarie del comune (cioè della gente). Hanno consegnato le armi quest’anno. 6.900 ex combattenti si sono concentrati in zone apposite per la transizione alla vita civile, e dal 31 agosto l’organizzazione si è trasformata in partito politico, mediante il quale parteciperà alle elezioni parlamentari e alle legislative che si terranno, entrambe, l’anno prossimo.
L’Ue aveva sospeso le sanzioni verso l’organizzazione e il suo status di gruppo terrorista il giorno dopo la firma dell’accordo di pace partorito a Cuba e siglato, con modifiche in seguito al “no” della cittadinanza nel referendum, a Cartagena. Con la smilitarizzazione e il disarmo, certificato dalle Nazioni Unite, e la formazione del partito politico, sono state assolte le condizioni per la cancellazione delle Farc dalla famigerata lista.
Con ciò, si sbloccano misure come il congelamento di fondi e restrizioni di mobilità per i membri dell’organizzazione e le limitazioni a cittadini ed enti Ue che volessero destinare fondi in qualche modo vincolati alle Farc. Anche se ciò non impedisce che singoli Paesi Ue possano «prendere misure» cautelari o di altro tipo «verso membri delle Farc», ha chiarito alla Bbc Rachel Brazier, incaricata di affari della Ue in Colombia, specificando che l’Unione potrà sempre inserire nella lista individui o gruppi dissidenti a tutt’oggi armati e attivi, anche se fortemente limitati dal loro esiguo numero e dall’isolamento sociale e fisico.
Un dettagliato dossier sull’applicazione dell’accordo finale di pace è stato pubblicato in settimana dall’Istituto Kroc per gli studi internazionali sulla pace, incaricato dalle parti della supervisione e del controllo della sua applicazione. Delle 538 disposizioni dell’accordo, 251 (ovvero il 45%) si stanno concretizzando, mentre nelle restanti 307 (55%) non si registra nessun progresso, anche se, secondo il dossier, il ritmo della realizzazione dell’accordo è in crescita, sebbene la strada sia ancora lunga.
In Colombia intanto si intensifica l’attività di enti pubblici e della società civile nella riappacificazione civile. C’è ancora tanta rabbia, impotenza, sensazione di impunità e di ingiustizia da parte di chi è convinto che le Farc abbiano da anni smesso di combattere per la gente e pensassero solo ad accrescere il loro potere e le loro ricchezze dedicandosi al narcotraffico. Non sono pochi a pensare che non sia giusto offrire partecipazione politica e impunità agli ex guerriglieri. La visita del papa ha dato una forte spinta al perdono e alla riconciliazione, anche attraverso la visibilità data a tante persone che hanno testimoniato il loro “no” all’odio e la loro volontà di girare pagina e costruire una Colombia, finalmente, di pace.
Per gli Stati Uniti, invece, nulla è cambiato: le Farc sono e restano un’organizzazione terrorista, dal 1987. Difficile per Trump riconoscere che la guerra al narcotraffico è persa e deve combattersi su altri fronti, mentre la comunità internazionale specializzata ha ormai pressoché unanimemente stabilito come politica l’abbandono del confronto armato, che continua a essere cosa da bande narcos e forze dell’ordine, avversarie ma spesso anche oscuramente alleate delle prime. Bisogna ormai puntare sul consumo, mirando alla sua riduzione (gli Usa sono nettamente i primi consumatori mondiali) e alla non criminalizzazione dei tossicodipendenti.