Luci nuove dall’India

Dal 4 all'8 agosto il Supercongresso 2009 ha riunito a Coimbatore ragazzi di popoli, lingue e fedi diverse. Il racconto di chi ha vissuto l'evento in prima persona.

Un braccialetto stretto al polso in segno di fratellanza; l’aver provato a mangiare con le mani, secondo la tradizione del posto; un vocabolario arricchito di parole tamil, hindi, italiane, francesi; l’amorevole accoglienza riservata a ciascuno, perché qui l’ospite è un’espressione del Divino; la lista degli amici che si allarga al mondo intero. E poi tanta gioia, festa e desiderio di sfruttare ogni momento per stare insieme e conoscersi considerato che, essendo circa in 700 da 25 nazioni diverse, di tempo ne occorre un bel po’…

Tutto questo e tanto altro ancora è stato il Supercongresso 2009, la manifestazione internazionale del movimento Ragazzi per l’unità che quest’anno, per la prima volta, si è svolta fuori dai confini italiani, e che abbiamo seguito su Città Nuova online.

 

Siamo in India, il settimo Paese più grande del mondo per estensione, secondo per popolazione solo alla Cina. Gli induisti sono l’81 per cento, il 12 per cento musulmani. I cristiani sono poco più del 2 per cento. Qui a Coimbatore il dottor Aram e sua moglie Minoti hanno avviato nel 1986 il progetto Shanti Ashram. Il rapporto cordiale, trasformatosi nel tempo in dialogo profondo, tra questa viva realtà indù di ispirazione gandhiana e il Movimento dei focolari ha consentito di realizzare in India un evento che possa dare ai ragazzi del mondo, di religioni diverse, la possibilità di vivere un’esperienza concreta di dialogo e unità.

 

ASCOLTO E RISPETTO

 

A sguardi occidentali questa città di quasi 20 milioni di abitanti appare piena di contrasti. Ma mettendo a fuoco i particolari, si scopre la bellezza nei sereni gesti della gente anche se vive sotto un ponte, nei colori degli abiti delle donne, negli occhi dei bambini. «Io sono venuta qui per conoscere, stando in silenzio il più possibile…» scriveva Chiara Lubich nelle pagine del suo diario del primo viaggio in India, il 30 dicembre 2000. E ancora: «Una sola idea: amare». Proveremo a vivere così i nostri giorni indiani.

 

All’arrivo a Coimbatore riceviamo il benvenuto degli amici dello Shanti Ashram. Ci segnano con un tilak, il tradizionale punto sulla fronte, e ci donano un piccolo manufatto realizzato da un gruppo di donne che sta tornando a vivere dopo la tragedia dello tsunami. Nel grande complesso del Kumaraguru College of Technology che ci ospita, ogni giorno 5 mila studenti costruiscono con tenacia il proprio futuro. 180 di loro sono stati esonerati dalle lezioni, e saranno i premurosi volontari che accompagneranno i partecipanti al Supercongresso 2009.

 

LA REGOLA D’ORO

 

L’impegno di tutti, sin dal primo momento, è quello di amarsi vicendevolmente. L’accensione di una lampada cerimoniale, secondo un’antica tradizione indiana, sancisce solennemente questo patto. La proposta di «fare all’altro quello che tu vorresti fosse fatto a te», la cosiddetta Regola d’oro presente in tutte le grandi religioni, è testimoniata al mondo intero nel corso della diretta internet dell’8 agosto: 13.400 i contatti registrati sul solo sito indiano.

 

Articolato su più giornate, il Supercongresso 2009 è anche occasione per conoscere la tradizione e la cultura del popolo indiano, grazie al programma di iniziative e incontri messo a punto dallo Shanti Ashram.

 

Circa 170 famiglie di Coimbatore e dintorni hanno accolgono nelle loro case i ragazzi. Vi arrivano divisi in gruppetti, assortiti per nazionalità, in cui sono comunque presenti due indiani per fare da fratelli e sorelle maggiori ai più spaesati amici degli altri Paesi, che nessuna mossa fanno senza aver prima visto come si muovono loro: togliersi le scarpe prima di entrare nelle abitazioni, mangiare con la mano destra magari avendo per piatto una foglia di banana, scambiare il proprio posto con l’amico brasiliano perché qui è l’uomo che deve guardare la porta.

 

Un altro giorno, invece, 12 pullman lasciano il Kumaraguru College per altrettante diverse destinazioni alla scoperta di villaggi rurali, luoghi di culto, il museo gandhiano, centri di promozione sociale, un istituto di assistenza a bambini sieropositivi. In molti di questi villaggi lo Shanti Ashram porta avanti importanti azioni di alfabetizzazione, di promozione della donna, di sostegno a piccole imprese con microcrediti, di potabilizzazione dell’acqua e così via. Una parte dei fondi del Supercongresso sarà destinata a sostenere questi progetti.  

 

L’accoglienza, dovunque andiamo, è calorosa. Addirittura i responsabili dei villaggi vengono a porgere il loro saluto. Ci soffermiamo soprattutto con i bambini e i ragazzi. Le loro case sono di pochi metri quadrati, qualcuno se la sta costruendo e l’impresa è tutta lì a portata di mano: il fabbro che con colpi secchi trancia i ferri per le fondamenta, la signora in sari cha carica sulle spalle il secchio con la calce.

 

A Sugunapuram sono attive alcune classi scolastiche. Ne parlano quattro alunni in divisa. Qualcuno chiede se abbiano progetti per il futuro. Rispondono con fierezza e determinazione: io voglio diventare professore, io elettricista, io ingegnere aerospaziale. Impressiona questa chiarezza di obiettivi. Quei ragazzi sono certi che riusciranno a centrarli, con impegno e sacrificio. Ce la faranno. L’India, Stato emergente sullo scenario economico internazionale con un prodotto interno lordo in continua crescita, Paese prevalentemente giovane, punta molto su di loro e sulla loro formazione per il suo progetto di sviluppo.

 

 

UN SEGNO DALLA CITTA’ AL MONDO

 

Al Coimbatore Peace Festival ci si prende insieme l’impegno solenne di essere costruttori di pace. Non è cosa da poco per le ragazze per l’unità della Terra Santa, che raccontano di come stanno provando a volersi bene liberandosi dai reciproci pregiudizi che l’educazione e il contesto hanno loro da sempre insegnato.

 

Nel corso delle varie iniziative realizzatesi nelle sei giornate del Supercongresso 2009 vengono raggiunti complessivamente oltre 4 mila giovani e ragazzi del posto. Anche numerose personalità e autorità fanno capolino, e lasciano una parola di incoraggiamento ai ragazzi riuniti “per un mondo migliore”, come titola il quotidiano nazionale The Hindu il 9 agosto.

 

Ma sicuramente la presenza più significativa è quella di Abdul Kalam, musulmano, presidente dell’India dal 2002 al 2007. Esorta ad avere mente illuminata e rettitudine di cuore. Alla fine invita i ragazzi a non mirare in basso perché «sarebbe un crimine».

 

Il Supercongresso ha segnato per tutti un punto di non ritorno: chi lo ha vissuto in prima persona, chi lo ha seguito via internet, chi lo ha ascoltato dai racconti dei partecipanti, in tutti si è resa salda la certezza che il mondo unito è possibile perché a Coimbatore non se ne è parlato, ma lo si è realizzato veramente! Si sono aperte nuove frontiere nel dialogo interreligioso, si sono spalancati i cuori alla speranza. Chiara Lubich ha sempre detto ai ragazzi che sarebbe toccato a loro vedere l’alba di un mondo unito. In India se ne è intravista la luce.

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