Luce in strada, un incontro con gli ultimi
I poveri sono il tesoro della chiesa, come spesso ripete papa Francesco per ricordarci che chi è considerato meno “fortunato” agli occhi del mondo, è molto prezioso agli occhi di Dio. Ma cosa significa essere povero? Povero è chi manca di qualcosa, che molto spesso associamo ad un bene materiale. Tuttavia, esistono anche tanti altri tipi di povertà, più nascoste, più difficili da riconoscere come la solitudine, le dipendenze, lo sfruttamento… Povero è colui a cui manca l’amore.
In questi giorni, a Roma, un gruppo di 6 giovani guidati da fra Cristian Gianattasio, frate francescano responsabile della Pastorale poveri e ultimi di Foggia, è diventato “Luce in strada”. Si tratta di un’esperienza di servizio frutto della Via Lucis, il cammino itinerante che ogni estate attraversa l’Italia per incontrare i poveri nei pressi delle stazioni ferroviarie. Così, l’iniziativa “Luce in strada” si è svolta per la prima volta dal 7 all’11 febbraio in diversi quartieri della capitale, volta a “sostare” con i lontani, con i dimenticati, nello spirito della Chiesa in uscita, sull’esempio di Gesù che ci viene a cercare.
“Luce in strada” è iniziata il pomeriggio di mercoledì 7 febbraio quando, insieme a suor Costanza Mattera, una sorella della Sacra Famiglia di Urgell che opera nella Pastorale per i bambini rom e l’unità di strada, i giovani si sono recati in una struttura gestita dalle suore salesiane nel quartiere Giulio Agricola. In questo luogo, suor Costanza insieme a suor Irma Florencia Beretta fanno un servizio di accoglienza a minori stranieri del gruppo Dorean Dote. Ogni settimana, accompagnati da un gruppo di volontari, alcuni bambini del campo rom di Salone trovano uno spazio dove giocare, ricevere un pasto caldo e farsi la doccia. Per loro è l’unica della settimana, e l’attendono mettendosi in fila l’uno dopo l’altro, con lo stesso entusiasmo che si vede nei piccoli in coda al luna park.
Nell’arco di circa tre ore, le “luci di strada” insieme ai bambini hanno colorato le mascherine di carnevale, giocato a palla, fatto gare di corsa. Questi erano felicissimi, nonostante quello che veniva messo loro a disposizione fosse davvero poco: un campetto non illuminato, un pallone e un cambio di vestiti minimale – mutande, maglietta e leggings – possibile grazie alla solidarietà di alcuni donatori. Ciò che per loro era importante in quel momento era semplicemente poter essere bambini.
La notte di giovedì l’esperienza è stata tutt’altra: “Luce in strada” ha visitato in strada le vittime della prostituzione, persone che dietro tanto trucco nascondono le ferite profonde di qualcuno a cui si è rotto qualcosa dentro. Sempre accompagnati da suor Costanza, la cui amorevolezza è un faro nel buio per queste ragazze, le “luci di strada” hanno portato cioccolata calda e, per ciascuna di loro, un fiore. Queste donne, nella notte, vedono i “clienti”, uomini che sono lì in cerca soltanto del loro corpo. Invece, quando a fermarsi vicino a loro sono gli operatori che ogni settimana vanno a trovarle, sanno che dalla macchina usciranno persone che desiderano il loro bene e che in alcuni casi possono offrire loro un’alternativa. Come nel caso di Pamela (nome di fantasia), che dopo il corso di italiano e quello di cucina è diventata pasticcera.
Per una storia a lieto fine, però, ce ne sono tante altre che rimangono lì, soffocate nella notte, in mezzo a giardini con tende da campo che diventano “uffici”, e ai pericoli che l’essere una prostituta comporta. Sharon (nome di fantasia), per esempio, una notte è stata picchiata da una baby gang. Quindici ragazzini contro una, nessuno a difenderla. In notti come questa ci si rende conto di quanto il freddo non sia soltanto fuori, ma dentro. Le donne di strada, però, continuano ad essere lì, ad affrontare le basse temperature invernali nell’attesa che, tra i tanti che vogliono prendere qualcosa di loro in cambio dei soldi necessari per mantenersi, passi anche qualcuno che porti un po’di calore tra quei marciapiedi.
Venerdì i giovani sono stati a casa di Roberta (74 anni) e di Ortensia (88 anni), due anziane signore che vivono nei pressi di piazza Bologna. Da quando incidenti domestici, insieme ai segni dell’età, impediscono loro di uscire incontrano solo chi va a fare loro visita. Non avendo famiglia e nonostante le tante relazioni coltivate nella parrocchia che erano solite frequentare, sono veramente poche le persone che suonano il loro campanello, anche semplicemente per fare un po’ di compagnia. Nessuno che va a fare la spesa per loro, tant’è che sono diventate abilissime utilizzatrici degli store online. Nessuno che le accompagna in ospedale, per cui quando devono andare a fare una visita o un controllo chiamano un taxi. Roberta e Ortensia, però, non hanno perso il sorriso, che illuminava i loro volti mentre raccontavano qualche aneddoto della loro vita. Gli anziani soli non chiedono mai nulla, ma di una cosa hanno bisogno più di tutte le altre: qualcuno che, nella semplicità, possa prendersi cura di loro.
L’incontro con gli ultimi si è concluso nel pomeriggio di sabato 10 febbraio alla stazione Termini, insieme ai senza fissa dimora. Il gruppo ha distribuito tè e cioccolata calda ai tanti che vivono per strada. Tra loro c’era Francesco, un simpatico e talentuoso artista che subito ha preso carta e penna e ha disegnato un bellissimo ritratto a una delle giovani. Le stazioni sono il luogo per eccellenza in cui si cammina di fretta, alla rincorsa di treni che ci riportano a casa dopo una giornata di lavoro o che ci conducono in un altrove che ci permette, talvolta, di spezzare l’abitudine della quotidianità. Eppure, basta rallentare un po’ il passo per accorgersi che forse l’indifferenza davanti a queste persone non è la risposta giusta, ma anche semplicemente notarle e scambiare un saluto può diventare un mattoncino nella costruzione di un mondo più accogliente.
Diversi sentimenti hanno abitato il cuore di questi giovani durante l’esperienza vissuta, che si è chiusa con la celebrazione eucaristica e un momento di condivisione domenica 12 febbraio. Insieme a molta compassione, si è fatto presente un forte senso di impotenza. Cosa fare di fronte a tante situazioni di male, di ingiustizia, di disperazione? La risposta è “esserci”, ognuno con il proprio possibile, lì dove il Signore ci chiama e ci manda.
“Luce in strada” si è conclusa, ma, per tutti giovani che lo desiderano, c’è una nuova missione ad aspettarli: questa estate si terrà la Via Lucis itinerante, giunta alla sua sesta edizione, per incontrare in diversi luoghi d’Italia chi è lasciato indietro. Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito www.tucum.it.
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