Lucchetti d’amore e la promessa del per sempre
Ponte Milvio, sul Tevere a Roma, è stato luogo dell’epica battaglia tra Costantino e Massenzio dopo la quale ai cristiani è stato consentito di professare liberamente la propria fede. Con grande sorpresa, uscendo a Roma per andare a vederlo, l’ho trovato ricoperto da migliaia di lucchetti dell’amore, che i fidanzati chiudono attorno a qualche supporto del ponte e gettano poi le chiavi nel fiume, a significare che il loro amore durerà per sempre e nessuno potrà scioglierlo.
Stessa scena ho visto su alcuni ponti di Lubiana, Parigi, Praga. È una consuetudine sorta in Serbia quando un ufficiale partito per la guerra ha giurato alla sua fidanzata che il suo amore sarebbe rimasto intatto per tutta la sua assenza, ponendo un lucchetto sul ponte del fiume per suggellare la sua promessa. La storia, alla fine, racconta che il soldato si invaghì di una bella ragazza greca e la giovane serba morì di crepacuore. Purtroppo la maggior parte dei lucchetti d’amore sparsi per i ponti del mondo potrebbero forse essere stati riciclati, visto la volatilità dei “per sempre” che le statistiche registrano.
Cinquant’anni di vita condivisa con Marisa e centinaia di coppie in difficoltà sostenute negli ultimi trent’anni mi hanno fatto maturare la convinzione che un matrimonio può superare le sfide della vita e del tempo solo se ognuno dei coniugi lo vive come una mission. Come il compito principale che la vita e il destino gli hanno affidato per la propria realizzazione, quella del partner e dell’eventuale prole. È sempre stato difficile coltivare e realizzare una vita a due, ma non è impossibile se all’innamoramento, frutto di sentimenti ed emozioni, sappiamo affiancare un’amore di perseveranza, perdono, capacità di amare sempre e comunque per primi.
Per chi si è sposato in chiesa, la Parola che dice: «L’uomo non separi ciò che Dio ha unito» (Mt. 19,6), ha la consapevolezza che non esiste il matrimonio perfetto, ma esiste la capacità continua di ricominciare ad amare sostenuti dalla grazia di Dio. Sono esperienze di vita di coppia più diffuse di quanto si pensi, solo che come dice il detto: «Fa più rumore un albero che cade, che non la foresta che cresce».
Mi piace concludere queste righe con i trucchi che papa Francesco suggerisce per una serena unione: «Nella famiglia è necessario usare tre parole. Vorrei ripeterlo. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave! Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire “grazie”, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e c’è gioia. Non siamo avari nell’utilizzare queste parole, siamo generosi nel ripeterle giorno dopo giorno, perché alcuni silenzi pesano […]. Invece le parole adatte, dette al momento giusto, proteggono e alimentano l’amore giorno dopo giorno».
Valerio Geremia
__