Louis: eroe per caso
«Sono 6 notti che non dormo. È stata una cosa triste. Una cosa è raccontarlo, un’altra è viverla». Louis è uno dei tanti anonimi eroi per caso della tragedia del terremoto. Alle 3 e 36 di notte con la prima scossa tremenda si è alzato dal letto mentre cadevano giù calcinacci di ogni tipo ed è corso d’istinto giù per le scale.
Si trovava ad Amatrice per assistere una famiglia di anziani, Laura e Corrado, in villeggiatura nell’Istituto delle suore “Ancelle del Signore” di padre Minozzi. È da 22 anni che svolge questo lavoro.
Arriva in cortile. La porta verso l’esterno non si apre. Per ragioni di sicurezza la notte si serrava. Riesce a sfondarla e vede il campanile che crolla, si sbriciola, si frantuma come un biscotto. Risale su per le scale e comincia a dare l’allarme. «Non so cosa è successo, ma non ho mai avuto paura in quei momenti. Solo dopo il terrore mi ha paralizzato». È buio, il suo cellulare è andato in frantumi, solo una spessa coltre di polvere attorno a lui. «Mi sono ricordato degli anziani. Gridavo aiuto. Piangevo. Tremavo. Chiedevo pietà a Dio. E sono tornato su, ma le porte non si aprivano». Sale e scende le scale più di 15 volte. Il lato dell’Istituto dove alloggiava è danneggiato, ma tiene, un altro lato è completamente crollato. «Ho aperto le porte a calci. La signora Laura non si è resa conto di quello che accadeva. Me la sono messa sulle spalle e l’ho portata in giardino. Poi sono risalito tante volte per le coperta, gli effetti personali. Tanti gridavano aiuto». Il signor Andrea Paglino, un altro ospite in villeggiatura, lo aiuta con la torcia del suo cellulare, unica fonte di luce. Louis prende sua moglie Gabriella, in carrozzina e nonostante il peso, riesce a salvarla. «Louis si è imposto ‒ racconta Andrea Paglino ‒ ha urlato di stare calmi e non ci sono state scene di panico». Pian piano ha portato giù tutti quelli che ha potuto. «Quanto ho lottato ‒ commenta Louis ‒ ma non so come ho fatto».
Non è possibile accedere in un altro lato dell’Istituto. Louis sfonda una porta a vetri che scavalca insieme ad Andrea Paglino. Attraversano una sala da pranzo che è in buone condizioni. Oltre un tunnel si sentivano delle voci. Sono tre suore dell’Istituto. Ora prosegue solo Louis, Andrea non riesce a scavalcare gli ostacoli che ha davanti. «Ho gridato hermanita, hermanita, che in spagnolo significa sorella, perché così chiamavo le suore in questi giorni di villeggiatura». Suor Giuseppina e suor Maria rispondono. «Ho cercato di calmarle. Una mi diceva che non riusciva a respirare. Le ho detto di ridurre al minimo la respirazione, di controllare il battito cardiaco, di distrarsi. Lì non potevo fare nulla, erano in una zona pericolante, senza luce».
«Poi, ho chiamato più volte suor Mariana, ma mi ha risposto solo al terzo tentativo. Era come rintontita, aveva preso un colpo in testa. Sono riuscita a raggiungerla, a rimuovere dei detriti e a prenderla in braccio e a portarla fuori». Dopo il loro passaggio il tunnel crolla.
Suor Giuseppina e suor Maria sono state, circa un’ora dopo, salvate dalla Guardia forestale su indicazioni di Louis, così come la cognata di Andrea Paglino, Giuliana, che era rimasta intrappolata sotto un armadio.
«Non so come ho fatto, da dove mi sono arrivate le forze. Sono quasi invalido ad un mano ‒ commenta Louis ‒ e avevo una forte contusione ad un ginocchio che ancora mi fa molto male. Sono stato in ciabatte per molto tempo con una spina che mi si è conficcata sotto il piede che non riuscivo a togliere».
Ma perché lo hai fatto?
«Per istinto di bontà, di carità. Così sono stato educato da mia nonna che mi ha dato sempre buoni consigli. Dio mi ha dato questa opportunità di dare la vita per gli altri, di essere un eroe. È una grande soddisfazione che Dio mi ha dato».