Lotta allo smog: tira un’aria nuova in Europa
L’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute nell’Unione europea (Ue), dove si stima che ogni anno sono circa 300 mila i decessi prematuri causati dall’inquinamento atmosferico, colpendo in modo sproporzionato i gruppi più vulnerabili, quali i bambini, gli anziani e le persone con patologie pregresse, nonché i gruppi svantaggiati dal punto di vista socioeconomico. Del resto, gli inquinanti possono essere estremamente nocivi sia per gli esseri umani che per l’ambiente, causando danni agli ecosistemi e alla biodiversità, con un impatto rilevante anche sui cambiamenti climatici.
Per affrontare la questione, nell’ottobre 2022 la Commissione europea aveva presentato la proposta di revisione e il miglioramento di due direttive sulla qualità dell’aria nell’ambito del Piano d’azione dell’Ue per l’inquinamento zero, su cui il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue hanno raggiunto un accordo, tra febbraio e ottobre 2024, su una nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, che introduce l’obiettivo “inquinamento zero” per l’aria, da conseguire entro il 2050. Questa nuova direttiva, quindi, semplifica le norme europee sulla qualità dell’aria integrando le due direttive europee esistenti in una, con l’obiettivo di allineare gli standard di qualità dell’aria alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
La nuova direttiva stabilisce nuovi standard di qualità dell’aria per gli inquinanti, da raggiungere entro il 2030, sotto forma di valori limite e valori obiettivo, che sono maggiormente allineati alle linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria e che saranno riesaminati periodicamente. Tali inquinanti comprendono, tra l’altro, il particolato fine e il particolato (PM2,5 e PM10), il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2), il benzo(a)pirene, l’arsenico, il piombo e il nickel, tutti responsabili di problemi respiratori. Ciò permetterà di raggiungere un elevato livello di protezione della salute umana, con un primo obiettivo da raggiungere il 1° gennaio 2030 e da completare nel 2050.
Secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, per quanto riguarda la concentrazione di particolato fine (PM2.5), su 61 città esaminate in Italia, solo 5 si collocano nella fascia tra i 5 e i 10 µg/m³, mentre l’Ue, nel 2008, ha imposto un tetto annuale di 25 µg/m³ per il PM2,5
In Europa, la qualità dell’aria è valutata utilizzando metodi e criteri comuni, mentre la direttiva apporta ulteriori miglioramenti al monitoraggio e alla modellizzazione della qualità dell’aria. La direttiva, inoltre, garantirà un’azione tempestiva, con tabelle di marcia per la qualità dell’aria che devono essere elaborate prima del 2030 qualora vi sia il rischio che i nuovi standard non vengano raggiunti entro tale data. Gli Stati membri possono chiedere che il termine del 2030 sia prorogato se sono soddisfatte condizioni specifiche. Gli standard di qualità dell’aria saranno riesaminati periodicamente in linea con le ultime evidenze scientifiche per valutare se continuino ad essere adeguati.
Nei casi in cui si superi un valore limite o un valore obiettivo oppure in cui sussista il rischio concreto di superare le soglie di allarme o le soglie di informazione per determinati inquinanti, la direttiva impone agli Stati membri di definire una tabella di marcia per la qualità dell’aria prima del termine, se tra il 2026 e il 2029 il livello di inquinanti supera il valore limite o il valore obiettivo da raggiungere entro il 2030, così come dei piani per la qualità dell’aria per le zone in cui, dopo lo scadere del termine, i livelli di inquinanti superano i valori limite e i valori obiettivo stabiliti nella direttiva, nonché dei piani d’azione a breve termine in cui vengono definite misure di emergenza (ad esempio limitare la circolazione dei veicoli, sospendere i lavori di costruzione, ecc.) finalizzate a ridurre il rischio immediato per la salute umana in zone in cui le soglie di allarme verranno superate.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), per allinearsi alle linee guida dell’OMS, queste indicazioni dovranno stimolare l’identificazione e l’adozione di azioni strutturali, sinergiche, integrate e coerenti (come, ad esempio, i piani di mobilità, migliori tecniche disponibili, efficientamento energetico, ristrutturazione degli edifici, ecc.) in diversi settori, da quello agricolo a quello industriale e civile, e a tutti i livelli (regionale, nazionale ed europeo).
Infatti, in questo percorso di adeguamento alla nuova direttiva, ricordando che l’OMS ha sempre considerato insieme l’aria indoor e outdoor, secondo l’ISS sarà opportuno adottare gli stessi standard di qualità dell’aria anche per gli ambienti indoor (come uffici, scuole, banche, poste, centri commerciali, stazioni metro), in considerazione del lungo tempo che trascorriamo in ambienti chiusi, contribuendo così alla riduzione dell’esposizione all’inquinamento atmosferico indoor e outdoor e al superamento delle condizioni di diseguaglianze di salute.
La direttiva stabilisce anche il diritto all’accesso alla giustizia a coloro che vantano un interesse sufficiente e intendono sollevare contestazioni in merito alla sua attuazione, comprese le organizzazioni non governative nel settore della salute pubblica e quelle ambientaliste, garantendo che eventuali procedure di ricorso siano eque, tempestive e non eccessivamente onerose e le relative informazioni pratiche dovrebbero essere messe a disposizione del pubblico. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero garantire che i cittadini abbiano il diritto di chiedere e ottenere un indennizzo in caso di danno alla loro salute a seguito di una violazione intenzionale o dolosa delle norme nazionali che recepiscono determinate disposizioni della direttiva. Infine, la nuova direttiva chiarisce e amplia gli obblighi per gli Stati membri di stabilire sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive nei confronti di coloro che violano i provvedimenti adottati per attuare la direttiva.
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