L’Ostello del’amicizia

L'originale cittadella creata da san Paolino di Nola a Cimitile, nell'entroterra campano, è considerata uno degli esempi di arte paleocristiana più suggestivi del Mezzogiorno d'Italia.
Cimitile

  

Quando si dice che certi incontri sono capaci di cambiare una vita! Per il ricco e nobile Paolino di Burdigala (Bordeaux) ovvero – per dirla tutta – Ponzio Meropio Anicio Paolino, fu proprio così.

Già è singolare che l’incontro decisivo per lui, divenuto governatore della Campania, non avvenne in una città di vivi, ma in quella dei morti: la grande necropoli che chi percorreva la via Popilia inevitabilmente attraversava per giungere a Noia, a quell’epoca – siamo nel 381 – all’apice del suo splendore.

Fatto sta che, nel suo incarico presso l’antica città di origine osca, il giovane Paolino fu attratto da un afflusso eccezionale di pellegrini verso un punto ben preciso della necropoli nolana: un modesto sacello, ma da quanto fervore e devozione circondato! Erano cristiani, e cristiano era colui che vi era sepolto: un certo Felice, presbitero di origine siriaca.

Il giovane consolare volle saperne di più. Scoprì chi era costui, di cui veniva celebrata la santità, e con Felice incontrò Cristo. Non avrebbe più abbandonato né l’uno ne l’altro. Come esprimono, tratti dal carme XXI, due tra i suoi versi più belli: «Attinsi con tutto il cuore la fede nella potenza di Dio/e gioioso nella tua luce amai Cristo».

Gli anni successivi videro Paolino di nuovo in patria, dove ricevette il battesimo, sposò una nobile spagnola, Terasia, soffrì molto a causa di drammi familiari e venne ordinato presbitero dietro insistenza della comunità di Barcellona.

Ma sempre col pensiero ritornava a quella tomba che gli era parsa quasi l’anticamera dal paradiso e presso cui già meditava di trascorrere il resto della sua vita. Cosa che realizzò nel 395, dopo aver venduto le proprietà in Aquitania e distribuito la maggior parte dei suoi beni ai poveri.

Certo Paolino non aveva previsto di fondare – con alcuni amici e la stessa moglie con cui aveva scelto di vivere castamente – un insigne centro di spiritualità ascetico-monastica (più di un secolo prima di Benedetto!). Direi di più: una sorta di cittadella formata da cinque basiliche, portici, bagni e ospitia per l’accoglienza dei sempre numerosi pellegrini; e tantomeno che sarebbe diventato vescovo di Nola pressappoco in concomitanza con l’invasione della Campania da parte dei goti di Alarico (410). Stupisce la poliedricità del personaggio, cui si devono tanto le audaci soluzioni architettoniche adottate per quegli edifici sacri quanto il loro pirogramma decorativo, per il quale studiò a fondo le Scritture.

Discepolo del poeta pagano Auson;o, Paolino dedicò al "suo" santo una serie di. carmi "natalizi", apice della poesia cristiana antica. Da Nola, in conformità al suo carattere socievole, alimentò una fitta corrispondenza con laici, monaci, vescovi (le sue lettere ad Agostino andavano letteralmen-

a ruba fra i discepoli di questi).

In un’epoca di fiere lotte anche religiose e di sfacelo della società civile per le invasioni barbariche, fu il cantore dell’amicizia in Cristo. E "Ostello dell’amicizia" (Ospitium amictiae) si chiamò appunto il complesso che da lui ebbe vita: per secoli, tra le principali mete di pellegrinaggi dell’intera cristianità.

Ancora oggi a Cimitile, nei dintorni di Noia, quanto di esso è sopravvissuto alle eruzioni vesuviane, alle alluvioni e alle devastazioni degli uomini parla dello straordinario sodalizio tra Paolino e Felice. Le aggiunte successive non hanno fatto altro che accrescere il fascino di questo luogo unico per l’intreccio di elementi pagani, paleocristiani e medievali.

 

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