Loro no

Sesta tappa del viaggio in Timor est. Una vita sulla palafitta. Persone che hanno Internet ma che spaccano la roccia col fuoco, come nel paleolitico. Da Timor Est.

Perché ha questo fascino la palafitta? Un che di sicurezza quando ti senti lassù, staccato dal mondo di sotto. Se poi la casa è a strapiombo sulla vallata, la sua bellezza aumenta e ti trattiene ancora più forte. Forse si risvegliano le memorie più antiche del nostro cervello, quando eravamo pochi su questa terra e si combatteva ogni giorno per non essere mangiati e le prime case somigliavano agli alberi da cui eravamo appena scesi. Al tramonto, la nonna rassetta il telaio come la mia raccoglieva i ferri da calza persi in giardino nel giorno. E si fa ordine e si sale a dormire.

Molti di noi pagano per una settimana in una casetta così, purché sia fatto un po’ come per gioco, con il frigo e la cena servita. Mi sono arrampicato fin quassù per un’ora, tra le piante di caffè e i banani, per incontrare questa famiglia. Poi però, giunto il buio, abbiamo acceso le nostre torce e siamo scesi. Ora, in un albergo della capitale, salvo le immagini sulle varie memorie e ne scelgo per voi una. Questa. E altre ne verranno, e gireranno, trasmettendo emozioni, facendo riflettere e – chissà – sollecitando anche aiuti e generosità concrete.

Ma loro no. Loro, quelli della foto, in questo momento sono lassù a fare ancora le stesse cose. L’acqua da prendere con le taniche a venti minuti di cammino, la legna da raccogliere, il bambino da lavare nel catino. Io salgo, scendo, racconto e forse pure ritornerò. Loro restano. Eppure il cellulare ce l’hanno e meno male: è l’unico mezzo di contatto.

La storia non è lineare ma va a balzi e scarti, come una lepre in fuga. «Hanno ancora il forno a legna, come i nostri nonni», ci viene da dire ed è vero e, con un rapido calcolo, cerchiamo di capire quando arriverà quello a gas. Ma non è così che va. Se arriverà un forno sarà quello a microonde, come è arrivata Internet prima della strada che ancora qui non c’è. E non basta dire “arriverà” e non serve sedersi ad aspettare, come se loro fossero ancora al primo tempo e noi già al secondo, ma dello stesso film. Come se lo “sviluppo” fosse per forza questo, il nostro. Come se lo sviluppo arrivasse così, da sé, automaticamente.

Queste persone non sono d’altri tempi, sono nostre contemporanee. Stanno vivendo ora ed è drammatico vedere le epoche incrociarsi e fondersi per formarne di nuove. Epoche in cui si spacca la roccia col fuoco, come nel paleolitico, e poi se ne posta la foto online.

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Dunque la domanda resta: chi mai l’ha detto che tutto si evolverà? E se si tornasse indietro? Forse è vero che «il grido dei poveri diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi».  (Papa Francesco)

da Dili, Timor Est, 27 agosto 2019

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