Loreto: la casa di tutti
Loreto è la casa di tutti perché è la casa di una famiglia. Tra quelle mura Maria disse il suo sì a Dio aprendo la storia al fatto più importante dell’intera storia dell’umanità: diventare la madre di Gesù.
Papa Francesco, per una visita di poche ore, torna a Loreto per due eventi storici: la firma, per la prima volta non in Vaticano, dell’Esortazione apostolica post-sinodale in forma di Lettera ai giovani, si intitola Christus vivit – Cristo vive, sarà pubblicata il 2 aprile, e per celebrare la Messa nella Santa Casa, non accadeva da 162 anni. L’ultimo era stato Pio IX nel 1857.
Prima delle parole, pronunciate nella piazza antistante la basilica, papa Francesco con la sua semplicità, spontaneità, autenticità restituisce quel clima di famiglia con i suoi semplici gesti: rifiuta il baciamano, celebra una Messa senza pomposità, come un semplice prete, si sofferma in modo personale e commovente con i malati che lo attendono dentro la basilica. Mentre effettua il suo giro nella piazza con il papa‒mobile, i bambini, sono presenti tutti gli studenti delle scuole di Loreto, scorrazzano sul sagrato.
È una Chiesa semplice, senza paludamenti, proprio come vuole siano i cristiani. «C’è bisogno di persone semplici e sapienti, umili e coraggiose, povere e generose. Insomma, persone che, alla scuola di Maria, accolgono senza riserve il Vangelo nella propria vita». Alla scuola di Maria perché lei è sede della sapienza e madre di casa. Ha attraversato tante esperienze umane: figlia, fidanzata, sposa, madre, vedova. «Per questo ogni famiglia, nelle sue diverse componenti, trova qui accoglienza, ispirazione a vivere la propria identità.
L’esperienza domestica della Vergine Santa sta a indicare che famiglia e giovani non possono essere due settori paralleli della pastorale delle nostre comunità, ma devono camminare strettamene uniti, perché molto spesso i giovani sono ciò che una famiglia ha dato loro nel periodo della crescita». È un tema importante. Le famiglie e i giovani anche nelle parrocchie, nell’associazionismo, nei movimenti, possono ritrovare il modo di fare dei percorsi comuni in cui s’impara reciprocamente. La famiglia «fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un’importanza e una missione essenziali».
La testimonianza del Vangelo, vissuta nella differenza di generi e di approcci, nelle gioie e difficoltà del quotidiano, con l’esempio personale, può generare imitazione nei comportanti e negli stili di vita evangelici che ogni giovane può imparare per le sue scelte attuali e future. Sarebbe una piccola rivoluzione perché, spesso, gli animatori, gli educatori sono o singoli o sacerdoti, mentre nell’esperienza di confronto con una famiglia ci si apre anche ad altre dimensioni essenziali. Del resto quando si parla di crisi di vocazioni, in qualsiasi stato di vita, in fondo si parla di crisi della famiglia che era ed è capace di generare scelte autenticamente cristiane, quando, pur con i suoi limiti, funziona come testimonianza di “Cristo vive”.
Loreto è allora il luogo giusto per rilanciare una spiritualità familiare e giovanile secondo l’evento dell’Annunciazione dove «appare la dinamica della vocazione espressa nei tre momenti che hanno scandito il Sinodo: 1) ascolto della Parola-progetto di Dio; 2) discernimento; 3) decisione». Ascolto, comprensione di quello che Dio chiede, che non può avvenire «nel frastuono e nell’agitazione», non rimanendo in superficie, ma andando in profondità. Essendo sempre Dio a prendere l’iniziativa, a irrompere in modo discreto nella vita di un giovane per ogni scelta ci vuole discernimento perché «ogni collaborazione umana all’iniziativa gratuita di Dio si deve ispirare a un approfondimento delle proprie capacità e attitudini, coniugato con la consapevolezza che è sempre Dio a donare, ad agire».
Per arrivare a prendere una decisione Loreto può diventare «un luogo privilegiato dove i giovani possono venire alla ricerca della propria vocazione, alla scuola di Maria! Un polo spirituale a servizio della pastorale vocazionale. Auspico perciò che sia rilanciato il Centro “Giovanni Paolo II” a servizio della Chiesa in Italia e a livello internazionale, in continuità con le indicazioni emerse dal Sinodo. Un luogo dove i giovani e i loro educatori possono sentirsi accolti, accompagnati e aiutati a discernere».
Un secondo suggerimento è proposto ai frati Cappuccini: «Estendere l’orario di apertura della Basilica e della Santa Casa durante la tarda serata e l’inizio della notte quando ci sono gruppi di giovani che vengono a pregare e a discernere la loro vocazione». Ultimo invito, data la centralità di Loreto nella Penisola, è che diventi «luogo di proposta per una continuazione degli incontri mondiali dei giovani e della famiglia. È necessario, infatti, che all’entusiasmo della preparazione e celebrazione di questi eventi corrisponda poi l’attualizzazione pastorale, che dia corpo alla ricchezza dei contenuti, mediante proposte di approfondimento, di preghiera e di condivisione».
Il papa conclude il suo intervento ricordando che Loreto non è solo la casa della famiglia e dei giovani, ma anche dei malati che devono essere seguiti, curati sostenuti, incoraggiati, amati in primo luogo tra le mura domestiche perché «la vostra sofferenza può diventare una collaborazione decisiva per l’avvento del Regno di Dio».