Lorena Bianchetti e la piccola Estelle
I primi provini a 12 anni per uno spot pubblicitario. L’esordio in tv a 17 anni in Piacere Raiuno mentre frequenta il quarto anno del liceo. Quasi 30 anni di carriera fino al nuovo mestiere di mamma. Il 5 marzo è nata Estelle.
Bianchetti, cosa è cambiato con la sua nascita?
Si è aperto un sipario sulla seconda parte della mia vita da quando me l’hanno data in braccio nella sala parto. Ho capito che la mia vita sarebbe cambiata e sarebbe stata completamente dedicata a lei. È un dono meraviglioso. Passo le ore a guardarla, mentre dorme, faccio le vocine per farla ridere. Quando mi regala i suoi sorrisi, mi dà una gioia immensa e illumina la giornata. Estelle mi ha regalato il tempo. Prima ero molto affogata di impegni. Ogni giorno arrivavo stanca alla fine della giornata, ma non sempre quel tempo mi era sufficiente. Di fronte a Estelle il tempo si è fermato, non ci sono lancette. Non è più il tempo che domina me, ma sono io che domino il tempo. Mi ha regalato la purezza dei suoi sguardi, con i suoi occhioni.
Nel tuo libro “Guerriera disarmata”, parli spesso dei sogni. Dopo la nascita di Estelle, quali sono i tuoi sogni adesso?
Di essere una buona mamma standole accanto senza soffocarla, ma guidandola in modo che possa prendere il volo. Vedendola così indifesa, l’istinto è di proteggerla al massimo, ma l’iperprotezione non sempre è positiva. Spero di essere all’altezza, di capire quello che ha dentro e di aiutarla a realizzare la sua vita in pienezza. Il mio sogno più grande è che lei sia felice e che possa essere una luce sul mondo, come evoca il suo nome, che, in francese, significa Stella. Spero sia capace di portare luce come la porta a noi genitori. Poi continuo con impegno e responsabilità il mio lavoro di conduttrice del programma A sua immagine di Raiuno, anche se con lei la visione del mio mestiere è cambiata. Ho una visione più tonda, meno spigolosa. C’è un cambio interiore. Mi auguro che possa pensare di più alla sua felicità più che alla mia tranquillità.
In gravidanza hai voluto lavorare finché hai potuto…
Volevo dire a tutti che la gravidanza non è una malattia. Sono stata fortunata perché sono stata bene in salute e serena. L’idea che mi attirava è che Estelle, parlando in trasmissione di tanti argomenti profondi, potesse respirare e condividere le mie emozioni. Potesse vivere quello che vivevo io, piuttosto che chiudermi in casa. È stata una mia scelta. E ho seguito una tradizione di famiglia, perché mia mamma ha lavorato fino a due ore prima di partorirmi ed è rientrata una settimana dopo. Io ho lavorato fino a 20 giorni prima della gravidanza e sono rientrata 20 giorni dopo. Ho un lavoro che me lo permette, perché sono impegnata poche ore e ho sempre mio marito o mia mamma che mi sostituiscono quando sono in studio o trasferta.
Ti definisci una “guerriera disarmata”. Quali sono le tue armi spuntate?
L’impegno, il sacrificio, l’amore, la passione per le cose che faccio. L’onestà e la Regola d’oro: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te». Sono queste le armi spuntate di cui parlo. Ho scritto questo libro non per raccontare la mia storia, ma un percorso. Più importante non è l’obiettivo, ma la strada che intraprendo. Spero che chi leggerà questo libro possa trovare fiducia e forza interiore nel credere nei propri sogni, nel proprio talento. Una delle grandi ferite del nostro Paese è la gente disillusa. Si pensa che senza scorciatoie e raccomandazioni non si possano realizzare i propri desideri. Si può arrivare con tanta umiltà, gavetta e pazienza. Vedendo la mia storia, le porte che ho trovato chiuse e quelle aperte, le persone che mi hanno deluso e quelle che hanno creduto in me, ho trovato una vita bella che permette alla tua anima di confrontarti con la realtà e migliorarla.
Se dovessi descrivere il tuo carattere…
Sono una guerriera e non faccio mai nulla con superficialità. Sono stata molto fortunata perché, sin da piccola, ho capito subito le mie passioni. Avere le idee chiare mi ha consentito di lavorare su più fronti: lo studio delle lingue, della danza, della teologia, dell’economia. Posso sbagliare, ho le mie fragilità, ma penso di essere una persona onesta, con un grande senso di giustizia. Sono anche molto ferma su alcuni valori su cui non negozio, ma sempre con un sorriso.
Hai raggiunto anche il successo, ma più importante di riuscire, è mettere tutto sé stessi in quello in cui si crede… al di là dei risultati.
I risultati sono arrivati, ma non mi sento una persona arrivata. Sono sempre work in progress. Non ho scelto questo mestiere per firmare autografi anzi da piccola non amavo neanche farmi fotografare. Avevo difficoltà a mettermi in mostra, avevo una grande timidezza. Quando hanno cominciato a riconoscermi avevo paura di perdere la normalità della vita nella quotidianità. Non mi truccavo, non volevo farmi riconoscere. Al quarto anno di liceo lavoravo già per Piacere Raiuno, ma non lo dicevo mai perché temevo non mi volessero bene per quello che ero. Il motivo per cui mi stavo per trasferire a Parigi era perché per le strade non mi avrebbe riconosciuto nessuno. Naturalmente essere riconosciuti, firmare un autografo fa piacere ed è un incoraggiamento. Non è un modo per far gongolare il mio narcisismo, ma un incoraggiamento per il mio mestiere. Lo stesso ho vissuto per la gravidanza. È stato anche un incoraggiamento per tutte le donne che temono una gravidanza per paura di perdere il lavoro. Nonostante fossi grassa, la bimba è nata di 3 chili e 655 grammi. Ero aumentata di quasi 20 chili. Eppure non mi sono fatta problemi a farmi vedere più grassa anche se la società ti vuole sempre perfetta, magrissima. Mi piace comunicare dei contenuti, non solo apparire.
Anche il fallimento può essere una tappa…
Ho avuto delusioni ai tempi della scuola perché non sempre gli adulti sono persone di parola. Ho vinto dei provini, ma all’ultimo momento sono stata sostituita con la raccomandata di turno. Mi toglievano quello che avevo conquistato: più che di fallimenti parlerei di delusioni.
Per i giovani è difficile la capacità di scegliere, come hai capito la tua strada?
Ho avvertito un grande fuoco dentro, una specie di chiamata. Si può rispondere a Dio anche facendo il presentatore tv. Da bambina davanti a un prato ho capito che mi sarebbe piaciuto diffondere la bellezza che mi aveva tramesso una suora alle elementari. Per bellezza e per arte intendevo la danza. Così è iniziata una ricerca, l’impegno di studiare, e poi il Cielo ti aiuta.
Anche tanti giovani sono affascinati dai mestieri in cui si appare come conduttore, attore… che consigli puoi dare?
Spero non lo facciano perché pensano ad un accesso a soldi facili. Viviamo in un mondo in cui se non sei ricco, famoso e potente non sei amato. Ma è una visione falsa. L’amore vero non ha bisogno di etichette. Lo scelgano per passione. Non posso insegnare niente ma occorre tanta umiltà, pazienza, curiosità, voglia di imparare, ascoltare tutti perché tutti ti possono insegnare qualcosa, ma poi fai e segui quello che ti senti dentro.
Cosa hai a cuore…
Non bisogna abbattersi. Bisogna affidarsi al Cielo. Viviamo in un tempo in cui si pensa che dobbiamo controllare tutto. Va bene la responsabilità, l’impegno, ma anche affidarsi a quello che Dio ha pensato per noi.