Lorefice: «La colpa delle stragi è di Italia ed Europa»

L’arcivescovo di Palermo interviene con un documento pesante sul recente naufragio di Cutro. «Il naufragio migranti non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni». Critiche alle decisioni del governo: «Il decreto del governo sulle Ong viola la legge del mare e la nostra Costituzione»
Naufragio di Cutro (La Presse)

«Ciò che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi».

Le parole dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, risuonano forti nei giorni del lutto e del dolore, per la morte di 67 migranti nel naufragio avvenuto al largo delle coste di Steccato di Cutro, a poche centinaia di metri dalla costa. L’ultimo corpo recuperato è quella di una bambina. I piccoli annegati nel mare Jonio sono veramente tanti.

Potevano essere salvati? Nei giorni del lutto, mentre è stata aperta la camera ardente nel palazzetto dello sport di Cutro, continuano gli interrogativi sull’ennesimo naufragio. Sull’ennesima strage. Potevano essere salvati. Certamente si.

La prima segnalazione di Frontex è arrivata alle autorità italiane nella serata di sabato. Si parla di un’imbarcazione al largo ma non si segnalano situazioni di pericolo. Nel frattempo però il mare si ingrossa. Due imbarcazioni della Guardia Costiera si avvicinano, poi desistono per le proibitive condizioni del mare. Alle 4,30 viene lanciato l’allarme. Il caicco fatiscente ha forese urtato qualcosa, si spacca in due, tutti cadono in mare. Il resto lo descrivono le poche immagini in possesso degli inquirenti, le onde che si avviluppano, le voci disperate di chi sta disperatamente cercando una salvezza mentre il mare lo inghiotte per sempre. La Guardia Costiera respinge ogni accusa: l’allarme è stato lanciato solo alle 4,30 e

Il bilancio è tremendo: le vittime accertate sono 67, i superstiti 80 . Ma il numero dei presunti dispersi è alto e comunque imprecisato: il mare potrebbe restituire ancora altri corpi.

«I morti di Cutro – scrive Lorefice -, fratelli e sorelle sfiniti dalla sofferenza della fuga da una patria martoriata e ingoiati dalle onde del nostro mare in un ultimo, disperato combattimento, hanno tentato fino all’ultima bracciata, fino all’ultimo respiro di sfiorare con le dita la speranza che fin qui avevano inseguito: toccare terra in un luogo capace di salvarli e di accoglierli. La speranza di una terra diversa da quella che tragicamente avevano dovuto abbandonare perché incapace di assicurare il diritto alla vita e alla sicurezza dell’umanità in quanto tale. Non hanno riconosciuto, i nostri fratelli pakistani, afghani, iraniani, siriani, nell’orizzonte freddo della costa, avara di aiuti e incapace di cura per l’unicità preziosa delle loro vite, non hanno riconosciuto questa diversità della nostra terra rispetto a quella che li ha scacciati, perseguitati, minacciati, costretti all’esilio».

Naufragio di Cutro (La Presse)

Il presule siciliano analizza la situazione anche sul piano politico, guarda all’atteggiamento e alle scelte dell’Unione Europea, di tutti coloro che, in una narrazione che tende ad allontanare le responsabilità, oggi agisce violando, di fatto, la “Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo”: «Ci avrebbero chiesto, se fossero riusciti ad approdare – ce lo chiedono gli occhi sgomenti, atterriti dei sopravvissuti – su cosa fondiamo oggi noi europei, noi occidentali, la promessa che abbiamo fatto quando abbiamo scritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo. Ci avrebbero chiesto – e ora tocca a noi, da cittadini, da cristiani, chiedercelo e chiederlo a nome di ognuno di loro ai Governi italiano ed europeo – se abbiamo compreso che quella promessa l’abbiamo fatta innanzitutto a coloro che ancor oggi scappano dai luoghi in cui questi diritti sono sconosciuti, violati, e se ci siamo resi conto che lasciandoli morire li abbiamo violati noi stessi, per primi».

E invece oggi le italiane ed europee viaggiano su altri binari, c’è una «mancanza di consapevolezza politica ed umana da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali impegnate solo a stringere accordi con paesi come la Libia per trattenere e sospingere i migranti in veri e propri campi di concentramento».

Lorefice parla in maniera esplicita delle dichiarazioni del ministro dell’Interno italiano che da mesi lavora per rendere più difficili i salvataggi in mare, con il decreto e le nuove regole per le Ong appena approvato dai due rami del Parlamento. Piantedosi, volato a Cutro il giorno dopo la strage, aveva commentato in maniera forte, dando in qualche modo ai migranti la responsabilità dell’accaduto: « «L’unica cosa che va affermata è che non devono partire. Quando ci sono queste condizioni non devono partire».

Le parole del titolare del Viminale suonano come un macigno. E Lorefice è altrettanto esplicito: «Il culmine simbolico è stata la dichiarazione resa dal ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana – la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo –, il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime. Come mi sono già trovato a dire, durante la Preghiera per la pace del 4 novembre 2022, rischiamo tutti di ammalarci “di una forma particolare di Alzheimer, un Alzheimer che fa dimenticare i volti dei bambini, la bellezza delle donne, il vigore degli uomini, la tenerezza saggia degli anziani. Fa dimenticare la fragranza di una mensa condivisa”».

Anche il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, usa parole esplicite: «Il grande problema è che quelli che sono affogati avevano diritto, diritto ad essere accolti, scappavano da una guerra, la maggior parte di loro probabilmente erano afgani, e quindi bisogna cercare che i rifugiati siano trattati come tali e quindi hanno il diritto di essere esaminati. Se noi neghiamo di fatto questo diritto, tradiamo tutta la consapevolezza che proveniva dalla Seconda guerra mondiale».

Chiudiamo con le parole dell’Osservatore Romano: «Chi lascia il proprio Paese lo fa perché non ha alternative, perché la sua stessa vita è a rischio“. Lo sottolinea l’Osservatore Romano in un editoriale in prima pagina dal titolo: “La marcia indietro dei diritti umani”».

La posizione della Chiesa Italiana è chiara.

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