L’ora della scelta
Riecheggia il Gloria in latino sotto la cupola del Bernini, nonostante sia Quaresima e l’inno dovrebbe risuonare solo la notte di Pasqua. Si alternano assemblea e schola cantorum nelle espressioni latine che cantano alla gloria del Dio della storia, invocato in un momento straordinario della storia della sua Chiesa: l’elezione di un nuovo papa, mentre è ancora vivo il precedente. Imprevedibile evento anche per il tempo liturgico.
Nella basilica c’è attesa per l’inizio della messa per l’elezione del nuovo pontefice. Sfilano i cardinali che saranno chiamati a scegliere il successore di Pietro: alcuni scrutano tra la gente alla ricerca di volti amici, altri avanzano pensierosi, qualcuno azzarda un saluto e un sorriso. Spetterà a loro la scelta del successore di Pietro e i fedeli sperano in «un papa che risolva le povertà del mondo», mi confida Alessandra di Milano, mentre sottovoce qualcuno chiede che finisca lo scempio mediatico e che si torni allo spirito e alle opere concrete. Una signora elegante mi indica sul libretto della messa una frase della preghiera dei fedeli: «Il Signore custodisca la sua sposa nella verità e nella santità, nell’unità e nella pace. Sto pregando per questo, voglio questo», mi dice decisa, anche se un po’ dispiaciuta che di donne nelle prime file dei banchi ce ne siano ben poche. «Ci vuole tempo, ma speriamo nel nuovo».
Un nuovo pontefice, sulle cui caratteristiche tanto si è discusso sulle piazze del mondo e sulla piazza mediatica, ma è Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, che presiede la celebrazione, a specificarne le caratteristiche durante l’omelia: «La misericordia, tratto con cui si manifesta l’amore di Dio», «la carità, tratto costitutivo della Chiesa e del pastore», promotore di «tante iniziative benefiche a livello mondiale», «un cuore generoso che svolga tale nobile compito al servizio», senza perdere di vista l’evangelizzazione, perché «l’annuncio di Cristo è il primo fattore di sviluppo».
Sodano richiama i cardinali, i pastori presenti ma anche il popolo cristiano a dare un contributo all’unità, «pur nella differenza dei doni», così come l’apostolo Paolo spiegava nell’epistola della messa quando sottolineava che «ogni giuntura» deve operare in collaborazione per ottenere questa grazia. E la via per farlo, continua il decano, è il comandamento dell’amore: dare la vita gli uni per gli altri. Non va certamente per il sottile, Sodano, quando indica il metodo di lavoro e di scelta, da cui nessuno si può tirar fuori, né gli elettori, né i fedeli: unità, servizio, preghiera.
Inatteso l’applauso dedicato a Benedetto XVI, citato in apertura di discorso, come esempio di luminoso pontificato a cui rinnovare la profonda gratitudine. Dal fondo della navata il battimani arriva all’altare zittendo per qualche minuto il celebrante e smorzando la serietà e la compostezza della funzione. Il popolo prende voce così: apprezzando quanto fatto da Ratzinger e incoraggiando i prelati a scegliere con stessa libertà e attenzione per la Chiesa. Qui non c’è posto per i tanti pettegolezzi che hanno condito queste giornate, c’è il peso degli scandali e degli errori, ma c’è la fede serena che si possa voltare pagina.
«Una grande commozione», «una forte esperienza di preghiera», sono i commenti raccolti a conclusione, mentre tra due ali di flash i cardinali si ritirano. Ora tocca a loro. Ora toccherà a uno di loro. Si sceglie non solo per la Chiesa, si sceglie anche per un mondo che, nonostante scetticismi e miscredenza, cerca le parole di un papa, cerca un amore che sa farsi padre, servendo.