Loppianolab per innovare il Paese
Quattro giorni di incontri, riflessioni, mostre e scambi per una Penisola più coesa e solidale. A 150 anni dall’unità d’Italia.
Si fa più sbarazzina la galleria del Polo imprenditoriale di Loppiano. Un tocco di simpatia e di vivacità arriva in quei 200 metri quadrati nel cuore del complesso produttivo a segnalare una novità. Il Philocafè dell’azienda di filati di Giovanni e Giuliana Bertagna scende dal primo piano e si unisce alla pasticceria Dulcis in fundo per integrare le attività e potenziare i servizi: bar, ristorazione salata e pasticceria tra gomitoli di lana, maglie e giacche; ai tavolini, il redivivo sferruzzare (con effetti antistress) di signore e ragazzine, gli acquirenti di filati, le partecipanti ai corsi di maglia. Insomma, un’offerta innovativa che scommette sul futuro e su un’affezionata clientela.
Di tutt’altro genere l’opportunità giunta nello scorso luglio. Il Polo, che ha tra le sue varie attività un’agenzia formativa accreditata alla Regione Toscana, sta attivando un centro formativo territoriale per offrire corsi finanziati dalla Provincia di Firenze. Diventerà perciò un punto di riferimento per cittadini e lavoratori interessati ad avere un aiuto economico per la propria formazione e per l’orientamento professionale.
Due segnali piccoli ma incoraggianti in questa stagione di crisi, rivelatori del dinamismo che anima la ventina di aziende situate nell’elegante centro produttivo.
«Innovare o soccombere» è il monito che ripetono gli esperti in questa stagione di vacche magre. E la logica dell’innovazione sta guidando le scelte piccole e grandi di queste imprese, con cui sono in contatto le altre 200 realtà produttive presenti in Italia legate al progetto dell’Economia di Comunione (EdC).
«Il messaggio che anima il progetto ha oggi un grande valore – afferma l’economista Luigino Bruni, docente all’università Milano-Bicocca e teorico dell’EdC – perché in un mondo dove il denaro tende a diventare tutto, poiché con esso si compra (quasi) tutto, l’EdC ricorda che la ricchezza più grande è quella donata e condivisa. Per i singoli e per i popoli».
Imprenditori o filantropi? «La proposta dell’EdC – risponde Bruni – segnala uno sforzo culturale e teorico per giungere ad un nuovo modello economico che non si limiti alle riflessioni sull’azione individuale e sull’impresa ma dia vita a logiche e progetti di sviluppo quali contributi per quel nuovo ordine economico ambientalmente, socialmente ed eticamente sostenibile. Proprio quello che oggi tutti cercano e che è sempre più urgente trovare».
9600 metri quadrati di superficie, oltre 5700 i soci della E.di.C. Spa che gestisce il Polo, questo è il cantiere – unico in Europa – di una sperimentazione che non ha precedenti nella storia. Vi hanno sede laboratori, aziende di produzione e di servizi, studi professionali di consulenza e formazione, negozi. Inaugurato nell’ottobre 2006, il Polo sorge ad Incisa Valdarno, a pochi chilometri dalla cittadella internazionale di Loppiano (Valdarno, Firenze), di cui è parte costitutiva. È intitolato al magistrato Lionello Bonfanti, che della cittadella è stato responsabile per i rapporti con le istituzioni, onde sottolineare la vocazione non solo economica ma anche civile di questo complesso produttivo. Un motto, riportato su un bassorilievo in terracotta posto nei luminosi ambienti d’ingresso, sintetizza la sua “ragione ideale”: «Dio opera sempre». Fu la consegna di Chiara Lubich per ricordare il valore che Dio dà al lavoro e all’ingegno creativo propri dell’uomo.
Qui c’è coraggio da vendere. Non ne difettava già nel maggio del 2003, quando il Polo poggiava sulla carta dei progetti ed esisteva solo il terreno su cui edificarlo. Nulla c’era da mostrare. Ragione sufficiente – paradossalmente – per ideare il primo Expo quale occasione per far incontrare le imprese italiane aderenti al progetto EdC. Vi parteciparono oltre 60 imprenditori che già sentivano il Polo come la loro casa.
Visionari o intrepidi? Intrepidi: tanto che espressero quella certezza dando vita a quel “polarizzarsi” affettivamente che segnò il preludio del “polarizzarsi” concretamente.
E proprio “Polarizziamoci” fu il titolo della seconda edizione dell’Expo, quello del 2007. L’intento non era così nascosto. Esprimeva il desiderio di incontro, di dialogo, di condivisione tra le diverse realtà imprenditoriali, proponendo il Polo come casa degli imprenditori, un luogo che accoglie, che aiuta a vincere la solitudine di chi gestisce un’azienda, che dà forza e coraggio nel vivere insieme e con autenticità un’avventura che non pensavano possibile e praticabile.
Le potenzialità, i bisogni effettivi, la crescita sono state le tre tematiche al centro dell’appuntamento del 2007. Il risultato fu un dialogo fecondo ed uno scambio efficace su idee, buone pratiche e progetti che contribuivano già a favorire la crescita delle capacità e delle potenzialità aziendali. Non meno importante risultò quel colpo d’acceleratore allo sviluppo di un processo culturale che stava promuovendo la conoscenza del nuovo agire economico che univa mercato e solidarietà e offriva un contributo a sanare il divario tra ricchezza e povertà nella ricerca di un vero bene comune.
Poi è sopraggiunta la crisi. E un Expo è un grosso rischio. Che intendono correre. Visionari e intrepidi?
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La novità
L’“astronave” Loppianolab
Meno male che non è un aereo. Sarebbe infatti impossibile per un velivolo tradizionale atterrare sulle colline fiorentine prospicienti Vallombrosa. Ma Loppianolab è una sorta di piccola astronave a discesa verticale che può adagiarsi sui prati ancora verdi sopra Incisa Valdarno, dove ha sede la cittadella internazionale dei Focolari.
Lab sta per laboratorio, ovvero un ambiente attrezzato per avviare sperimentazioni inedite e anticipare possibili futuri. Loppiano, al riguardo, vanta risultati di lungo corso e di tutto rispetto. Da 45 anni è un avanzato “centro di ricerche” con persone – 850 gli abitanti attuali – provenienti da latitudini, popoli, etnie, culture, religioni diversi che convivono, cooperano e dialogano per poi riportare nella propria terra i risultati raggiunti.
I quattro giorni (16-19 settembre) di Loppianolab costituiscono perciò un’“astronave”, piccola certamente, ma con connotati economici e produttivi, culturali e formativi protesi verso il domani, proprio quando il Paese, gravato dalla crisi, non riesce a spingere lo sguardo in avanti.
«L’avvenimento riveste un particolare significato – evidenzia Piero Coda, preside dell’Istituto universitario internazionale Sophia, uno dei soggetti organizzatori –, significato che viene dal mettersi in rete anche a livello culturale di tre realtà come il Polo imprenditoriale, l’editrice e la rivista Città Nuova e l’Istituto Sophia sullo sfondo di quell’inedito luogo spirituale ma anche civile che è Loppiano. È come se, col passare degli anni, l’intuizione della fondatrice Chiara Lubich – dare vita a una cittadella in cui le varie espressioni dell’umano trovino posto, si esprimano e crescano in reciprocità – cominci a venire a vita pubblica per dire che il Vangelo di Gesù è chiamato ed è capace anche oggi a fare storia, e storia nuova».
L’intento è quello di offrire al Paese un contributo sempre più corale e di conseguenza sempre più qualificato. Se ne parlerà nell’appuntamento più coinvolgente, in quel convegno che prende spunto dall’imminente anniversario dei 150 anni dello Stato nazionale: “Quale Italia, quale unità? Innovare in economia, cultura, formazione”.
«Intendiamo inscriverci responsabilmente e con coraggio – spiega Coda – nella ricerca culturale e nella produzione sociale che ci vedono oggi impegnati con urgenza in Italia, ma anche in Europa e nel mondo. Desideriamo articolare insieme una parola originale e dei percorsi praticabili da offrire al dialogo, al confronto, alla condivisione, sulla scia del carisma dell’unità e della verifica delle sue potenzialità garantita da una lunga esperienza di laboratorio».
Dietro e dentro Loppianolab, una sfida: «Perché tutti, oggi più che mai, siamo responsabili di tutti e siamo coinvolti nell’avventura di dare riposte nuove e concrete alle domande nuove e ingenti che c’interpellano».
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Expo 2010
Una risposta innovativa
alla crisi
Sfodera un sorriso determinato e precisa: «L’Expo 2010 non vuole essere prima di tutto un’occasione commerciale». Bene. E allora? «È una risposta innovativa alla crisi economica ed anche una felice occasione per rendere visibili il progetto dell’ Economia di Comunione (EdC) e il complesso del Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti, con oltre venti aziende, e per conoscere l’attività sempre più in rete delle duecento aziende EdC in Italia», illustra Eva Gullo, consulente aziendale, presidente da un anno e mezzo della società per azioni “E.diC.”, che gestisce il Polo.
Rispondere alla crisi. In che modo ci prova la terza edizione dell’Expo?
«L’intento è continuare a sviluppare progetti e iniziative economiche, costruendo una rete tra aziende presenti sul mercato italiano che, con etica e creatività, intendono dare vita ad azioni comuni e strategie di sviluppo sostenibili. Inoltre, in questo momento difficile in cui molte imprese tendono a difendersi, creare spazi di dialogo tra i diversi soggetti dell’economia civile, dalle cooperative sociali alla finanza etica, è certamente un’opportunità da cui possono emergere nuove risposte».
Quali altre novità?
«I cinque ambiti che faranno da filo conduttore: qualità nei prodotti e nei servizi; energia e ambiente; etica e sostenibilità del mercato finanziario; tecnologia e nuovi modelli organizzativi aziendali e interaziendali; società e salute. Tali percorsi saranno sviluppati attraverso mostre, laboratori, tavole rotonde e numerose testimonianze di aziende che realizzano il progetto EdC, per offrire piste di crescita delle persone, delle comunità aziendali e del territorio».
In programma anche una convention EdC. Lo scopo?
«Il titolo (“EdC per l’Italia: imprese, progetti, futuro”) rivela l’intenzione di rivolgersi ai protagonisti dell’EdC italiana – imprenditori e dipendenti di aziende, lavoratori e studenti, promotori dell’EdC e dell’economia civile, azionisti dell’“E.diC.” Spa e quanti sono interessati al progetto – per guardare al Paese e maturare proposte di sviluppo all’insegna della nostra peculiarità. La giornata conclusiva sarà dedicata ai giovani “in impresa e al lavoro”, con loro testimonianze su autoimpresa, impresa famigliare e passaggio generazionale, lavoro dipendente e impresa sociale».
Il Polo parte integrante del progetto Loppianolab. Perché?
«Due ordini di motivi. Il Polo è parte integrante della cittadella di Loppiano, ne costituisce l’“espressione economica” e quindi vi è una ragione di condivisione del progetto complessivo. Inoltre, è frutto della medesima “cultura del dare” che ha generato gli altri soggetti promotori di Loppianolab. E poi ci appassiona l’obbiettivo di tracciare possibili piste nella cultura, nell’educazione e in economia per offrire una nuova visione di unità del Paese, nel rispetto delle identità economiche e culturali locali».