L’ontologia del ‘49

Ringraziamo vivamente il dottor Wilfried Hagemann, esecutore testamentario del lascito culturale e intellettuale di Klaus Hemmerle, per il cortese assenso alla pubblicazione, in occasione dei 20 anni dalla sua morte, di questo prezioso inedito di Klaus Hemmerle, che porta la data dell’11 giugno 1992. Si tratta di una lettura in chiave ontologica dei testi mistici di Chiara Lubich, risalenti all’estate del 1949.
Hemmerle

Introduzione

Chi legge il testo dell’esperienza del ’49 si meraviglia di trovare tante note di Chiara che contengono riflessioni sull’“essere” che hanno il loro fondamento nel testo stesso che rispecchia immediatamente quanto lei in quell’epoca aveva visto e comunicato a Foco e alle sue compagne.

I temi ai quali mi riferisco con tale osservazione sono, per esempio: essere l’altro, essere e non essere, molteplicità (pluralità) e unità, unità e distinzione, (le) polarità dell’essere, tempo e spazio, passare e rimanere. Quindi si tratta qui apertamente di problemi ontologici, cioè della comprensione dell’essere come tale.

Il posto che prendono tali considerazioni nell’insieme del testo, è abbastanza largo.

Dedicandoci al testo di Chiara in se stesso, scopriamo che questi cenni non sono solamente riflessioni da cui si potrebbe prescindere per comprendere quello che Chiara ci vuol comunicare, ma che strutturano interiormente il modo di parlare, di vedere, di essere sin dalla radice.


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