A Londra una parata di stelle

Dal 4 al 13 agosto la capitale britannica ospiterà i campionati mondiali di atletica leggera.
Usain Bolt, che si preannuncia come uno dei protagonisti di questi mondiali di atletica

Per tutti è la disciplina sportiva “regina” delle Olimpiadi, e una ragione c’è. Prestazioni tecniche di altissimo livello, incertezza ed emozioni a non finire, un vero tripudio di razze e di colori nello sport più globale e imprevedibile che ci sia: benvenuti nel variopinto mondo dell’atletica leggera! Nei prossimi giorni, a Londra, andrà in scena la sedicesima edizione dei campionati mondiali di questa disciplina (iscritti circa 2 mila atleti di 205 diversi Paesi), una manifestazione che ha avuto inizio nel 1983 e che ormai è da annoverare tra gli eventi più seguiti del panorama sportivo internazionale, forse seconda per importanza solo a Olimpiadi e mondiali di calcio. Una disciplina davvero universale. Pensate che alla fine dei Giochi di Rio 2016 sono riusciti a salire sul podio atleti provenienti da ben 42 diverse nazioni, e che le 47 medaglie d’oro in palio sono state vinte da rappresentanti di 20 diversi Paesi: una situazione davvero unica nel panorama sportivo internazionale.

Questa volta si gareggerà all’interno dello stesso impianto che è stato il fulcro delle Olimpiadi del 2012, in uno stadio che registrerà il quasi tutto esaurito (sono già stati venduti più di 700 mila biglietti). E, neanche a dirlo, sarà ancora lui il protagonista più atteso. Parliamo ovviamente del giamaicano Usain Bolt, il ragazzo, ora diventato uomo (compirà 31 anni il prossimo 21 agosto), che dai Giochi di Pechino del 2008 ad oggi ha cambiato l’atletica leggera per sempre. L’atleta che con le sue imprese sportive, unite a quella “spavalderia” che lo rende unico nel panorama internazionale per alcuni “siparietti” che mette in scena prima e dopo le gare, ha rappresentato nell’ultimo decennio sinonimo stesso di questo sport. L’atleta che ha stabilito record del mondo in serie, che ha vinto tutto quello che c’era da vincere (tra cui, sin qui, 11 titoli mondiali e 8 titoli olimpici), e che ha annunciato il ritiro dall’attività agonistica proprio al termine di questi mondiali londinesi. Abbandonati i suoi amati 200 metri, in quest’occasione lo vedremo impegnato “solo” nei 100 metri (finale sabato 5 agosto alle 22.45 ore italiane), e nella staffetta veloce (finale sabato 12 agosto alle 22.50).

Tra gli uomini, c’è grande attesa anche per quello che potrebbe essere proprio “l’erede di Bolt”, ovvero Wayde van Niekerk: il primo uomo della storia capace di scendere sotto i 10” nei 100 metri, i 20” nei 200 metri, e i 44” nei 400 metri. A Londra il sudafricano, campione mondiale e olimpico in carica del giro di pista, potrebbe rendersi protagonista di una storica doppietta 200-400. Un doppio successo (in questo caso però sui 5.000 e 10.000 metri) che è l’obiettivo dichiarato anche di un’altra stella di questa rassegna iridata, il britannico Mo Farah. Il trentaquattrenne atleta di casa, di origine somala, dopo i mondiali abbandonerà l’attività in pista per dedicarsi alla maratona; ma prima vuole prolungare ancora un po’ una serie infinita di successi (l’ultima sconfitta tra mondiali e Olimpiadi risale al 2011 nei 10.000 metri, dove vinse l’argento, poi ha vinto le successive nove gare cui ha preso parte!).

Per quanto riguarda il settore femminile, particolare attenzione andrà riservata alla gara di salto in alto. Qui, infatti, vedremo impegnata la russa Mariya Kuchina, che quest’anno scenderà in pedana con il cognome del marito (Lasitskene). La Federazione internazionale di atletica, infatti, dopo la quasi totale squalifica impartita alla Russia in occasione delle Olimpiadi di Rio della scorsa estate (per i fatti relativi all’ormai famoso “doping di stato”), ha dato un primo segnale di apertura, autorizzando a competere a questa edizione dei mondiali 19 atleti russi; che gareggeranno, però, come neutrali (in caso di vittoria, tanto per intenderci, non sentiremo suonare l’inno della loro nazione al momento della premiazione). Tra questi atleti spicca la campionessa mondiale di Pechino 2015, che dopo lo stop forzato del 2016 è rientrata quest’anno in gara più determinata che mai. Sue le migliori dieci prestazioni stagionali, unica nel 2017 a essere riuscita a superare l’asticella posta oltre i 2 metri (a Losanna ha toccato quota 2.06). Mariya ha già provato in qualche occasione a battere il vecchio record del mondo di questa specialità (2.09 della bulgara Stefka Kostadinova, stabilito allo stadio Olimpico di Roma nel lontano 1987), andandoci abbastanza vicino. E se questo mondiale fosse l’occasione giusta per riuscirci?

Bolt, Van Niekerk, Mo Farah, Kuchina, ma non solo. Durante i prossimi dieci giorni avremo l’occasione di appassionarci per le imprese e per le storie di tanti ragazzi, più o meno famosi, provenienti da ogni angolo del globo. Ci sarà l’eterno Kim Collins ad esempio, un “ragazzino” che gli appassionati di atletica hanno iniziato a conoscere ai mondiali di Goteborg del 1995 (sì, proprio 22 anni fa!), e che a 42 anni si appresta a dire addio alle piste dopo aver dato tanta gloria ad un Paese (Saint Kitts & Nevis), che prima dei suoi successi sportivi era conosciuto ai più solo per essere un “paradiso fiscale” (per lui anche un titolo mondiale nei 100 metri a Parigi nel 2003). Ci sarà il francese Renaud Lavillenie, uno dei saltatori con l’asta più forti di sempre, che cerca di sfatare il tabù dei mondiali, manifestazione che non è mai riuscito a vincere (per lui un argento e tre bronzi nelle precedenti rassegne iridate). Ci sarà il qatariota Mutaz Essa Barshim, che nel salto in alto si è sempre espresso ad altissimi livelli negli ultimi anni, ma che è sempre stato battuto nelle occasioni che contano. E poi ci saranno tanti “duelli” appassionanti, come quello che vedrà protagonisti i tedeschi Thomas Rohler e Johannes Vetter, quest’anno balzati rispettivamente al secondo e al terzo posto tra i migliori giavellottisti di tutti i tempi, con misure che non si vedevano da molti anni.

Per quanto riguarda le ambizioni azzurre, invece, è bene non farsi troppe illusioni. Passata la sbornia di medaglie delle scorse settimane (con mondiali di scherma e degli sport acquatici che hanno visto i nostri rappresentanti grandi protagonisti), le reali possibilità dei nostri atleti di salire sul podio si contano sulla punta delle dita. Si riparte dalle “zero medaglie” italiane degli ultimi mondiali e degli ultimi Giochi olimpici. I 36 atleti convocati (18 uomini e 18 donne), tenteranno di evitare la terza rassegna internazionale consecutiva a digiuno di podi per il nostro Paese, ma il compito si preannuncia piuttosto complicato. La migliore carta tricolore da giocare è rappresentata probabilmente dalla marciatrice Antonella Palmisano, quinta agli ultimi mondiali nella prova sui 20 Km disputata a Pechino nel 2015, e quarta la scorsa estate a Rio, ma può fare bene anche l’altra marciatrice Eleonora Anna Giorgi (in gara sino all’ultimo per salire sul podio, ma poi squalificata, sia in Cina sia in Brasile).

Se azzeccheranno la gara giusta, possono dire la loro anche i saltatori in alto Gianmarco Tamberi (recentemente tornato alle gare dopo quasi un anno di stop), e Alessia Trost. E Poi? Poi andranno seguiti con curiosità (ma senza troppe aspettative) le prove di diversi giovani che si sono messi in luce nelle recenti rassegne giovanili di categoria. Tra questi, citiamo in particolare Filippo Tortu, il vicecampione del mondo junior dei 100 metri (fu argento lo scorso anno in Polonia), diciannovenne brianzolo d’origine sarda cui molti predicono un futuro luminoso nelle prove di velocità (a Londra gareggerà nei 200 metri). Ma a un mondiale di atletica ogni competizione è affascinante, a prescindere dalla presenza in gara di atleti del proprio Paese o meno. Insomma, per le prossime dieci serate, se non avete di meglio da fare, vi consigliamo vivamente di sintonizzarvi sui mondiali di atletica (dirette tv su Rai 2, RaiSport e Eurosport). Scommettiamo che non ve ne pentirete?

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