L’Omeopatia classica hahnemanniana
La medicina occidentale comincia in Grecia con Ippocrate che sviluppa il concetto greco di phisis, in cui il corpo e lo spirito formano nell’uomo una unità inscindibile e la malattia, anche se diversa nelle sue manifestazioni, è sempre riconducibile ad una alterazione della phisis.
Ippocrate considera che lo stato di malattia si compone di due fasi: la malattia cruda e la malattia cotta. Nello stadio di malattia cruda la persona sta male anche se nel corpo non si notano segni di sofferenza. Nello stato di malattia cotta la malattia evolve attraverso il corpo, questa fase di malattia rappresenta la fase di guarigione della persona oppure se questa non è possibile l’evoluzione verso la morte. La concezione medica ippocratica è durata millenni ed è stata adottata in vario modo dalle differenti religioni.
Questa concezione è profondamente cambiata con l’avvento dei metodi di ricerca sviluppati dalla scienza moderna basata sulle separazione e sull’analisi delle singole parti del corpo o delle singole parti della natura. Questo metodo di analisi rivoluzionario, ha portato alla conoscenza di molti meccanismi fisici e biochimici che stanno alla base delle malattie ed a una concezione che il malessere dell’organismo è dovuto all’alterazione di singole parti. Il risultato è stato di un grande impulso e nella possibilità di cura di tantissime patologie che prima erano oscure od attribuite a fenomeni soprannaturali.
Come contropartita si è avuto che la medicina ha estromesso la dimensione umana diventando quasi esclusivamente tecnica laboratoristica e la salute come determinata dal buon funzionamento delle singole parti. Nessuno muore più di vecchiaia ma perché una singola parte: il cuore, il cervello o altro smette di funzionare, e la promessa futura è che se si curano bene le singole parti potremmo avere forse l’immortalità! Nonostante alcuni limiti la medicina moderna ha fatto passi da gigante per migliorare la salute umana grazie allo sviluppo inimmaginabile dalla ricerca nei campi della genetica, della chirurgia, della farmacologia.
Come si colloca l’Omeopatia classica hahnemanniana nell’ambito di questo dibattito scientifico? L’Omeopatia già presente in Ippocrate, viene formulata da Samuel Hahnemann (1745-1843) che per conoscere le capacità curative delle varie sostanze farmacologicamente attive: minerali, veleni, piante medicinali, utilizzò un metodo di studio completamente nuovo: la sperimentazione pura sull’uomo sano di una singola sostanza per volta. Ogni singola sostanza farmacologicamente attiva produce sull’uomo una serie di perturbazioni o sintomi che si sviluppano in tutti gli organi del corpo e nello stato mental , emozionale e sensoriale. Questo ci permette di comprendere che l’essere umano o animale vivente non è separabile in pezzi ma si comporta come un’unità indissolubile all’interno di sé e nella relazione con l’ambiente.
Come vengono utilizzate queste conoscenze sperimentali? Gli studi ci dicono che noi abbiamo nel nostro organismo tutte le sostanze farmacologiche che ci possono fare sviluppare verso la salute o la malattia a secondo del loro deficit o eccesso o perturbazione. Esistono dunque due possibilità di azione curativa farmacologica: l’Esofarmacologia che consiste nel somministrare farmaci esterni, e l’Endofarmacologia che è la capacità dell’organismo di produrre da sé i farmaci necessari alla propria guarigione. È proprio quello che fa l’Omeopatia: stimola la capacità di auto guarigione insita in ogni essere vivente.
Quando una persona si ammala normalmente noi medici raccogliamo alcuni sintomi per dare un nome alla malattia, ma il nome della malattia non include la sofferenza individuale della persona ammalata. È proprio la sofferenza che è considerata dai medici omeopatici che raccolgono tutti i sintomi fisici, mentali, emozionali e sensoriali della persona ammalata. Dopo aver fatto questo si cerca tra le sostanze sperimentate quella più simile nei sintomi sperimentati alla sofferenza della persona e si somministra in dosi infinitesimali per fare scattare una reazione curativa di auto guarigione. I sintomi ci indicano come deve essere stimolata l’Endofarmacologia dell’organismo. Le dosi omeopatiche devono essere preparate in dosi infinitesimali perché essendo farmaci simili ai sintomi della persona, se fossero utilizzati in dosi ponderali potrebbero causare aggravamenti dannosi alla persona.
Questa capacità di stimolare l’auto guarigione da all’Omeopatia un ruolo di primaria importanza nella cura della sofferenza globale psicofisica. L’utilizzo di dosi infinitesimali non tossiche permette di evitare la iatropatia (malattie causate dall’uso di medicine) che si trova al terzo posto nella classifica sulle cause di morte e di malattie. Sempre per questo motivo è di fondamentale importanza in gravidanza, negli allevamenti di produzione di carne biologica, nelle persone che presentano allergie ai farmaci.
Considerando la sofferenza globale psicofisica l’Omeopatia è applicabile in innumerevoli condizioni patologiche. Non tutte le malattie, tuttavia, sono guaribili con l’Omeopatia ma come affermava il prof Antonio Negro, un grande maestro omeopatico: l’Omeopatia ben conosciuta ed applicata, è sufficiente in tutte le malattie guaribili degli esseri viventi umani ed animali.
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Bibliografia
Hahnemann – Organon dell’arte del guarire.
Coco Salvatore – Omeopatia. Conoscersi,curarsi, guarire.