Lombardia. Referendum sull’autonomia

Una consultazione per chiedere maggiore autonomia dallo Stato. Il valore politico dipenderà dalla percentuale di affluenza ai seggi dove si sperimenterà, per la prima volta, il voto elettronico
Ansa/Daniel Dal Zennaro

Previsto per domenica 22 ottobre, il referendum in Lombardia, come in Veneto, è di carattere consultivo e riveste un valore politico per chiedere maggiore autonomia dallo Stato secondo il modello delle regioni a statuto speciale.

A meno di una settimana dal voto, i partiti lombardi sono ancora incerti sulla partecipazione al voto. Al momento pare che il  centrodestra, ad esclusione di Fratelli d’Italia, sia impegnato in una forte campagna di sensibilizzazione verso i suoi simpatizzanti per la partecipazione.

Il governatore Maroni spera in un solido sì all’autonomia e promette che, se  vinche il sì, ha  il dovere di aprire una trattativa con il governo.

«Il referendum può cambiare la storia della Lombardia e anche del regionalismo in Italia». E precisa: «un conto è il 20 per cento, un altro il 90».  È preoccupato, eccome, Maroni perché quello che pareva la grossa novità per questo referendum, pare freni l’accesso al voto e cioè  che la novità del voto elettronico e la campagna di gran parte del centrosinistra sulla inutilità della consultazione, alla fine, possano tenere gli elettori lombardi lontani dalle urne.

«E poi tutta questa storia che i risultati si sapranno appena chiusi i seggi, è molto relativa, dice Piero del caffè della stazione di Lambrate, perché pare si dovrà attendere due ore per conoscere il dato dell’affluenza, importante per un referendum consultivo senza quorum, che verrà comunicata solo insieme al risultato della votazione». «Due ore prima o due ore dopo non sono fondamentali, l’importante è ottenere una maggiore autonomia dal Governo centrale, questo sì che sarebbe bello passasse». Gli fa eco un signore di mezza età mentre si beve un ginseng. A proposito di rilevazioni, ne sono previste due alle 12 e alle 19, affidate ai Comuni. «Mentre il dato finale dell’affluenza abbiamo deciso di non affidarlo ai Comuni, anche per non caricare di lavoro il presidente di seggio e gli scrutatori, ma di comunicarlo in simultanea con il risultato definitivo del referendum: sarà più corretto e meno soggetto a errori». Parola di Diego Chiarion, responsabile del progetto referendum per Smartmatic, la società incaricata il 25 luglio dalla Regione Lombardia di gestire la prima sperimentazione di voto elettronico in Italia votazione, “a prova di hacker”.

Inoltre a garantire il perfetto funzionamento del meccanismo ci saranno pure 7mila “digital assistant” e 200 help desk.

Sono circa 8 milioni gli elettori lombardi chiamati ad esprimersi domenica prossima e che per cprimi useranno i tablet e non la matita. Attualmente i computer sono conservati in un magazzino in una località lombarda segreta spiega Chiarion -« il magazzino è sorvegliato da telecamere e agenti di sicurezza 24 ore su 24 fino alla consegna delle voting machine ai Comuni, operazione che sarà completata entro la prossima settimana. I Comuni le conserveranno con le stesse procedure di sicurezza usate per le schede elettorali – aggiunge – quindi, dal punto di vista “fisico”, non vedo alcuna problematica per la sicurezza».

Terminate le operazioni di voto, i computer  rimarranno a disposizione della scuole, e sarà  possibile installare qualsiasi programma in base alle esigenze degli studenti. Chiarion precisa altresì che si tratta di “tablet carrozzati”, un po’ più pesanti degli altri perché dotati di stampanti interne.

 

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