Locri si muove
Varcare il cancello di Palazzo Nieddu del Rio, camminare sul selciato di pietra del suo cortile ti provoca e ti emoziona. Quelle pietre toccano corde profonde. Su di esse si era accasciato il corpo senza vita di Francesco Fortugno, vicepresidente della Calabria il 16 ottobre 2005, e ora centinaia di scarpe da tennis le calpestano e le colorano festosamente. In quell’androne mani d’uomo hanno ucciso; oggi mani giovani si stringono, abbracciano, accolgono. Be a sign of hope 2 con la sua carica di gioia, vitalità e speranza sbarca a Locri. La seconda edizione del meeting dei Giovani per un mondo unito (Gmu) di Sicilia e Calabria ha scelto questa città come tappa del laboratorio di fraternità itinerante partito lo scorso anno da Corleone. C’è una predilezione per queste città simbolo, sfigurate nella loro bellezza da segni di morte e di violenza. Scegliere di abitarvi per qualche giorno, di condividerne i dolori e le attese è dar voce alla voglia di futuro che si coglie negli sguardi, nelle parole e nell’impegno di chi giorno per giorno ha scelto di restare e di spendersi per la propria terra facendone un baluardo di speranza. Utopistico? Alternativo? Inusuale? Questi aggettivi pronunciati da qualche passante e da vari curiosi non smorzano la convinzione dei duecento giovani che si sono dati appuntamento a Locri dal 29 aprile al primo maggio. Francesca lo spiega decisa: Tante esperienze nel mondo ci fanno credere che non esiste solo morte e divisione, possiamo essere noi stessi segni di speranza se siamo disposti a cam- biare la nostra mentalità, gli ambienti in cui viviamo, mettendo l’altro prima di noi soprattutto ogni qual volta l’egoismo o l’amor proprio sembrano prendere il sopravvento . Il primo maggio evoca concerti, scampagnate, feste, manifestazioni per il lavoro come quella indetta proprio a Locri da Cgil, Cisl e Uil. Ma è un primo maggio diverso quello che vogliamo vivere oggi. Fra noi c’è aria di festa, ma anche impegno, solennità, qui si mette un tassello importante per la fraternità della famiglia umana: è un mosaico multiforme, ma può ospitare i contributi di tutti gli uomini di buona volontà, afferma Donata. Ma cosa vuol dire Essere segni di speranza a Locri? La mia città in questi mesi è sulla cresta dell’onda – commenta Gianluca -; è un’enorme cassa di risonanza per chi vuole fare proposte contro la mafia, l’hanno scelta per questo anche i sindacati. Questo proporre idee contro qualcosa o qualcuno non mi convince. Di questi giovani mi piace che sono per e non contro.Conoscono i nostri problemi, ma parlano al cuore, con una vita coerente, ispirata a valori grandi: questo è per me il vero cambiamento. Gli fa eco Micaela anche lei è rimasta rinunciando a proposte allettanti altrove: La denuncia dei nostri mali è un passo importante, ma non è decisiva. La realtà cambia se si propone il positivo, se si fa conoscere chi vive onestamente e si impegna ad aprire scenari nuovi. Purtroppo non troviamo eco sui media. Io credo che se cresce e aumenta il bene tutto il resto cade da se. Spesso ci si aspetta dallo stato una reazione, ma lo stato a volte non arriva a tutto o sceglie di operare senza clamori: niente però sostituisce il nostro ruolo di cittadini. Questi giovani hanno grinta e coraggio, si mettono in gioco e dal palco di Palazzo Nieddu propongono storie, testimonianze, canzoni con una nota comune: la speranza, il positivo. Emanuela 22 anni, siciliana, con emozione e confidenza racconta della sua vita trascorsa tra alcool, anoressia e tentati suicidi fino alla svolta decisiva: l’incontro con Dio e con i giovani per un mondo unito della sua città che gli fanno scoprire l’amore disinteressato e il valore di donarsi ai più poveri, per lei è una nuova nascita. Sono cresciuto credendo che la legge del più forte era l’unica possibile per farsi rispettare: così esordisce Giuseppe, giovane calabrese che per avere rispetto aveva cominciato a frequentare gruppi malavitosi. L’uccisione del fratello durante una sparatoria lo mette di fronte ad un bivio: vendicarsi o perdonare? La vendetta era quanto stava meditando il padre e quello che tanti parenti si sarebbero aspettati per essere degni del loro nome. Ed invece Giuseppe sceglie il perdono, metti amore dove non c’è amore e troverai amore, gli avevano suggerito i suoi amici del Movimento dei focolari e lui ci prova.Mettere amore è far desistere il papà dai propositi di rivalsa, aiutare la cognata isolata da tutti e restare nel suo paese sfidando il ludibrio della gente, dando vita anche ad una squadra di calcio per ragazzi a rischio. Una telefonata inaspettata con il vicesindaco di Corleone, Nino Iannazzo, unisce idealmente le due città. Iannazzo ricordava l’esperienza di Be a sign of hope 1 come decisiva per la sua vita e per la comunità: Auguro a Locri una nuova primavera, di voltare pagina e scriverne una nuova. Corleone ha imparato un po’ a vivere concretamente l’amore anche grazie a voi e si candida ad essere non solo terra di legalità, ma di fraternità. Anche il collegamento con Loppiano, dove in contemporanea si sta svolgendo il meeting del primo maggio, apre la manifestazione ad una dimensione di mondialità solidale, i 5 mila giovani presenti infatti hanno deciso di destinare i fondi raccolti nella giornata a sostegno di progetti sul territorio della locride. Temi caldi e scottanti quelli proposti dal programma, una calamita per i mass media convenuti alla manifestazione sindacale, ed anche loro affascinati ed incuriositi da quest’esperienza. Rai 2 nell’edizione serale del Tg proprio con le immagini di Be a sign of hope 2 e con la testimonianza di uno dei presenti fa partire il suo servizio su Locri. Vincenzo Condello, operatore di Telespazio e collaboratore di Sky, non riesce a contenere il suo entusiasmo: È la più bella manifestazione a cui ho assistito dal 16 ottobre scorso. Questi gesti compiuti qui non hanno prezzo. Il confronto tra le persone su questi valori sociali sono la risorsa, hanno un effetto strategico, sono un input forte. Una novità di questa edizione è stata la diretta radio che per sette ore, in Fm in tutta la locride e on line per il resto del mondo, ha trasmesso i momenti salienti del programma. Speaker instancabili Teresa e Gianluca: Radio Gamma ha avuto un picco d’ascolti altissimo, è stata tempestata di e-mail e telefonate di apprezzamento. Il direttore è incredulo, felicissimo e non vuole mollarci: ci ha persino proposto un programma settimanale. Il forum aperto in quei giorni ha ospitato interventi da tutto il mondo: Stati Uniti, Polonia, Italia, Francia, una rete via etere senza confini. Mentre cala il sole e il cielo è tutto un fuoco, lo splendido lungomare si anima di stand, luci e colori. Una festa multietnica e un’estemporanea di pittura sotto le stelle sono il dono dei giovani ai locresi. Clown colorati e vivacissimi incuriosiscono e attirano l’attenzione dei tanti passanti, coinvolti in questo vortice festoso. I suoni etnici di un gruppo di giovani musulmani del Marocco si mescolano alle note rock dei New lights, che attraverso la musica vogliono donare la loro vita all’insegna dell’unità tra i popoli. E poi, danze, numeri di karatè, sax, trombe e violini ed ancora storie. Colpisce quella di Hamid, figlio dell’imam della locale comunità islamica: parla del terrorismo e del pericolo di estremismi, ma anche della scoperta della regola d’oro comune ai suoi amici cristiani. Poi confida un sogno: Studio architettura e sogno di progettare luoghi di culto, vorrei disegnarne uno nel cui atrio bambini musulmani, cristiani ed ebrei possano giocare insieme, conoscersi, gettare le fondamenta di una civiltà del dialogo e dell’amore. Guardare alla propria terra nell’ottica del mondo unito è quanto ha voluto fare Eugenio, studente di medicina che non si è iscritto a Napoli come i suoi genitori, per dimostrare che anche qui ci sono buone possibilità di studio. La tragedia vissuta dall’Indonesia dopo lo tsunami non lo lascia indifferente parte insieme ad altri amici per aiutare a costruire barche e case. Ilario con il fratello e la fidanzata osservano a distanza tra lo scettico e il desiderio di lasciarsi andare nella mischia festosa. Si scioglie un po’ e comincia a raccontare: A Locri non c’è un grande sviluppo, l’economia è povera, io sono tornato da Firenze per restare, ma lavoro in nero. Ho voluto scommettere sulla mia terra, ma è difficile, è dura. Ammiro tanto quello che state facendo qui, state piantando alberi diversi. Però non basta, ci vuole la pazienza di coltivarli, di saper aspettare, di non arrendersi per l’asprezza del terreno. Poi passa inaspettatamente dal voi al noi: Se avremo il coraggio dell’attesa, vedremo frutti abbondanti, tornate e chiamatemi io ci sono. Per Teresa è la gente il più cospicuo patrimonio della Calabria, nonostante tutto il dolore, la fiducia e l’accoglienza sono risorse preziose in grado di innescare dinamiche sociali e culturali nuove. Traspare in lei una tenacia forte, ma anche umile. Questa tenacia va trasferita nei gesti semplici ed attraenti che compiamo ogni giorno , suggerisce Mons. Bregantini vescovo di Locri, salutando i giovani durante la messa nell’antica cattedrale di Gerace. Colgo in voi l’armonia e la bellezza con cui si sogna e si progetta una città, vi affido la missione di costruirla amando, lì dove siete e la vita fiorirà come l’acacia di queste colline. A margine o al centro di queste giornate ci sono poi i tanti gesti quotidiani fatti di fatiche, sacrifici, e le confidenze, i cambiamenti radicali, i dolori che più che letti su un giornale andrebbero ascoltati guardandosi negli occhi. Continuate così, aveva scritto Chiara Lubich ai giovani in partenza per questo meeting: un augurio ma anche una consegna perché questi semi di mondo nuovo da Locri saranno gettati in tante città, nasceranno piantine e si raccoglieranno frutti, nel tempo opportuno. Ora si parte tra abbracci, lacrime, risate e promesse. Arrivederci a Be a sign of hope 3!