Lo stupore acrobatico
Quattro personaggi in giacca e cravatta ricordano i surreali omini di Magritte. Sbucano dal bordo di un piano obliquo e scivolano in diverse posizioni. Toccano terra e ritornano dietro facendo nuovamente capolino per ripetere, con leggere varianti, la stessa sequenza. Fino a quando quei movimenti generano un’azione di danza, trasportandoci in una dimensione poetica e fantastica. Ma la fantasia di questo straordinario quintetto francese, la Compagnia 111, di Phil Soltanoff, non è astratta, bensì concretissima. Seconda creazione di una trilogia dedicata alle forme geometriche, lo spettacolo Plan B nasce da un lavoro minuzioso di invenzione sulla scena e dal rigore matematico delle complesse architetture costruite sulla leggerezza e sull’improvvisa ironia. Su quel piano mobile, inizialmente inclinato, quindi orizzontale, e infine verticale, i cinque incredibili danzatori, acrobati e giocolieri, coniugando teatro, musica, danza e arte circense con suprema maestria, si (ci) divertono a scompaginare la percezione dello spazio e della legge di gravità. Si aprono botole, porte e finestrelle; si salta sfidando il vuoto; si crea ritmo e giocoleria con delle palline bizzose che passano di mano in mano come per magia per poi farle sembrare sospese nell’aria; si compongono autentiche gag con effetti di movimenti al rallentatore. Ed ecco reinventato lo spazio e sciolto il confine tra coreografia e acrobazia. In ultimo, l’uso del video è sorprendente. Riprendendo dall’alto le scene a terra, la telecamera proietta frontalmente i movimenti e gli sketch dei danzatori che scivolano sopra carrelli mobili dando l’illusione di fluttuare in un cielo notturno, e a noi di trovarci ad assistere ad un film. La genialità sta, oltre che negli interpreti, nelle invenzioni a getto continuo che sfumano l’una nell’altra, generando un incessante stupore. È l’imprevedibilità del quotidiano che può rivelare il meraviglioso nella vita.